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.: Il Blog di Donatella Elvira Camatta
Giovedì, 24 Agosto, 2006 - 17:25

CONFERENZA DI ROMA: UN’ALTRA OCCASIONE MANCATA

 

Dopo il sì al rifinanziamento della missione in Afghanistan, l’esito della conferenza di Roma sul Libano rappresenta una nuova prova di viltà e ipocrisia e l’ennesima occasione perduta per varare una politica internazionale in grado di rompere con le logiche di guerra finora seguite. L’Italia non è stata l’unica a chinare la testa davanti ai diktat degli Stati Uniti, sempre pronti a difendere il loro fedele alleato Israele. A rimangiarsi l’impegno per un cessate il fuoco immediato sono stati infatti anche l’ONU e praticamente tutti i paesi partecipanti alla conferenza. La Gran Bretagna di Blair come al solito si è accodata al potente padrone statunitense, salvo poi chiedere insieme a Bush una tregua tardiva.

L’ONU e la comunità internazionale non hanno neanche avuto il coraggio di condannare con fermezza il massacro dei 4 caschi blu uccisi a Khiam da un missile israeliano, limitandosi a una dichiarazione timida e fiacca.

Israele ha ringraziato per il via libera e proseguito gli spaventosi bombardamenti sul Libano e su Gaza, impiegando contro i civili armi chimiche proibite, devastanti cluster bombs e ordigni sconosciuti, che provocano ferite spaventose.

La richiesta di un cessate il fuoco immediato è più urgente che mai, ma ad essa vanno aggiunti il blocco della cooperazione militare tra Italia e Israele e un’indagine internazionale sull’uso delle armi israeliane, come chiesto da Alex Zanotelli.

La forza internazionale da mandare in Medio Oriente, infine, deve essere una missione ONU e comprendere, oltre al Libano, anche Gaza e la Cisgiordania, escludendo nel modo più assoluto l’invio di truppe della Nato.

 

 

Partito  Umanista 

 

Giovedì, 24 Agosto, 2006 - 17:23

Il vero volto della sinistra di guerra

 

Negli ultimi giorni abbiamo assistito al plateale tradimento delle promesse e degli impegni presi con i milioni di italiani che hanno votato la “sinistra” anche per farla finita con la sporca guerra, come diceva un manifesto elettorale.
Sui pochi (purtroppo) deputati e senatori che hanno osato anteporre la coerenza con le proprie scelte alla logica di fedeltà al governo sono piovuti insulti, minacce e ricatti di ogni tipo, con toni che andavano da un cupo richiamo all’ordine di sapore stalinista al compatimento sprezzante per le “anime belle” o i “gruppetti anacronistici”.

In realtà, la cosiddetta “sinistra radicale” avrebbe la forza e i numeri per imporre al resto della maggioranza scelte opposte a quelle ipocrite e guerrafondaie culminate nel sì al rifinanziamento della missione in Afghanistan (dopo aver votato no per otto volte sullo stesso argomento… ma quando era all’opposizione). Non averlo nemmeno tentato comporta una responsabilità enorme e una indegna falsificazione dei reali rapporti di forze.

La realtà è che non si vuole mettere in discussione non solo la missione in Afghanistan, ma anche e soprattutto l’asservimento agli Stati Uniti, alla Nato e alla loro politica criminale. Non si vogliono affrontare questioni di enorme importanza come il disarmo e la necessità di una politica estera basata sul ripudio della guerra come mezzo per risolvere i conflitti internazionali e sul riconoscimento della pace come diritto fondamentale di popoli e individui.

Il caso italiano dimostra ancora una volta che non saranno i governi da soli a imboccare questa strada. Tocca ai popoli, ai milioni di persone che in questi anni hanno manifestato contro la guerra e ogni tipo di violenza imporre una svolta a coloro che pretendono di decidere il destino di tutti.

 

Partito  Umanista 

Giovedì, 24 Agosto, 2006 - 16:14

Il 26 agosto ad Assisi per la pace in Medio Oriente - Portate un paio di scarpe in più!

 


 

 

Cari amici,
Vi rinnoviamo l'invito a partecipare il 26 agosto ad Assisi alla Manifestazione nazionale per la pace in Medio Oriente e Vi chiediamo di  portare con voi un paio di scarpe in più: saranno il simbolo di una delle tante vittime di questa inutile guerra di cui ci vogliamo fare carico. Le raccoglieremo tutte nella piazza di San Francesco dove invieremo un grande abbraccio di solidarietà a tutti coloro che non hanno smesso di piangere i loro cari.

La manifestazione di Assisi sarà la prima grande manifestazione per la pace in Medio Oriente da quando è stato accettato il cessate il fuoco. Il pericolo resta molto grande. Bisogna fare ogni sforzo per evitare che questa guerra possa tornare a scoppiare. Dobbiamo costruire un’alternativa politica alla guerra senza confini. Da Assisi partiranno proposte concrete.

Vi informiamo inoltre che domani, giovedi 24 agosto alle ore 23.00,  andrà in onda la trasmissione “Primo Piano”, approfondimento quotidiano del TG3,  in diretta da Assisi. 


In attesa di incontrarci ad Assisi, Vi ringraziamo per l'attenzione e Vi inviamo i nostri Cordiali saluti.

Flavio Lotti e Grazia Bellini

Coordinatori nazionali

Tavola della pace 


Perugia, 23 agosto 2006

 

Per adesioni e informazioni rivolgersi a:
Tavola della Pace, via della viola 1 (06100) Perugia Tel. 075/5736890 - fax 075/5739337 - e mail: segreteria@perlapace.it - www.tavoladellapace.it

 

Venerdì, 18 Agosto, 2006 - 07:55

Sabato 26 Agosto ad Assisi

 

Cari Amici, 
in vista della riunione delle Commissioni Esteri e Difesa di Camera e Senato, che si svolgerà domani venerdì 18 agosto per discutere della partecipazione italiana alla missione di pace Onu in Libano, Vi inviamo il documento con cui la Tavola della pace e  il Coordinamento Nazionale degli Enti Locali per la pace e i diritti umani delineano le caratteristiche del mandato, del comando, della composizione e dei principi che devono essere rispettati dalla Missione.

Vi ricordiamo, inoltre, che sabato 26 agosto p.v. ad Assisi si terrà la manifestazione nazionale per la pace in Medio Oriente. Per maggiori informazioni Vi invitiamo a visitare il nostro sito www.tavoladellapace.it

Vi ringraziamo per l'attenzione e Vi inviamo i nostri Cordiali saluti.


Flavio Lotti e Grazia Bellini

coordinatori nazionali 

tavola della pace 

Perugia, 17 agosto 2006

 

Martedì, 8 Agosto, 2006 - 09:35

Anne Penketh e Kim Sengupta, apparso sul giornale britannico "The

 

"Non voglio morire, voglio andare a scuola", dice Jamal, un bimbo 
libanese
di quattro anni terrorizzato dal bombardamento del suo paese. "Casa",
per
Jamal, e' ora un centro profughi nella citta' di Jezzine, nel sud del
Libano, dove la sua famiglia e' fuggita per salvarsi. "Il picnic
l'abbiamo
fatto, adesso vogliamo andare a casa", dice un altro bambino, nel campo
per
rifugiati sito nei giardini pubblici di Sanayeh, a Beirut. "Siamo
stanchi e
spaventati, vogliamo andare a casa", ribadisce un altro.
Queste sono le voci degli spossessati del Libano, le centinaia di
migliaia
di bambini il cui mondo e' cambiato per sempre nei pochi secondi che
seguono
l'esplosione di una bomba. "Mamma, cosa vuol dire massacro?", domanda
un
terzo piccino.
Sono circa 300.000 i bambini libanesi resi profughi alla terza
settimana
della guerra di Israele contro Hezbollah: si tratta di un terzo sul
totale
delle persone che hanno abbandonato le proprie case. In molti casi sono
stati i volantini israeliani ad ordinare loro di andarsene. Vivono ora
in
campi all'aria aperta, come quello del parco di Beirut, o nelle scuole
trasformate in rifugi. Numerosi bambini sono stati ospitati da famiglie
estranee; nel porto di Sidone, a 48 chilometri dalla capitale, questi
piccoli ospiti sono il 40% dei 22.700 bambini profughi arrivati sul
posto.
Il resto si trova nei centri di accoglienza.
Deborah Haines, una volontaria dell'ong "Save the Children" presente a
Sidone, dice che i bambini stanno soffrendo uno stress enorme: "Sebbene
alcuni possano ancora giocare all'aperto ci sono tutti i problemi
relativi
alla loro sicurezza. Molti sono sconvolti dall'essere lontani da cio'
che
era familiare, come i loro giocattoli. I genitori non hanno avuto il
tempo o
il modo di arrangiare le cose per i bambini". Parecchi dei bambini
profughi
presenti nei campi stanno agendo in modo aggressivo, si impegnano in
zuffe e
litigi, un segno della pressione che vivono e che si manifesta anche
nel
pianto continuo, nel bagnare il letto la notte e negli incubi. I
bambini che
sono ospitati da famiglie non stanno necessariamente meglio, dice
Haines:
"Ci sono tensioni, ovviamente: devono aver il tempo di abituarsi a
vivere
con degli estranei".
Rania al-Ameri, una psicologa per l'infanzia libanese che sta lavorando
con
i giovani profughi aggiunge: "Hanno disperatamente bisogno di aiuti,
perche'
sono quelli che stanno soffrendo di piu'. Molti hanno perduto oltre
alla
casa dei membri della famiglia. Sono profondamente traumatizzati".
Le scuole sono divenute la scelta piu' semplice per organizzare centri
per
via delle vacanze, che in Libano terminano il 15 settembre. Ma in
questi
luoghi l'acqua sta diventando di cattiva qualita', le docce, quando ci
sono,
sono superaffollate, e gli impianti igienici ormai intasati.
Oltre alle necessita' materiali di base, come i materassi, i bambini
hanno
bisogno di frutta fresca e di verdura per una nutrizione bilanciata. Ma
"In
alcuni campi di Tiro la gente ha bisogno di cibo e basta", dice il
volontario di "Save the Children" Jeremie Bodin, ìIl trauma ha
significato
che le donne che allattavano hanno perso il latte, percio' abbiamo
bisogno
di alimenti sostitutivi, e di pannolini, perche' ci sono infanti a cui
non
sono stati cambiati per giorni e giorni".
Emergendo dalla cantina, dove ha vissuto le ultime tre settimane, Ali,
di
nove anni, racconta: "Mio padre e mia madre sono andati con le mie
sorelle e
i miei fratelli in un'altra citta'. Hanno detto che vengono a prendermi
quando le bombe finiscono". Dopo l'ennesima esplosione nei paraggi ci
guarda
e dice: "Perche' Israele ci sta colpendo? Ci odiano? Mio cugino mi ha
detto
che le bombe nucleari sono grandissime. Sono grandi come questi
razzi?".

 

Martedì, 8 Agosto, 2006 - 09:09

Poesia.........Basta guerre

 

SI MAÑANA ME MATAN EN BAGDAD

Isaías Nobel
Buenos Aires, febrero 7, 2003

Señor Presidente de los Estados Unidos de América.
Señor Primer Ministro de la Gran Bretaña.
Señor Presidente de la República de Irak.
Y todos ustedes, cómplices de las siniestras sombras:

Si mañana me matan en Bagdad,
Si otra vez muero mañana en Tian-An-Men,
Si otra vez me asesinan en Chiapas, en Vietnam, en Hiroshima,
En Treblinka, en Dachau, en Buenos Aires,
Si nuevamente los Asirios, los Persas, los Romanos,
Los Católicos Reyes, los Nazis, Stalin y los Yankees,
Los Imperios del Mal encadenados,
Los que cortan cabezas y arrojan bombas de napalm
Sobre los niños,
Queman seres humanos para robar el oro de sus dientes,
Desde su abismo, sentados en su abismo
cancelan la vida de miles de millones .

Si mañana matan al niño de Bagdad, al anciano que repara el zapato,
A la mujer que canta mientras cura al enfermo,
A la niña que baila y es el pueblo,
Al hombre que en el alba prepara el pan de todos
Y agradece a su Dios.

Si mañana asesinan a todas las promesas
Que viven en la viviente vida,
En cada ser humano que busca completar
Su destino en la Tierra:

Yo, anónimo poeta de América del Sur,
El hijo de un pequeño judío, el padre
De mi propio Destino, un ser humano más,
Un humanista más junto a millones
De otros seres humanos
Les advierto y les digo:

Ya basta. Saldrán de la Historia y del planeta.
Sólo son el rostro del espanto, el abismo sin nombre,
lo protohumano son, nunca lo humano:
el porvenir que canta.

Ya basta. Ahora nosotros cancelamos las sombras.
No habrá más dioses, ni hombres, ni patrias, ni dinero
Asesinando al niño de Bagdad, al porvenir que canta.

Ya basta. Ahora nosotros llegamos del futuro,
Para traer desde el futuro un canto:
El poema del hombre
Que del abismo oscuro
Renace a la luz del Sentido,
del Sagrado Sentido de la existencia humana.

 

Lunedì, 7 Agosto, 2006 - 10:39

Lettera di Lele Fiano a "Liberazione"

Caro direttore,
morti, distruzioni, missili, guerra e pace in Medio Oriente, da dove
comincio?
Quale parte di me devo prima coinvolgere per offrire ai lettori
di "Liberazione"
un punto di vista che sicuramente risultera' avverso o provocatorio
per la
maggior parte di loro?
Comincio dalla testa, dalla razionalita', perche' non voglio che i
miei
sentimenti di ebreo comunque vicino a Israele e alla difesa della
sua esistenza,
e per di piu' parlamentare di sinistra e quindi esposto a possibili
critiche di
incoerenza con altri atteggiamenti nel mio schieramento, possano in
qualche modo
farmi scudo se pronuncio idee non condivise: vorrei che il confronto
fosse
razionale e non emotivo.
1) Israele, nella guerra in Libano, difende se stesso, i suoi
abitanti e il suo
territorio dall'aggressione di un nemico spietato, votato alla sua
distruzione,
emissario politico-militare del pan-sciismo iraniano di Ahmadinejad,
unico
leader mondiale vivente sinceramente antisemita, negazionista della
Shoah e
profeta della distruzione di Israele;
2) la mia opinione e' che Israele combatta una guerra anche per
l'Occidente che
- consapevole o no - incontra nel rischio-Iran, con la sua corsa
alle armi non
convenzionali, nel suo proporsi come leader di un movimento sciita
anti-occidentale, un rischio mortale di cui le milizie armate di
Hezbollah sono
l'avanguardia;
3) la questione "sproporzionale": la linea di politica estera del
governo Prodi,
si e' configurata in queste settimane, con coraggio e coerenza,
seguendo quattro
principi:
a) l'inizio della crisi Libano/Israele e' dovuta all'aggressione
Hezbollah;
b) Israele ha diritto di reagire e di difendere la sua sopravvivenza;
c) la reazione di Israele e' sproporzionata in rapporto alla
quantita' di vita
umane innocenti perse e alla distruzione di infrastrutture civili;
d) la reazione di Israele e i missili di Hezbollah devono ora
fermarsi per
permettere poi l'interposizione di una forza di pace internazionale.
Condivido i primi due punti. Sul terzo punto condivido lo sgomento
per i morti
civili di qualsiasi nazionalita' e per il peso distruttivo che la
struttura
civile del Libano ha dovuto sopportare. Il mio dolore per quei morti
e' sincero,
il mio cordoglio totale.
Resta tuttavia inevasa la domanda che ho rivolto da tempo: come si
combatte una
guerriglia armata fino ai denti, capace di colpire obiettivi civili
da grande
distanza, che non ha nessuna legittima rivendicazione territoriale
da avanzare?
Come si combatte chi spara missili mortali dall'interno di un
complesso
residenziale civile? Come si contrasta chi nasconde gli armamenti in
gallerie
situate sotto villaggi i cui accessi sono all'interno delle
abitazioni?
Certo, nessuno togliera' mai dai nostri occhi le immagini dei
bambini innocenti
morti a Cana, uccisi dal bombardamento israeliano, nessuno potra'
mai scusarsi
abbastanza, nessuno potra' giustificare, cosi' come nessuno dovrebbe
mai
sostenere inutilmente che esistono guerre chirurgiche, bombe
intelligenti o
tecnologie belliche non-invasive.
*
Qualche anno fa, nei bombardamenti della Nato sul Kosovo i morti
civili furono
centinaia e centinaia, come ben sanno i lettori di "Liberazione". Il
governo
italiano considero' quell'intervento legittimato da uno scopo
umanitario, che
anch'io condivisi: il che dimostra che vi sono casi in cui l'uso
della forza,
ancorche' devastante, puo' esser legittimato anche da governi di
centrosinistra.
Se si condivide quindi il diritto di Israele a reagire, rimane
aperta - non
retoricamente e con tutta la consapevolezza del dramma della perdita
di vite
umane innocenti - la domanda sul come si combatta la guerriglia che
si nasconde
tra i civili, o addirittura si fa scudo di essi.
Tuttavia questa domanda senza risposta non ridara' la vita a coloro
che muoiono
senza colpa in Libano, in Israele, in Palestina. Ma questa scia di
morte deve
finire.
A questo serve la politica.
*
Ma mentre mi e' chiaro perfettamente il finale che vorrei fosse
scritto quanto
prima per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese, e cioe'
la nascita
di uno stato palestinese in pace, accanto allo stato di Israele, con
confini
coincidenti con quelli precedenti all'occupazione del 1967, e quindi
con la
liberazione di quei territori da parte di Israele, non mi e' affatto
chiaro di
quale sia il quadro finale dell'eventuale processo politico che
dovesse prendere
il posto del conflitto tra Israele e
Hezbollah.
Vi sono domande su questo punto che non possono essere taciute:
l'Iran e la
Siria vogliono veramente un Medio Oriente pacificato? Non credo, ma
cio' non mi
impedisce di ritenere che vada perseguita comunque la strada di un
cessate il
fuoco con interposizione internazionale. L'unica soluzione che
riesco a
immaginare per il confine nord di Israele e' quella di una
separazione forzata,
con disarmo di Hezbollah. Detto questo pero' nessuno puo'
dimenticare l'altro
conflitto.
I palestinesi, le cui condizioni umanitarie, sociali, economiche,
nei Territori
sono drammatiche e non piu' sopportabili, sono disponibili una volta
per tutte,
con il governo di Hamas, a rifiutare il terrorismo e a riconoscere
Israele?
Israele e' disponibile a trattare con Hamas e Abu Mazen sulla base
di un mutuo
riconoscimento, sulla base di un percorso interrotto che prevedeva
territori in
cambio di pace, e oggi eventualmente di interposizione di forze
internazionali?
Tra Israele e palestinesi serve la riapertura di un tavolo politico
di
trattativa, tra Israele e Hezbollah serve il disarmo di Hezbollah e
poi la
separazione forzata.
*
Ho lasciato per ultimo il mio cuore: ma non lo dimentico, anche se
non pretendo
di esprimere opinioni dimostrabili. Il cuore mi dice che Israele fa
la guerra
perche' vuole la pace, Israele non ama la guerra, non ci sono feste
in Israele
per i 350.000 sfollati, per i 30.000 soldati al fronte, non ci sono
feste per i
bambini uccisi a Cana, a Tiro, a Beirut o a Gaza: e ovviamente non
ci sono feste
per i morti e i feriti di Haifa, Zfat o Kiriat Shmona. Gli
israeliani, quelli
con cui parlo io ogni giorno, che vivono al nord, che da settimane
vivono nei
rifugi, bombardati dai katiusha ogni giorno e non solo da quando e'
scoppiata la
guerra, che piangono la notte per i loro ragazzi al fronte, i miei
amici che
furono in piazza per fermare la guerra del 1982, che appoggiavano la
pace di
Rabin e Arafat, costoro che insieme a Amos Oz, a Avraham B.
Yehoshua, David
Grossmann, furono la frusta morale di quell'Israele che non capiva la
necessita', allora, di una trattativa con i palestinesi. Anche
quell'Israele e'
oggi con il governo dalla parte di una guerra per la sopravvivenza,
guerra
devastante per il Libano e per i libanesi, e' vero, guerra con
troppi morti
innocenti, morti per i quali il nostro cordoglio non va mai fatto
mancare, ma
guerra di sopravvivenza.
Io credo che israeliani e palestinesi vogliano in maggioranza la
pace e che ne
abbiano diritto. A questo diritto va data una risposta il piu'
rapidamente
possibile perche' il diritto non salvaguardato diventa rabbia, odio
e guerra.
Ma l'Occidente - anche quando legittimamente critichi certe scelte
del governo
israeliano - non deve isolare Israele e gli ebrei che nel mondo ne
difendono i
diritti. Gli ebrei non controbattano qualsiasi critica al governo di
Israele con
la controaccusa di antisemitismo.
Israele non dimentichi mai le parole di Rabin: "Continueremo il
processo di pace
come se i terroristi non esistessero; combatteremo i terroristi con
tutte le
nostre forze come se non esistesse il processo di pace".

Sabato, 5 Agosto, 2006 - 11:52

Il ministro Fioroni...

 

Il ministro Fioroni indica le novità apportate alla riforma che sarà
discussa nel Consiglio dei ministri. Le reazioni dei sindacati. Fondi
per le borse di studio.

Ammissione agli esami e commissioni
ecco le nuove regole della maturità

Ritorna l'ammissione e cambiano le commissioni dei prossimi esami di
Stato. Ecco le novità più importanti che il ministro della Pubblica
Istruzione, Giuseppe Fioroni, ha illustrato ai sindacati e che
venerdì presenterà al Consiglio dei ministri per l'approvazione da
parte del Governo. Cambia, quindi, quasi certamente la maturità per i
circa 480 mila studenti italiani che dovranno affrontarla l'anno
prossimo.

L'ammissione agli esami. Dopo sei anni, se lo schema proposto da
Fioroni diventerà legge, ritorna l'ammissione agli esami di stato
abolita di fatto dalla riforma Berlinguer del 1999. Sarà il Consiglio
di classe, come avviene per tutte le deliberazioni riguardanti gli
aspetti didattici, a stabilire se uno studente possiede la
preparazione sufficiente per sostenere l'esame di maturità. E sarà
negato l'accesso alla maturità a tutti coloro che non avranno
superato il debito formativo relativo alle discipline del penultimo
anno di corso. Se un ragazzo, per fare un esempio, non ha colmato il
debito di Matematica o Latino relativo agli argomenti del quarto
anno, non potrà presentarsi davanti alla commissione giudicatrice.

Le commissioni. Cambia, come ha più volte preannunciato il ministro,
la composizione delle commissioni giudicatrici. Si ritorna alla
commissione composta per metà (3 o 4 professori) da docenti esterni e
per la rimanente metà da membri interni. Cambia anche la modalità di
assegnazione del presidente, che fino a quest'anno - dovendo seguire
anche i lavori di 15 classi - era ridotto al ruolo di un semplice
notaio. La proposta del nuovo inquilino di viale Trastevere è quella
di prevedere un presidente (possibilmente docente universitario) ogni
due classi, o al massimo 70 candidati.

Le prove. Novità anche nelle prove d'esame. I destinatari delle
novità saranno gli studenti degli istituti tecnici e professionali,
che rappresentano comunque la maggioranza dei maturandi. La seconda
prova, quella di indirizzo - che in genere prevede lo svolgimento di
un progetto o la risoluzione di un problema riguardante le materie
specifiche dell'ultimo anno - diventerà una prova da svolgere in
laboratorio anche in più di un solo giorno. Un modello simile a
quello attualmente in vigore per i licei artistici e gli istituti
d'arte che svolgono la seconda prova i tre giorni. Saranno inoltre
abolite le cosiddette prove Invalsi - test uguali per tutte le scuole
superiori della Penisola - introdotte, ma ancora mai attivate,
dall'ex ministro Moratti nella riforma della scuola secondaria di
secondo grado.

Esterni e 'saltanti'. Nuove regole anche per i candidati esterni
(coloro che si presentano agli esami senza avere seguito neppure un
giorno di lezione) e per i cosiddetti 'saltanti' per merito (coloro
che, ottenuta la promozione al quarto anno con almeno 8 in tutte le
discipline, dopo qualche settimana si possono presentare direttamente
agli esami di Stato senza frequentare la quinta classe. Questi
ultimi, oltre ad avere riportato 8 in tutte le discipline in quarta,
dovranno avere la media del 7 negli anni precedenti e avere una
carriera scolastica immacolata: neppure una bocciatura.

I decreti delegati. Il ministro Fioroni ha inoltre illustrato le
linee generali di due decreti delegati che proporrà al Parlamento. Il
primo riguarda borse di studio (per circa 5 milioni di euro)
riguardanti i diplomati più meritevoli, le cui modalità saranno come
è ovvio stabilite successivamente. Il secondo riguarda una più
stretta collaborazione tra i ministeri della Pubblica istruzione e
quello dell'Università. All'ultimo anno della scuola superiore per
meglio orientare le scelte dei ragazzi in vista della facoltà,
docenti universitari dovrebbero recarsi a scuola per spiegare
direttamente ai ragazzi materie e prospettive di lavoro delle varie
facoltà universitarie. E professori della scuola dovrebbero
contribuire alla formulazione dei test di ammissione all'università
che tanto fanno discutere per la selezione che fanno anche degli
alunni che sono usciti col massimo dei voti dalla scuola.

Le reazioni. Positive le reazioni dei sindacati della scuola. Per
Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil, "fermo restando
che occorrerà leggere l'articolato della propostà la modifica delle
commissioni è un fatto di grande soddisfazione". "Nel 2001 abbiamo
fatto uno sciopero generale proprio contro le commissioni della
Moratti", spiega Panini. Accolta positivamente anche dalla Uil scuola
la proposta di modica della maturità. "Si va nella giusta direzione",
commenta Massimo Di Menna. "Il collegamento più stretto fra scuola e
università e la modifica della seconda prova per gli istituti tecnici
e professionali mi sembrano le novità più interessanti", dichiara.
Anche se il capo della Uil-scuola vede una strada lastricata di
difficoltà per via di gruppi di potere "università e scuole private
che sono interessati dalla possibile riforma".
(2 agosto 2006)

 
Posizione Cisl:
 
Confronto positivo con il Ministro Fioroni sulla nuova maturità.
Dichiarazione di F. Scrima, Segretario Generale CISL Scuola
Sugli esiti dell’odierno incontro richiesto dalle OO.SS. con il
Ministro Fioroni relativo alle modifiche degli esami di maturità e sulle
problematiche relative all’inizio dell’anno scolastico. La CISL Scuola
esprime una valutazione positiva in quanto accolgono alcune nostre richieste
da tempo avanzate.

Sugli esami di stato è sicuramente condiviso l’obiettivo di fondo di
restituire ad essi la dovuta serietà.

È importante che un momento così particolare nella vita dei giovani sia
vissuto come un impegno forte, anche a salvaguardia del suo valore
legale ai fini della prosecuzione degli studi.

Le annunciate modifiche riguardano:

- la costituzione delle commissioni esaminatrici che ritorneranno ad
una composizione mista di docenti interni ed esterni;

- il ripristino del giudizio di ammissione;

- il saldo di tutti gli eventuali debiti degli studenti;

- il riconoscimento della valutazione finale di maturità ai fini delle
prove d’ingresso all’Università;

- le norme di contrasto alle speculazioni dei diplomifici, evitando
afflussi di massa e di comodo di candidati privatisti presso le
istituzioni non statali;

- una integrazione tra scuola e Università nell’ultimo semestre
dell’anno scolastico ai fini di una più consapevole scelta dei successivi
percorsi universitari;

- criteri più rigorosi per i “saltatori” (cosiddetti ottisti);

- riconoscimento agli studenti che raggiungono livelli di eccellenza
(es.: valutazione finale, olimpiadi disciplinari, crediti particolari)
attraverso borse di studio o stage formativi, rispetto ai quali il
ministero ha comunicato il reperimento di 5 milioni di euro.

Oltre ai problemi del precariato la CISL Scuola ha chiesto al Ministro
di garantire per il nuovo anno scolastico tutti quegli interventi
finalizzati ad assicurare le migliori condizioni organizzative e
professionali, in un contesto di chiarezza e in un clima di serenità a partire
dalle questioni relative a portfolio, “orario spezzatino”, indicazioni
nazionali. (Roma, 2 agosto 2006)

 
Posizione Cgil:

 

Incontro con il Ministro Fioroni  Si è svolto oggi il preannunciato incontro incontro con il Ministro   Fioroni, a seguito della richiesta delle OO.SS.     Il Ministro in apertura ha rappresentato quelli che a suo giudizio sono   i contenuti più significativi del Disegno di legge di riforma degli   esami di stato che il Consiglio dei ministri di venerdì prossimo dovrebbe   approvare, per poi procedere alla discussione ed approvazione da parte   del Parlamento in tempi utili per l’applicazione della nuova formula a   partire dal prossimo anno scolastico.     In particolare:     La composizione delle Commissioni per metà interna e metà esterna ed un   Presidente. Commissari esterni e Presidente opereranno su due classi,   con un tetto massimo di alunni definito.   Commissioni solo presso le scuole statali per i privatisti, quando il   loro numero è superiore al 50% degli interni.  
Ripristino dell’ammissione da parte del consiglio di classe; sulla base di due principi stabiliti dalla legge: l’idoneità a sostenere l’esame ed il superamento dei debiti. Per i cosiddetti ottisti (coloro che hanno ottenuto la media dell’otto nella penultima classe) anche la media del 7 nei due anni precedenti. Per gli istituti tecnici, professionali, d’arte e licei artistici, la seconda prova potrà essere anche di elaborazione tecnica e progettuale e per questo occupare più di un giorno. Sulla valutazione delle prove un peso maggiore al curricolo, che passa da 20 a 25 punti, rimanendo inalterato quello delle prove scritte, mentre il colloquio passa a 30. Nell’ultimo semestre del quinto anno attività di orientamento universitario, con la partecipazione di docenti universitari ai fini di una puntuale informazione. La possibilità di forme di incentivazione, da precisare meglio, che dovrebbero riconoscere e valorizzare l’eccellenza, con veri e
propri crediti. Condividendo la necessità di procedere alla revisione dell’attuale formula degli esami, contro la quale la CGIL scioperò per l’intera giornata il 12 novembre del 2001, in occasione della discussione della Finanziaria 2002 che la approvò, esprimeremo puntualmente le nostre osservazioni e valutazioni, non appena il testo compiuto sarà disponibile. Durante l‘incontro con il Ministro Fioroni abbiamo ulteriormente richiamato l’attenzione sulla necessità che il nuovo anno scolastico parta all’insegna della certezza e della legalità. La FLC Cgil ha ribadito la richiesta che siano cancellati il portfolio, raccolta cartacea non utile per valutare il percorso degli alunni; le prove Invalsi che, anziché valutare il sistema, valutavano l’attuazione della Legge Moratti; le Indicazioni Nazionali che fra le altre cose hanno eliminato Darwin dai programmi scolastici; la separazione fra ore curriculari ed ore opzionali, ripristinando qualità
ed unitarietà dell’offerta formativa. Roma, 2 agosto 2006

       

 

Sabato, 5 Agosto, 2006 - 11:48

Precariato e dirigenza scolastica...

 

Precariato e dirigenza scolastica. Incontro con il gruppo dell’Ulivo
della VII Commissione alla Camera
 
 

L’incontro odierno è stato l’occasione per un approfondimento nel
merito della risoluzione sul precariato approvata dalla VII Commissione
della Camera la settimana scorsa e per affrontare le questioni relative al
reclutamento dei dirigenti scolastici.

La CISL Scuola ancora una volta ha rappresentato l’emergenza precariato
nella scuola, rivendicando che dalle parole e dalle promesse si passi
celermente a concretizzare scelte ed azioni che portino alla risoluzione
del problema.

In particolare ha messo in luce:

- l’assoluta necessità di un piano pluriennale che consenta di assumere
su tutti i posti vacanti e disponibili;

- l’urgenza di soluzioni strutturali che limitino il determinansi del
precariato, a partire da una riflessione seria sugli degli organici per
garantire le assunzioni in ruolo anche sui posti oggi determinati in
fatto. In tale direzione è necessaria una modifica dei criteri per la
determinazione dei posti di sostegno;

- la modifica e la delegificazione della tabella di valutazione dei
titoli allegati alle graduatorie permanenti, in particolare per quanto
riguarda scuole di montagna e mercato dei titoli universitari.

Accanto ai problemi più contingenti la CISL Scuola ha rappresentato
l’esigenza di riprendere una riflessione sulla formazione iniziale
connessa alle questioni del precariato ed in particolare ha sottolineato il
difficile rapporto con l’Università; ha chiesto ai politici presenti di
sostenere la battaglia che la CISL Scuola, con altre OO.SS. sta
sviluppando sul problema dei corsi universitari abilitanti previsti dal D.M.
85/05 condannando le speculazioni che numerose facoltà universitarie
stanno perpetrando a danno di lavoratori precari.

Convenendo sulle questioni poste Alba Sasso a nome del gruppo ha
proposto di riprendere i temi più strutturali in un seminario a settembre.

Relativamente al secondo punto all’o.d.g. dell’audizione, la Cisl
Scuola ha sottolineato la necessità di rivedere la normativa sul
reclutamento dei dirigenti scolastici ed ha avanzato le seguenti proposte:

1) eliminazione dei settori; motivo di contenzioso nella ripartizione
dei posti nell’attuale concorso ordinario e, soprattutto, in forte
contraddizione con l’unicità della funzione dirigenziale;

2) abolizione della selezione per titoli; una fase di dubbia
costituzionalità in quanto non consente l’accesso universale;

3) semplificazione del percorso concorsuale; test e/o quiz, prova
scritta, prova orale, valutazione dei titoli, graduatoria, nomina,
formazione in servizio; nell’ambito del nuovo concorso ordinario prevedere una
qualche forma di riconoscimento (ammissione diretta alla prova orale) ai
colleghi partecipanti all’attuale concorso ordinario che hanno superato
la fase della selezione per titoli, due scritti e due orali, dando
sicuramente prova di capacità tecnico-professionali;

4) esatta determinazione dei posti da mettere a concorso; finora c’è
stato un computo forfettario e arbitrario affidato al MEF che li
autorizza. Può essere mantenuto il regime autorizzatorio del MEF ma sull’esatto
numero dei posti messi a concorso. Detta situazione di forte
approssimazione ha favorito l’istituto degli incarichi di presidenza con tutto
quello che ne consegue e l’istituto della reggenza molto avversato dai ds
per ovvi motivi;

5) rigorosa periodicità (triennale) dei concorsi

6) requisiti di ammissione al concorso; personale proveniente dal
comparto, laurea e 5 anni di ruolo (segnale di attenzione ai giovani).

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Sabato, 5 Agosto, 2006 - 11:44

Delegazione della società civile italiana a Beirut

Una delegazione di organizzazioni della società civile italiana si recherà in Libano per solidarizzare con la popolazione bombardata e sostenere la società civile libanese impegnata nel difficile lavoro di informazione indipendente sulla guerra e di assistenza alla popolazione

In Libano non ci sono solo guerra e vittime, c’e’ anche una società civile che in questi difficili anni si e’ rimboccata le maniche e ha lavorato per ricostruire il Paese, consolidare la convivenza, promuovere i diritti umani e la democrazia, e ristabilire la sovranita’ nazionale.

“Nulla può descrivere la sensazione di aver lavorato senza sosta per 15 anni per ricostruire un paese dalle rovine della guerra, solo per vederlo ancora una volta ridotto in macerie in pochi giorni”.

Questa frase era riportata in un appello di un gruppo di organizzazioni non governative libanesi che chiedevano alla società civile internazionale di mobilitarsi contro la guerra e di sostenere la loro opera. Per affrontare l’emergenza si sono costituiti reti e coordinamenti di ONG libanesi e palestinesi che, senza distinzione di appartenenza, stanno facendo fronte comune impegnandosi per l’accoglienza e l’assistenza ai profughi e agli sfollati. Questo, più di ogni altra circostanza, dimostra la maturità della società civile libanese.

Rispondendo a questo e ad altri appelli, una delegazione di associazioni pacifiste e di ONG italiane che si riconoscono nel movimento per la pace e nel processo dei Forum sociali, e che sono state attive in questi ultimi anni in Libano con progetti di ricostruzione e sviluppo, si recherà a Beirut per incontrare interlocutori locali e:
verificare come sostenerli nella loro richiesta di un cessate il fuoco immediato e nell’attività di assistenza agli sfollati e alle popolazioni colpite;
assicurare la presenza al loro fianco per fornire un concreto aiuto all’assistenza delle fasce più vulnerabili della popolazione anche dopo la fine della guerra.

La delegazione:
condanna con fermezza l’ingiustificato attacco israeliano contro un paese sovrano e denuncia come crimini di guerra l’ uso di armi proibite e l’indiscriminato bombardamento della popolazione e di obiettivi civili, di cui il massacro di Cana è una delle manifestazioni più sconvolgenti;
esprime solidarietà a tutte le vittime, libanesi, palestinesi e israeliane:ogni attacco contro i civili è inaccettabile.
richiede a tutte le parti in conflitto l’immediato cessate il fuoco senza condizioni e l’apertura di negoziati: che la parola torni immediatamente alla diplomazia;
ritiene che una pace duratura in Medio Oriente possa solo basarsi sul rispetto del diritto internazionale e di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite, a partire da quelle che richiedono a Israele il ritiro dai territori occupati in Palestina, Siria e Libano;
richiede il rispetto di tutte le convenzioni umanitarie internazionali.

La delegazione si recherà a Beirut dal 5 al 9 agosto e:
incontrerà i rappresentanti delle associazioni e delle reti della società civile libanese e palestinese, laiche e religiose, le istituzioni libanesi, l’Ambasciata italiana e la Delegazione della Commissione Europea, le agenzie internazionali umanitarie.
Visiterà ospedali e installazioni di emergenza in cui è ospitata la popolazione sfollata;
Illustrerà i risultati della missione attraverso una conferenza stampa indirizzata agli organi di informazione locali ed internazionali.

La delegazione sarà composta da:
Un ponte per
Arci
Assopace
Libera
Pax Christi
Rete di Lilliput
Servizio Civile Internazionale
CISS e ARCS in rappresentanza del Gruppo Libano – Piattaforma Palestina (AOI)
CRIC

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