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.: Il Blog di Ivano Grioni
Sabato, 30 Settembre, 2006 - 13:15

libero Amir..perchè è giusto che sia Libero!!

Amir E’ LIBERO!

September 29th, 2006 amir041.jpg

Amir è libero!
E’ libero perché è giusto che sia libero!
È libero perché siamo in molti a credere che è possibile cambiare la storia, siamo in molti ad aver lottato, siamo in molti ad esserci impegnati in mille modi diversi, siamo in molti a sentire dal profondo del cuore che vale la pena lottare per trasformare la realtà violenta in cui viviamo.
Amir sta tornando al nostro fianco a lottare con noi come mai ha smesso da dentro il Centro di Permanenza Temporanea di via Corelli.
Ha vissuto personalmente la violenza, la tristezza, la privazione della libertà, che vivono migliaia di persone dentro questi Lager.
Amir è libero ma i Cpt continuano ad esistere.
Oggi festeggiamo la libertà di Amir che non può altro che rappresentare un passo felice nella lotta per la chiusura definitiva di ogni Centro di Permanenza Temporanea.
Credo proprio che ognuno si debba ringraziare nel profondo del cuore per la persona che è e per quello che è in grado di fare per se stesso e per gli altri.
A presto aggiornamenti
Un abbraccio

Venerdì, 29 Settembre, 2006 - 18:01

Regionale Umanista Europea..Armi Nucleari

 

Il Trattato di Non-Proliferazione Nucleare (NPT) è entrato in vigore nel 1970, sancendo un accordo tra i paesi nucleari (allora USA, URSS, Gran Bretagna, Francia e Cina) e tutti gli altri: i secondi si impegnavano a rinunciare alle armi nucleari e i primi a smantellare i propri arsenali e a non aumentare le proprie dotazioni, o ad accrescerne la potenza con nuove tecnologie. Il trattato sancisce inoltre per tutti i paesi il diritto di sviluppare programmi nucleari civili, sotto il controllo dell’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica).

Secondo i dati ufficiali, gli Stati Uniti hanno ammesso di possedere 10.500 bombe, la Russia 20.000, la Gran Bretagna 185, la Francia 450 e la Cina 400.

Dal 1970 al 2000 solo tre paesi (Israele, India e Pakistan) sono diventati potenze nucleari, ma sono rimasti al di fuori dell’NPT. Sebbene Israele non abbia mai ammesso ufficialmente di disporre di un arsenale nucleare, secondo l’ex capo degli ispettori dell’ONU Hans Blix possiede più di 200 testate atomiche.

Molti stati hanno ratificato il trattato, compresi alcuni che per farlo hanno eliminato i loro arsenali, come Sudafrica e Kazakhistan. Negli anni Novanta gli accordi tra USA e Russia hanno portato allo smantellamento di molte migliaia di testate nucleari tattiche.

Negli ultimi anni, però, le cose sono cambiate. Nel maggio 2005 la VII Conferenza di revisione dell’NPT è fallita, senza che i rappresentanti dei governi di 188 paesi riuscissero a trovare un accordo su un documento congiunto. Motivo principale del fallimento il rifiuto degli USA di lavorare per creare una zona libera da armi nucleari in Medio Oriente e quello delle cinque potenze nucleari di elaborare e rispettare un programma con scadenze precise per il loro totale disarmo. Gli Stati Uniti e i loro alleati dunque stanno violando il trattato, ma allo stesso tempo rivolgono proprio questa accusa all’Iran e alla Corea del nord.

Intanto è ripartita la corsa al riarmo nucleare: la Russia sta progettando una terza generazione di sottomarini atomici e nel 2004 ha compiuto 16 esplosioni sperimentali di missili balistici. La Gran Bretagna progetta nuove bombe nucleari per i quattro sommergibili Trident (ognuno di essi ha la potenza di 384 bombe di Hiroshima) e gli Stati Uniti, oltre ad avere una flotta nucleare composta da 18 sottomarini, stanno progettando bombe piccole da usare nel campo di battaglia e altre che possano penetrare in profondità nel terreno. Affermano inoltre che non sussiste più l’impegno a non usare mai le bombe nucleari per primi. Di recente il presidente francese Chirac non ha escluso il ricorso alle armi nucleari nei confronti di quegli stati che intendessero attaccare la Francia ricorrendo ad azioni terroristiche.

La Nato si muove al di fuori degli accordi dell’NPT, violandoli apertamente. Gli Stati Uniti hanno dislocato bombe nelle varie basi americane in Europa: secondo l’ultimo rapporto del Natural Resources Defense Council, le armi nucleari americane in Europa sono circa 480, dislocate in otto basi aeree di sei paesi Nato. 150 in Germania, a Büchel, e Ramstein; 20 in Belgio, a Kleine Brogel; 20 in Olanda, a Volkel; 110 in Gran Bretagna, a Lakenheath; 90 in Italia, ad Aviano e Ghedi Torre; 90 in Turchia, a Incirlik.

In altre quattro basi (in Germania, Grecia e Turchia) le armi sono state rimosse, ma potrebbero essere allocate nuovamente se ritenuto necessario. Le bombe sono assegnate ai paesi ospitanti e il lancio spetta alle forze aeree nazionali.

Nonostante le riduzioni effettuate negli anni Novanta, rimangono in tutto il pianeta più di 30.000 testate nucleari, sufficienti a distruggerlo per intero 25 volte.

In questo quadro spaventoso si trovano tuttavia degli elementi positivi: al mondo esistono già diverse Zone Libere da armi nucleari (Sudamerica, Sud Pacifico, Sud-est asiatico, Africa, Asia Centrale, Antartico, Asia Centrale). Paesi come la Mongolia e l’Austria si sono dichiarati zone libere e oltre cento stati hanno abolito le armi nucleari.

 

Proposte

 

L’obiettivo finale è quello di un disarmo nucleare globale e della totale eliminazione degli ordigni e degli arsenali nucleari.

Passi intermedi rispetto all’obiettivo finale possono essere:

·         la riprese dei negoziati per la messa al bando delle armi e degli esperimenti nucleari

·         la pressione su paesi come India, Pakistan e Israele, che attualmente non aderiscono all’NPT, perché sottoscrivano il trattato

·         la definizione di un piano di disarmo, con scadenze per lo smantellamento e programmi per le verifiche e i controlli, con l’obbligo per le potenze nucleari di rispettarlo e l’affidamento all’ONU della responsabilità di vigilare sul rispetto del trattato e sulla applicazione di eventuali sanzioni

 

 

Giovedì, 28 Settembre, 2006 - 11:15

Inceneritore o pirolisi

Mentre il Comune di Milano pensa ad un altro inceneritore ecco un nuovo sistema che fornisce spunti di riflessione........
A monaco ne funziona uno da 17 anni

Energia: Rifiuti, pirolisi e' la tecnica del futuro 28/09/2006 - ora :09:57ROMA - Dopo gli esperimenti in Germania e Islanda anche in Italia si sta facendo strada la pirolisi, tecnica che dovrebbe sostituire gli inceneritori nello smaltimento dei rifiuti urbani in modo pulito, con un impatto ambientale minimo e producendo eco-energia. A proporla e' l'Enea, che sta vagliando le varie ipotesi possibili per rendere la questione ambientale una risorsa che trasforma i rifiuti in energia termica ed elettrica. ''Penso proprio che possiamo cominciare a pensare che in un futuro molto prossimo i termo-valorizzatori saranno messi al bando perche' troppo inquinanti - spiega Angelo Moreno, ricercatore dell'Enea della Casaccia -. La pirolisi sembra avere un futuro molto promettente''. Secondo Moreno ''con particolari accorgimenti tecnici come l'utilizzo di un particolare tipo di forno e l'assenza totale di ossigeno, la pirolisi puo' raggiungere punti di eccellenza, quali la totale assenza di diossine e furani, oltre ai fumi con le polveri''. (Agr)

Mercoledì, 27 Settembre, 2006 - 20:37

Esistono i ladri d'acqua?

CIRCOLO CULTURALE RICREATIVO ENRICO BERLINGUER
                 Comunicato Stampa
Con il Patrocinio di: Città di Caselle, Città di Ciriè
l’adesione di
 associazione “Parole e Musica” - Comitato Pace di Robassomero - Rivista Tempi di Fraternità (Torino  )- Legambiente Piemonte-Valle d’Aosta - SMAT Torino - Associazione “Parole e Musica”- CIRF – Centro Italiano Riqualificazione Fluviale - “.eco, l’educazione sostenibile”- Istituto per l’Ambiente e l’Educazione Scholé Futuro onlus - Il Pianeta azzurro - ATA - Associazione territorio ambiente di Cirié - PRO NATURA TORINO - CISV- Comunità Impegno Servizio Volontariato - Torino                        
                                       
  organizza il convegno
“ESISTONO I LADRI D’ACQUA?
IN OCCASIONE DEL DECENNIO INTERNAZIONALE “ACQUA PER LA VITA ”  INDETTO DALL’ONU (2005-2015)
               VENERDI’ 20 OTTOBRE 2006 – ORE 16.00-19.30
BORGARO - presso CIRCOLO “ENRICO BERLINGUER” – VIA A. DIAZ 15
PRIMA SESSIONE POMERIDIANA –  ore16.00 ingresso libero
partecipano

padre Alex Zanotelli  missionario comboniano prof.  Emilio Molinari , presidente del Comitato italiano per un Contratto mondiale sull’acqua

prof. Mariano Turigliatto, consigliere regionale

prof. Mario Salomone, docente di Educazione ambientale all’Università di Bergamo, direttore di “.eco

SECONDA SESSIONE SERALE – ORE 21.00 >>
COME SCONFIGGERE I “LADRI D’ACQUA” – L’ESEMPIO DI NAPOLI
Presso Sala Fratelli Cervi – Via Mazzini 60 –
Caselle Torinese
  conferenza con   padre   ALEX ZANOTELLI
 ingresso libero
Mercoledì, 27 Settembre, 2006 - 13:14

Campagna Mondiale Umanista sul disarmo

Ci troviamo in una situazione di enorme rischio, con 30.000 testate nucleari capaci di distruggere il pianeta intero 25 volte, e nessuno ne parla. Intanto la corsa al riarmo atomico prosegue e si accelera e le possibilità di un “incidente” nucleare, le cui conseguenze potrebbero essere devastanti, aumentano sempre di più.
Per questo una rete di organizzazioni umaniste attive in tutto il mondo nel campo dei diritti umani, della pace, della cooperazione internazionale e dell’ambiente ha deciso di lanciare una campagna mondiale per il disarmo e ha chiesto l’assistenza di Silo, pensatore e scrittore argentino e guida spirituale conosciuta per la sua saggezza dalla gente semplice e di buon cuore di moltissimi paesi.
Si tratta di una campagna che vuole arrivare alla coscienza della gente comune, provocando una risposta capace di raggiungere i potenti. Una campagna mondiale che porti dovunque la richiesta di pace sentita da milioni di persone.
Per arrivare al maggior numero possibile di persone si è deciso di concentrare  il messaggio della campagna in uno spot di 30 secondi, durante il quale Silo lancia un appello per il disarmo nucleare. Lo spot verrà trasmesso simultaneamente dai canali televisivi internazionali e nazionali in tutto il mondo e apparirà anche sugli schermi situati negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie e della metropolitana di moltissime città. Le prime trasmissioni sono cominciate il 20 settembre e continueranno fino al 15 ottobre.
 Informazioni dettagliate si trovano nel sito www.silo.ws.

 

Sabato, 23 Settembre, 2006 - 16:00

Ma siete Pazzi?


Il caso è quello della bambina di dodici anni che aveva denunciato di 
essere stata violentata in un parco nelle vicinanze di Bologna. Alla
prima versione, oggi i giornali parlano di "branco", ne è subentrata un
altra, la bambina avrebbe inventato e in realtà avrebbe confessato di
sarebbe stata "consenziente". Consenziente?

Lo scrivono tutti, come se niente fosse, riabilitando il cittadino
marocchino arrestato. Se lei "ci stava" lui è innocente. Lo scrivono
tutti, da La Repubblica, al Corriere della Sera a RaiNews24, lo
rilanciano ogni 30 minuti i giornali radio. La Lega Nord, delusa, ha
perfino annullato una fiaccolata contro gli immigrati.

Ma siete pazzi? Ma non vi vergognate di quello che scrivete? Per la
legge italiana un atto sessuale tra un maggiorenne ed un minore di 14
anni è stupro in ogni caso. Il consenso è del tutto ininfluente, non è
neanche un'attenuante. Sventato un piano razzista con tanto di
fiaccolate contro i marocchini stupratori, ecco che viene fuori
-processato ai desk delle redazioni con il cervello abbrutito dai pixel
e incapace di riconoscere una bambina- il più reazionario e maschilista
dei pregiudizi: *"se la bambina ci stava, allora l'omo è omo"*. Mi
vergogno di questo paese e di questa informazione.

Gennaro Carotenuto 

Giovedì, 21 Settembre, 2006 - 12:32

Ancora un rinvio per Amir


September 20th, 2006

Questa mattina ci ha telefonato la prefettura di Milano dicendo che la commissione prefettizia che deve valutare il caso di Amir non si può riunire domani giovedi 21 per “motivi tecnici - organizzativi” e che l’udienza è rinviata di una settimana a giovedi 28.
Nel frattempo Amir continua a essere recluso all’interno del Centro di Permanenza Temporanea di via Corelli in attesa che si risolvano i “motivi tecnici - organizzativi”. Ma i “motivi umani” dove c... gli hanno messi!!
Abbiamo sospeso il presidio di Milano rimandandolo a giovedi prossimo.
Ad Arezzo oggi faremo comunque il presidio di fronte alla prefettura.
un abbraccio, Niccolò

Giovedì, 21 Settembre, 2006 - 12:30

Bush " Dovunque io volga lo sguardo vedo estremisti"




/"Dovunque io volga lo sguardo vedo estremisti"/ ha affermato *George
Bush* nel suo discorso davanti all'Assemblea Generale delle Nazioni
Unite. Ha scelto proprio questa raggelante espressione, che la dice
lunga sulle paure di chi, per continuare ad imporre la
supremazia statunitense sul pianeta (come scritto dagli ideologi
neoconservatori nel *"Progetto per il nuovo secolo americano"*) ha
imposto al pianeta stesso la guerra al terrore, e si rifiuta di vedere
come il dolore generi più odio.

Ma se è il reazionario fanatico iraniano *Mahmoud Ahmedinejad* ad
andare
a Nuova York a dire che il Consiglio di Sicurezza dell'ONU non
rappresenta più nessuno, allora vuol dire che tutti quelli che fanno
finta di non sentirlo sono più reazionari e fanatici di lui.

Può nel 2006 il Consiglio di Sicurezza dare il diritto di veto alla
Gran
Bretagna e non all'India, alla Francia e non al Brasile, ammesso e non
concesso che il diritto di veto non sia comunque una zavorra
intollerabile?

*Hugo Chávez*, per scaldare la platea, ha iniziato il suo discorso con
una battuta. Ha detto che in quell'aula dopo il discorso di George
Bush si sentiva odore di zolfo. I presenti hanno riso, applaudito, poi
Chávez ha argomentato seriamente per tutto il tempo che aveva. Per
esempio ha invitato gli statunitensi a leggere Noam Chomsky. Poi ha
citato lo stesso George Bush con quel suo terrificante /"dovunque io
volga lo sguardo vedo estremisti"/ (chissà perché glissato dalla stampa
internazionale) ed ha argomentato, ha denunciato, ha proposto. I
giornali del nord hanno edulcorato, minimizzato, ridicolizzato: "Quel
buffone di Chávez va all'ONU a dire che Bush è il diavolo". Null'altro.

*Evo Morales*, il grande lottatore sociale che coniuga il rispetto per
la terra proprio della cultura nativa, con la prassi di mastino
sindacale in un paese, la Bolivia, dove la classe operaia ha tradizioni
sindacali gloriose e rivoluzionarie, con la modernità della democrazia
partecipativa, ha fatto un intero discorso, applauditissimo da tutti i
paesi del Sud. Ha parlato di ecologia, di beni comuni, di riforma
agraria. Niente è rimasto nelle testoline della grande stampa
internazionale.

Poi Evo ha tirato fuori una foglia di Coca, ed ha ricordato
all'assemblea la vera persecuzione che stanno subendo da decenni i
coltivatori di una pianta benefica con 5000 anni di storia, a causa di
un'abitudine distorta di pochi milioni di persone concentrati in pochi
paesi ricchi. Orrore, per i quotidiani del nord, il folcloristico
presidente boliviano, così troglodita da non mettere neanche la
cravatta, ha sfidato il mondo portando la malefica pianta della cocaina
nelle sacre stanze delle Nazioni Unite.

*Nestor Kirchner*, così peronista da odorare di zolfo da lontanissimo,
ha ricordato come il proprio paese sta registrando una crescita
ininterrotta dell'economia, una diminuzione della povertà e la
risurrezione dell'industria locale, solo da quando l'Argentina ha
chiuso
la porta in faccia al Fondo Monetario Internazionale.
Ha detto cose banali Nestor Kirchner. Per esempio ha detto che uno
sviluppo senza redistribuzione non è sviluppo. E' stato accolto dal
silenzio gelido e i quotidiani internazionali non hanno neanche
registrato un intervento di altissimo spessore. Almeno Evo e Hugo, pur
nel puerile tentativo di ridicolizzarli, sono riusciti, con la battuta
sullo zolfo e con la foglia di coca, a farsi citare. Don Nestor non ci
è
riuscito.

La LXI assemblea generale delle Nazioni Unite chiude i battenti e tra
un
anno ci ritroveremo allo stesso punto di partenza. Come ha argomentato
Hugo Chávez, l'Assemblea non ha alcun potere e il consiglio di
sicurezza
è imprigionato dai possessori del diritto di veto. Quel diritto di
veto,
che continua a fotografare il mondo in bianco e nero al 1945, odora
davvero di zolfo e incatena l'ONU e sei miliardi di persone, ai voleri
di *John Bolton*, il falco estremista ambasciatore statunitense alle
Nazioni Unite e di pochi paesi ricchi. Gli altri non contano nulla.
Fino
a quando? Gennaro Carotenuto

Giovedì, 21 Settembre, 2006 - 09:04

La discussione sul programma della CdL in Zona 7

Intervento al Consiglio di zona 7
11 settembre 2006
George Orwell, 1946, “La libertà intellettuale”

Inizio con un consiglio letterario: 60 anni dopo la sua pubblicazione è tornato alle stampe uno straordinario libro “La libertà intellettuale” di George Orwell. E’ una lettura che consiglio a chiunque intenda la politica lettura della storia priva degli occhiali del pregiudizio ideologico. Una analisi degli “ismi” che hanno attanagliato, ed attanagliano tutt’ora, il nostro intervento nell’ambito della politica. 

Questa nuova consigliatura si apre in una data infausta. Una data che ci ricorda che, dopo 5 anni di guerre, del cosiddetto Nuovo Ordine Mondiale è rimasto solo l’odore della polvere da sparo e l’immagine delle migliaia di vittime che sono entrate nel gorgo dell’attentato prima e delle guerre afhgane ed irachene, poi. Della pace promessa nessuno ha notizie…
Noi iniziamo questo nuovo quinquennio con aspettative forti rispetto all’attuazione delle promesse inerenti il decentramento amministrativo, ma dopo 10 anni di promesse e speranze disattese, non ci aspettiamo davvero molto di più di quanto abbiamo sperimentato: nulla…
Ma per lanciare una scialuppa di salvataggio questa Amministrazione centrale, voglio ricordare subito le parole pronunciate dal neo sindaco di Milano in occasione del suo insediamento a Palazzo Marino:

Il decentramento

“insieme alla mia Giunta rilanceremo la politica del decentramento per avvicinare sempre di più l’azione del Comune di Milano ai cittadini. Non solo: daremo nuove deleghe e nuove responsabilità ai Consigli di zona che costituiscono la principale rete del Comune sul territorio, i luoghi di democrazia più vicina ai cittadini dove sono rappresentati al meglio maggioranza ed opposizione, facendoli divenire sempre più luoghi di rappresentanza degli interessi e dei bisogni dei cittadini, punti attivi di rilevazione e di controllo della qualità e dell’efficacia degli interventi dell’amministrazione comunale. Dobbiamo mettere i Consigli di zona in condizione di amministrare e gestire competenze più ampie, facendoli diventare ancor più di quanto lo siano stati in passato, luoghi di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica ed alla definizione delle politiche del Comune, ridefinendone spazi di intervento, compiti e funzioni.”
(Letizia Moratti, 23.6.2006)
   
I consigli di zona come possono ritenersi protagonisti del tessuto sociale: solo elargendo fondi ad attività, pur lodevoli, ma senza una continuità che sia in grado di lasciare il segno oppure devono essere loro fautori oltre che di iniziative spot, di programmi e progetti a lunga scadenza? Non è il caso che diventino soggetti politici con una ben definita identità che li leghi in maniera responsabile al territorio? Che diventino, subito, elementi riconosciuti e riconoscibili di governabilità?
Come evolve il decentramento? Quale davvero il suo futuro? Quali le proposte e le progettualità dell’amministrazione centrale? Quanto ancora il centro monopolizza le sue decisioni sulle aree periferiche e quali le reali deleghe del decentramento e quelle che, invece, vorremmo fossero regolamentate ed attuate? Quali sono le necessarie deleghe per rendere efficace ed efficiente il decentramento? Questo è il nodo politico che non possiamo lasciare disatteso per altri 5 anni!
Il bene comune come valore da mettere a frutto e da rendere quanto più elemento valoriale condiviso. Ma il bene comune come può essere imparziale? Come può fare davvero il bene di tutti e non solo di una parte? Quali elementi di discontinuità devono emergere dalla giunta Moratti rispetto alla giunta Albertini? Qual’è la progettualità insita nelle scelte a venire della nuova amministrazione rispetto alle aspettative dei cittadini delle zone?
L’elemento economico, il Bilancio, è un elemento forte e fondante per l’autonomia politico-amministrativa delle zone. Come la maggioranza di questo consiglio intende essere elemento forte e dirompente con il sindaco Moratti affinché le parole spese, il programma indicato, non rimangano lettera della morta?
Che cosa si intende per “azione amministrativa incisiva” da parte delle zone? Sono parole oppure sono le avanguardie di un nuovo atteggiamento da parte della maggioranza? Ma, al di là delle parole, quali sono i fatti che questa maggioranza vuole porre in atto per il bene comune del/dei consigli di zona?   
Da parte dell’Ulivo vi è la consapevolezza che le zone possono divenire elementi di reale partecipazione democratica e non di demagogica strumentalizzazione dei cittadini solo se il Comune riorganizzerà la sua struttura in favore di deleghe precise e determinanti alle realtà istituzionali delle zone cittadine.
Ma alfine il problema vero è quello della governabilità della città e delle zone. In tal contesto non si può che chiedere a gran voce la costituzione di municipalità che siano effettiva espressione di immediatezza nelle risposte alle esigenze dei cittadini. Da questo primo passo si potrà verificare se esistono la possibilità di pensare, insieme con altre istituzioni, alla creazione di una realtà amministrativa estesa quale potrebbe delinearsi nella città metropolitana.

Il traffico

Il trafficoIl trafficoLa strade interquartiere sono elementi di attrazione di traffico che la battaglia del comitato contro la gronda nord ha già ampiamente smascherato come agenti di inquinamento acustico, ambientale e fisico. Non strade interquartiere, della cui dimensione non abbiamo contezza, bensì individuazione di nuovi percorsi e/o flussi di traffico che vadano a mitigare le invadenze automobilistiche a profitto di una differente e migliore scelta del mezzo pubblico sul quale, invece, devono essere fatti investimenti adeguati e costanti nel tempo e non legati solo all’ennesima emergenza.

Sul descritto sottopasso Ippodromo-Patroclo, chiaramente manca ai proponenti la conoscenza dei flussi reali di traffico, evidenti ed esorbitanti solamente nel corso di manifestazioni sportive. Manifestazioni che vorremmo sempre più senza auto e pullman e non dando ulteriori possibilità di incrementare il traffico privato in aree congestionate ad orologeria….    
Da tempo è pronto il piano del trasporto pubblico (PGT), che ha al suo interno, per esempio, anche i miglioramenti del servizio a Quinto Romano, ma il consiglio comunale, come mi scrisse l’ex assessore Goggi, ancora non l’ha portato in discussione. Allora chi è che vuole, o meno, risolvere, o almeno tentare, in parte, il problema della viabilità nella nostra città?
Tratto MM1 Bisceglie-Olmi: credo che non ci sia nessuno che sia d’accordo con questa ipotesi. Ma da quanti anni ne parliamo? Quali passi concreti sono stati fatti per concretizzare questa speranza e, al contempo, necessità?

Collegamento piazza Axum-parcheggi modiali ‘90: questo è un altro elemento di interesse per la zona e ne parliamo da 16 anni!

Sulla ciclabilità di Milano credo che stiamo rasentando il ridicolo: da anni l’amministrazione afferma che ha creato, oppure che ha in animo di creare, piste ciclabili per i cittadini di “buona volontà”. Eppure chi può dire di conoscere i percorsi di queste piste? Chi può davvero indicare la lunghezza e la localizzazione di queste ipotetiche e chimeriche piste?

Sui parcheggi pertinenziali potremmo anche non avere particolari contrarietà salvo discutere di due elementi particolari: il primo è la localizzazione in funzione del vissuto e del verde esistente; la seconda è l’avversione verso l’utilizzo a fini speculativi del parcheggio/box pertinenziale. Non sono sconosciuti casi di box acquistati da chi non ne aveva titolo.

Ricordiamo, a titolo esemplificativo, dei ritardi nella messa in opera definitiva dei parcheggi di via delle Betulle Est ed Ovest la cui realizzazione ha procurato ritardi nell’inizio dei lavori per la nuova fognatura del Quartiere degli Olmi.

Sui parcheggi di corrispondenza alle fermate MM, ricordiamo la defaillance del parcheggio MM1 Bisceglie e di quello MM1 di Bande nere, per il quale attendo ancora risposte in merito alla mia richiesta della percentuale di occupazione quotidiana del parcheggio. Percentuale certamente non ottimale rispetto alle esigenze della città e dei cittadini. Forse è per questo che la risposta tende a latitare…?

Manca una visione di insieme dei bisogni della zona ed in talune aree periferiche vi ha ancora sofferenza di trasporto pubblico, in particolare nelle festività e nelle ore serali, di continuità nel trasporto.   
Senza un adeguata politica di incentivo per il mezzo pubblico sarà impossibile che si possano stimolare i cittadini a limitare l’uso del mezzo di trasporto privato.

Per le piste ciclabili riteniamo che, ormai,  da questa amministrazione, non possiamo attenderci, realisticamente, più nulla anche se le esigenze della zona sono indubbiamente notevoli ed abbisognerebbero di un’adeguata e seria rivalutazione nell’ambito del tessuto urbano.

Verde

Siamo d’accordo per la valorizzazione del verde: questo significa un accordo forte e deciso in merito alle intenzioni edificatorie in ambiti di pregio e di valorizzazione del territorio. In sintesi tutto ciò che è nell’area denominata Parco Agricolo Sud non deve essere messo alla lotteria dei PII oppure delle DIA o delle concessioni edilizie di finta ristrutturazione. Questo è un elemento sul quale non è possibile nessuna discussione, cedimento, patteggiamento. Vi sono aree verdi sulle quali non deve e non dovrà essere consentito edificare. Punto.

Per quanto riguarda il Parco delle cave ricordo che nella convenzione tra il comune di Milano ed Italia Nostra vi era uno strumento importante che in nove anni si è riunito solo una volta. Una commissione di lavoro nella quale in Consiglio di zona avrebbe dovuto rappresentare un elemento fondamentale ed attivo. Che intenzioni ha la maggioranza rispetto a questo strumento: intende utilizzarlo oppure lasciarlo dormiente per altri cinque anni?

La gestione del Parco deve integrarsi ed armonizzarsi con i bisogni e le aspettative delle Associazioni che là hanno sede ed attività, di quelle che sono parte del comitato di salvaguardia, dei cittadini tutti. L’obbiettivo deve essere quello di rendere sempre più vivibile (e rispettato) un ambito non solo naturalistico ma anche generatore di esperienze di vita importanti e valorizzanti.

Per la cascina Sella Nuova ormai abbiamo consumato ogni fiato. Da anni se ne parla e da anni si osserva il suo inesorabile degrado. Attendiamo proposte serie e supportate da adeguati denari che, fino ad oggi, non abbiamo visto apparire. Oppure attendiamo di raderla al suolo per un bel PII nel quale porre un pizzico di agricoltura?

Ricordiamoci l’importanza di continuare e monitorare la situazione della cascina Case Nuove e della cascina Linterno: realtà sulle quali abbiamo speso tempo, energie, proposte ed i cui percorsi si sono incamminati verso prospettive di positività ma sulle cui realtà non dobbiamo limitare l’attenzione. Questo in particolare per quanto riguarda la Cascina Linterno, elemento qualificante, aggregante e vivificante della nostra zona, basti pensare alle tante belle e corpose iniziative poste in essere sia dall’Associazione Amici della Cascina Linterno che dal mondo associativo che vi ruota intorno: dal falò di Sant’Antonio alla Lusiroeula.

La nostra zona è ricca di aeree verdi che è necessario preservare in particolare armonizzando le varie anime presenti sul territorio: agricoltori, associazioni, privati, enti pubblici. Riteniamo sia importante la valorizzazione delle esperienze degli agricoltori in funzione di salvaguardia del territorio e di sviluppo anche per eventuali attività di agriturismo che possono essere aiutate anche da un adeguata attenzione economica da parte dell’amministrazione comunale.

Le aree verdi sono soggette, comunque, ad interessi urbanistici che, riteniamo, non possano essere prevalenti, rispetto ai bisogni complessivi della collettività.

Vi è anche il nodo delle cascine dimesse e/o, comunque, fatiscenti, che deve essere portato al pettine dell’amministrazione comunale che dovrebbe essere fautrice di iniziative che portino al loro recupero ed alla loro messa a disposizione della collettività.

Riqualificazione aree verdi 

La proposta di coinvolgere i cittadini, anziani e non, per la salvaguardia del verde può essere condivisa a patto che le risorse a sostegno di questa eventuale iniziativa non siano episodiche ma strutturali; non siano per un’estate sola ma diventino elemento di continuità al fine di costruire un vissuto che rimanga nel tempo e non legato ad una stagione, ad una consigliatura, ad un’idea che si arrotola su se stessa.

Nella stessa misura va valutata l’idea di Vacanze nel Quartiere che non deve essere l’ipotesi minima di chi non ha possibilità economiche per una pur breve vacanza, bensì una possibilità in più per chi sceglie, volente o nolente, Milano come luogo di permanenza estiva.

La piazza d’Armi è elemento di particolare importanza per la nostra città.  Il rischio della speculazione edilizia è evidentemente dietro l’angolo, nonostante innumerevoli ma sospette rassicurazioni. Elemento di grande deterrenza contro un uso malsano e maldestro di questa area sarà la messa in opera di progetti condivisi che scaturiscano da questo consiglio di zona sull’utilizzo di questa area. Utilizzo per il quale, personalmente, ho qualche idea…

Sviluppo e salvaguardia del territorio

Sul nostro territorio abbiamo avuto esempi di intervento residenziale che non sono stati messi in campo con la dovuta attenzione e ci riferiamo all’intervento di via Faccioli, via Mosca e Via Brigatti. Vi sono altri interventi in itinere per l’area del parco delle cave sui quali vorremmo che non vi fosse superficialità nel votare delibere favorevoli all’edificazione.

Nell’ambito dello sviluppo del territorio è fondamentale tenere conto dei borghi storici della zona ed in questi ambiti è necessario costituire piani di limitazione del costruibile mantenendo quanto più possibile il tessuto urbanistico delle aree. A questo proposito è necessario tenere conto della delibera comunale che è ancora pendente e procederà a nuovi azzonamenti sui quali sarà necessario porre la dovuta e partecipata attenzione.

Le Norme tecniche di attuazione devono essere riviste per rendere possibile una limitazione degli indici di edificabilità rendendo possibile un’urbanistica più a misura di cittadino per l’oggi e per il domani.

Oltre a quanto sopra, sarà importante il monitoraggio del PII Parri-Fontanili, per l’importanza dell’impatto dell’area Via Lucca-Viterbo-Valsesia e sul realizzando Parco dei Fontanili.

Arredo Urbano


Sono contento di leggere che si interverrà per la riqualificare alcuni ambiti di zona quali piazza Stovani e Piazza Anita Garibaldi. Questo significa che quanto più volte affermato dall’opposizione, e cioè che i suddetti interventi sono stati assolutamente scadenti. Ciò a riprova che le critiche non erano frutto “bieca” operazione di disturbo e propaganda ma reale elemento di disagio che per anni è stato inascoltato e disatteso nelle sue richieste di soluzione del “mal fatto” non limitato, tra l’altro, alla sola aerea di Baggio ma tracimante in altre aeree della nostra zona.

Per quanto riguarda la Piazza di Via delle Betulle ricordiamo che la sua riqualificazione, era inserita in un intervento più ampio in favore del quartiere degli Olmi e che questo era a sua volta parte di un gruppo di dieci progetti per riqualificare, nello specifico, Baggio. Progetti dei quali si è persa ogni traccia nonostante la loro eclatante presentazione nel corso della Sagra di Baggio del 2002.

Per lo spostamento del mercato di via Cabella, oltre che alle attività già personalmente svolte a livello comunale, faccio presente il centro sinistra ha già presentato in consiglio comunale una mozione urgente che, ci auguriamo, venga discussa quanto prima e che la stessa sia supportata dalla maggioranza al fine di rendere fattibile, quanto prima, lo spostamento richiesto a gran voce dai residenti della via Cabella con una soluzione pensata per non penalizzare gli ambulanti.

Per quanto riguarda le strutture abbandonate, mi chiedo se è stata fatta una mappatura di questi ambiti. Sarebbe interessante conoscere quali sono e dove si trovano questi luoghi e la maggioranza ne conosce l’ambito di disagio e disagiati che, eventualmente, le occupano.

Sicurezza


Di telecamere ormai siamo circondati. Il problema semmai è sapere quante di quelle installate funzionano realmente, qual è il loro grado di deterioramento, qual’è la percentuale e la tipologia dei guasti delle apparecchiature e della rete a cui sono connesse; qual è la rotazione del personale preposto; quali sono i criteri per l’installazione delle reti e delle telecamere relative; quante volte le telecamere installate sono state utili per la soluzione e/o prevenzione di eventi delittuosi?
Il presidio di PS del Quartiere degli Olmi non è operativo dal punto di vista della prevenzione ma raccoglie denunce ed operare per il rilascio di passaporti. Non opera in termini di specifica pubblica sicurezza e, comunque, non possiede né spazi né personale per un eventuale installazione di strumenti di visione.

I passaggi metropolitani dopo le ore 20.00, vedi la stazione MM di De Angeli, sono chiusi già da tempo.

Per quanto riguarda il poliziotto di quartiere crediamo sia inutile ritornare sul tema: si è trattato di una campagna pubblicitaria del passato governo che non ha mai posto in essere, in maniera seria e continuativa questo servizio. 3.100 sono i poliziotti di quartiere. Per tutto il paese e non per Milano…

Per quanto riguarda il campo nomadi di Muggiano ricordiamo quanto detto, scritto e disatteso dal vice sindaco De Corato e dall’allora assessore Lupi, mese di luglio 1997 sul tema. Altre parole sarebbe opportuno non spenderne ma, per il bene degli abitanti di Muggiano e della zona 7, sarebbe il caso che il regolamento per i nomadi entrasse realmente in vigore, con mezzi e strutture adeguate, senza indugi e senza ulteriori ed inopportune impennate demagogiche.

Per quanto riguarda i nomadi di Via Cardinal Tosi vorremmo sapere se gli stessi sono inopportuni dal punto di vista estetico oppure se hanno manifestato elementi di devianza o se sono stati protagonisti di atti criminali. Nel primo caso ricordiamo l’esposizione quotidiana di prostitute nella stessa via Tosi e, a ulteriore memento, le prostitute che affollano la via Silla in ore notturne e diurne. Non ci risulta che attività di prevenzione e/o repressione siano state messe in atto dalla passata amministrazione per mitigare o sanare il problema.

Cultura

Anche noi del centrosinistra siamo consapevoli dell’importanza della crescita culturale della zona e dei suoi cittadini. A questo proposito, però, vorrei ricordare che per il salone del CTS Olmi, utilizzato per spettacoli di varia natura e qualità, è stato chiesto, da anni, di intervenire in maniera massiccia per la sua riqualificazione. Interventi sono stati posti in essere nella scorsa consigliatura, anche grazie allo stimolo posto in atto dall’opposizione ma non si è pensato, come più volte richiesto, a dotare il palco di quinte, ad acquistare un service audio ed un impianto luci adeguato, a rendere la presenza degli operatori/animatori costante, continua e non precaria come ancora oggi accade.  Ancora oggi nella struttura vi sono due casse audio rese disponibili dal sottoscritto per il ballo degli anziani. Possibile che il Consiglio di zona non possa spendere qualche euro per comperare queste casse se attraverso il ballo si riesce a fare socializzare un buon gruppo di anziani che preferiscono il movimento alla poltrona?

Per quanto riguarda l’Istituto Marchiondi forse è sfuggito l’assegnazione del bando di gara ad un pool di associazioni ONLUS. Pertanto il problema non è cosa fare all’interno della struttura bensì come cooperare con chi ha acquisito il diritto di superficie per 35 anni. Cooperazione che potrebbe portare ad un lavoro sinergico che tenga presente anche delle esigenze culturali dei giovani, integrando le attività che verranno poste in atto dal privato sociale con proposte di questo consiglio di zona. 

Per la funzione delle biblioteche sarebbe opportuno spingere sull’assessore alla cultura affinché renda operativo, con fondi adeguati, il servizio serale, come richiesto da una mozione, da me presentata in consiglio comunale lo scorso anno ed approvata all’unanimità. Oltre a ciò è importante fare in modo che i dipendenti comunali diventino protagonisti delle attività all’interno delle biblioteche e, pertanto, che il loro numero sia adeguato alle necessità ed alle esigenze degli utenti.

Turismo locale ed identità territoriale

Questo è un ambito già ottimamente servito da pubblicistica (vedi i quaderni de Il Diciotto) e da associazioni che da tempo presidiano il territorio (come ACL) oppure da opere didattiche sulle cascine della nostra zona (a cura dei fratelli Angelo e Gianni Bianchi). Questi sono semplici e minimi esempi per ricordare che non mancano le risorse sul territorio bensì è latitante il sostegno economico da parte dell’amministrazione per sostenere progetti a lunga scadenza capaci di modificare la fisionomia economica del territorio in chiave propositiva per nuovi modelli socio-economici. Il problema non solo il conoscere la storia ma valorizzarla per il futuro e per le generazioni che verranno.

Servizi sociali e sanitari

Si parla di nuovi insediamenti di centri anziani per i quali vorremmo comprendere meglio i percorsi che questa maggioranza e questa amministrazione vorrebbe mettere in campo questa maggioranza ricordando che sul tema del no-profit non tutti i soggetti che si pongono in questo campo ci convincono, non tanto per la loro capacità professionale, bensì per la reale natura dello sbandierato no-profit che nasconde, spesso, ottime e versatili attività di business non sempre a favore di coloro che si afferma di “lavorare”.

Tra l’altro mi chiedo se è stato fatto un censimento mirato dei centri anziani disponibili, sul numero degli utenti che li frequentano, sulla tipologia degli anziani, sulle richieste di nuove localizzazioni e nuovi servizi, etc.

Per quanto concerne gli interventi di prevenzione da parte dei medici di base forse, prima di illudere i cittadini circa la possibilità di ottenere chimerici servizi di prevenzione, sarebbe opportuno creare una sinergia con la Regione affinché autorizzi le ASL a mettere a disposizione i medici di base per servizi immaginati. Autorizzazione che, ad esempio, ancora sto attendendo per l’insediamento di un promesso presidio farmaceutico in Muggiano.

Attività giovanili

“la nostra non è una zona a forte rischio di degrado sociale”: questo è indicato nel testo di questo capitolo. Mi chiedo se questa maggioranza conosce il numero dei minori che abitano nella zona 7 e che sono stati segnalati, per varie tipologie di disagio, ai servizi sociali del Comune. Credo che solo dopo avere preso coscienza di questo dato sia possibile impostare una seria e lungimirante attività di prevenzione sul territorio. Ricordo, solo a titolo di cronaca, che quando ero parte attiva di questo consiglio, proposi una ricerca (tra l’altro contrastata da parte di alcuni componenti della maggioranza) sull’atteggiamento nei confronti della legalità da parte di un campione di giovani studenti delle scuole medie superiori della zona. L’intervento venne posto in essere dall’associazione Libera, legata al Gruppo Abele di Don Ciotti. Non ho avuto notizia, dopo il mio ingresso in consiglio comunale, di sviluppi su questo tema.

Attualmente, dati del 2005, ci sono 629 minori seguiti dai servizi sociali del Comune. Questo significa che molti di questi sono stati segnalati dal Tribunale dei Minori e già vivono situazione di forte disagio affettivo e relazionale. Che cosa si pensa di fare per costruire opportunità adeguate nei confronti di questi ragazzi possibili devianti del futuro?  

E chi conosce il numero di anziani non autosufficienti oppure i malati di AIDS della zona? Chi conosce i dati epidemiologici del maggior Ospedale presente in zona? Chi conosce i dati delle persone senza occupazione oppure disabili? Quanti spazi di lavoro su cui impostare una programmazione operativa. Ma su questi temi la maggioranza che intenzioni ha?   

Alla luce di queste situazioni, di questa realtà, che cosa intende, nel concreto, proporre la maggioranza del Consiglio di zona: singoli interventi tampone oppure uno o più progetti a lunga scadenza?

Sport

“In una zona a forte rischio di degrado sociale”: questo è indicato nel testo di questo capitolo, in palese contrasto e contraddizione con quanto indicato nel capitolo precedente. Figlia, questa contraddizione, di mani differenti che hanno elaborato il programma della casa delle libertà della zona 7.

Lo sport è elemento qualificante di crescita umana, sociale e civile. Ma al di là di contributi sporadici importante è il seguire le associazioni sportive per la soluzione dei problemi legati ad eventuali abusi edilizi da sanare; nel dare loro il supporto istituzionale, non solo economico, ad attività di sviluppo logistico; a rendere fattibile la riduzione sensibile della Tarsu, iniquo balzello per chi già vive al limite delle proprie forze economiche; rendere possibile l’utilizzo dell’acqua di falda da parte delle associazioni calcistiche con prestiti del credito sportivo a tassi agevolati.

Parlando di sport non ci si può dimenticare di due realtà importanti della zona. La prima sono gli ippodromi che devono essere salvaguardati insieme all’area verde che rappresentano. La seconda è lo stadio Meazza per il quale ancora l’amministrazione non ne ha deciso, insieme con Inter e Milan, la sorte. Non vorremmo che da questo braccio di ferro snervante ed infinito, ne uscissero sconfitti i cittadini, in particolare quelli residenti nelle aeree limitrofe.

Quelli esposti sono solo alcuni degli spunti su cui porre in atto un confronto, serrato ma serio e leale, per rendere un servizio ai cittadini amministrati e per fare crescere in maniera forte il desiderio di democrazia diretta e partecipata di cui da decenni si parla ma, almeno nell’ambito del decentramento, ben poco si è ottenuto. In questa ottica, allora, sarà necessario lavorare affinché l’amministrazione comunale si impegni, nell’arco di sei mesi, a proporre un nuovo regolamento del decentramento, a portarlo nelle zone tramite l’assessore competente affinché sia possibile discuterlo per giungere ad un documento concordato che divenga il punto di riferimento dell’agire politico nelle zone. Ma prima di iniziare questo percorso vorremmo che il Sindaco, a riprova dell’impegno proclamato all’inizio del suo mandato, si confronti con i Consigli di zona cittadini, in maniera franca ed aperta, affinché sia possibile esprimere le aspirazioni, esigenze, desideri e possibilità inerenti il rapporto tra amministrati ed amministratori. Senza più alibi e con le necessarie responsabilità. D’altra parte il candidato Sindaco Moratti è venuto più volte nella zona 7 nel corso della campagna elettorale. Mi aspetto, ci aspettiamo, ora, che da Sindaco venga ancora più spesso.   

Rosario Pantaleo
Capogruppo de “L’Ulivo”

Giovedì, 21 Settembre, 2006 - 08:33

Istituto Marchiondi

Dalla prima pagina del  Corriere del 21 Settembre, c'è poco da aggiungere.

Il complesso Marchiondi, gioiello dell’architettura anni 50, in pieno degrado. Tra aste e sgomberi Milano, i Rom e i sette palazzi premiati al MoMa di GIAN ANTONIO STELLA Gli americani hanno solo il modellino plastico, e per onorarlo lo hanno esposto al Mo.Ma., il museo d'arte moderna più famoso del mondo. Noi abbiamo l'edificio in muratura, e l’abbiamo abbandonato alle ortiche, alla ruggine, al pattume. Dovesse venire uno studioso straniero a vederlo, sbarrerebbe gli occhi: ma siete matti? E non nel profondo Sud sgarrupato: a Milano. Nella civilissima, elegante, ricca Milano. Ogni tanto i giornali ne parlano. Succede a ogni sgombero. Questa settimana è successo a un gruppo di Rom. Altre volte era toccato a marocchini, albanesi, sudamericani, disperati, tossici e spacciatori di varie nazionalità. Un articolo e via: «Sgomberato l’ex Marchiondi». Poi il silenzio, la polvere, la gramigna infestante si ingoiano tutto di nuovo. Fino alla nuova denuncia del consiglio di zona, al nuovo sgombero, al nuovo spazio sui quotidiani. Magari, come stavolta, col commento del vicesindaco Riccardo De Corato: «Noi volevamo venderlo ma non l’ha voluto nessuno».
Le cose non stanno esattamente così. Ma partiamo dall’inizio. Cioè dal protagonista di queste vicende, il complesso di 7 edifici «Marchiondi» costruito nel 1953 in via Noale, a Baggio, per «rieducare ragazzi difficili e caratteriali». Progettato da Vittoriano Viganò, uno dei più celebri architetti milanesi, è considerato per la scelta del cemento armato «a vista» uno dei capolavori della corrente «brutalista». E come tale è sottoposto a un vincolo della Soprintendenza ai beni architettonici.
Chiuso l’istituto nel 1970, la struttura che appartiene al demanio comunale, cioè a tutti i milanesi, è stata via via abbandonata (tranne un palazzo che fino a tempo fa ospitava un centro per i servizi sociali) al degrado. Al punto che oggi, a vederlo, sembra uno scheletro di quei mostri edilizi costruiti dai regimi comunisti in attesa di essere abbattuto da una ruspa pietosa. Muschio ed erbe infestanti sul cemento, finestre spaccate, stanze che si allagano al primo acquazzone, muri imbrattati delle peggiori schifezze, lavandini e water spaccati. Ogni tanto, dopo qualche sgombero, portano via un po’ di camion di immondizia. Poi, coi nuovi arrivi, l’accumulo di rifiuti riprende. E coi rifiuti la puzza. Ammorbante.
Cosa fare? Davanti all’inarrestabile degenerazione del capolavoro architettonico, il cui recupero peserebbe molto sulle casse pubbliche in anni di magra, il Comune fa sapere nei primi mesi del 2003 di essere disponibile a vendere. Meglio: vista la difficoltà per un ente pubblico di mettere sul mercato una struttura finita sui testi universitari, fa sapere di essere disponibile a cedere il suolo per 35 anni. Un periodo congruo perché chi investe possa recuperare i soldi necessari a una radicale ristrutturazione. Purché gli edifici, s’intende, restino fedeli alla destinazione d’uso. Cioè restino delle scuole. Sorpresa: c’è chi ci sta. È l’International School of Milan. Un istituto di solida tradizione, fondato nel 1957, che ha avuto tra i suoi allievi un pezzo della classe dirigente ambrosiana e larga parte dei figli degli stranieri di passaggio. Oggi ha un centinaio di studenti a Modena, 200 a Monza, 450 a Roma e 1.100 (dalla materna alle medie superiori) a Milano, dove registra alunni di 57 nazionalità. Paolo Formiga, uno dei titolari, spiega il progetto: portare lì tutti i suoi iscritti milanesi, oggi sparsi in quattro diverse sedi.
I primi contatti sembrano delineare un lieto fine in tempi veloci. Palazzo Marino organizza un sopralluogo coi potenziali clienti, offre i vigili ogni volta che è necessario accompagnarli tra quella umanità dolente ma anche violenta di abusivi, chiede all'architetto dell'International School, Anna Cilia, quanto verrebbe a costare la ristrutturazione. Gabriele Albertini precisa in una lettera a Formiga che, ovviamente, vanno rispettate tutte le procedure di legge. Ma l'interesse del Comune c'è. La proposta appare infatti, al sindaco, «molto interessante».
Siamo nel giugno 2003. Da quel momento, di riunione in riunione, di verifica in verifica, di carta bollata in carta bollata, alla faccia di tutti i proclami sull'efficienza della macchina burocratica milanese, le cose cominciano inesorabilmente a farsi lente, lente, lente. Al punto che, dopo l'assicurazione, nel maggio 2004, che entro un paio di settimane sarebbe stata indetta l'asta per la cessione con la formula del «diritto di superficie», l'asta non verrà bandita mai più. Peggio: un anno dopo Palazzo Marino comunica che ha scelto di dare la struttura in «concessione d'uso». Per capirci: in affitto. «Impensabile», risponde Paolo Formiga, «le banche non ci darebbero mai i dieci milioni di euro che servono per i lavori senza neppure l'acquisto del diritto di superficie». A quel punto anche Pasquale Maria Cioffi, il presidente del consiglio di zona, perde la pazienza. E pur essendo legato a Forza Italia, cioè al partito che esprime il sindaco, prende carta e penna e chiede come si possa consentire che l'ex «Marchiondi» venga lasciato a un degrado così umiliante: «Sarebbe questo il nostro marketing urbano? Questo il nostro supporto alla crescita economica e occupazionale? Questa una corretta amministrazione del patrimonio in base ai principi sia del diritto privato sia del diritto pubblico?».
Da allora, passin passino, le cose si sono trascinate stancamente fino a febbraio quando è stato indetto un nuovo bando: chi vuol prendere l'ex Marchiondi in affitto? Che si sappia, si è presentato un solo concorrente, il Consorzio di cooperative sociali. Nel frattempo, sono continuate le occupazioni. Come finirà? Auguri. Una cosa è certa: forse l'International School non era per il Comune l'interlocutore giusto, forse è meglio davvero tentare di concedere quella struttura di Baggio solo in affitto, forse ogni singola lentezza burocratica era obbligata. Ma non si tratta così un'opera tutelata dalle Belle Arti. E soprattutto: perché raccontare «noi volevamo venderlo, ma nessuno lo ha voluto»?
Gian Antonio Stella

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