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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Lunedì, 16 Aprile, 2007 - 17:34

"DICO" la Chiesa deve fare un "salto di civiltà"

GIANNINO PIANA: SU ‘DICO' E QUESTIONE OMOSESSUALE
LA CHIESA DEVE FARE UN "SALTO DI CIVILTÀ"

33839. ROMA-ADISTA. I Dico non demoliscono la famiglia tradizionale fondata sul matrimonio – che è in crisi per altri motivi – ma tentano di garantire i diritti e di far assumere maggiori responsabilità alle persone, sia eterosessuali che omosessuali, che scelgono la convivenza. È l’opinione del teologo Giannino Piana, intervistato da Adista mentre il dibattito sul disegno di legge sui diritti dei conviventi si fa sempre più serrato nella società e, soprattutto, nel mondo cattolico. Piana rifiuta di arruolarsi aprioristicamente fra i difensori del matrimonio a tutti i costi e sposta l’analisi sul piano della ragionevolezza, a partire dalla constatazione che la società, negli ultimi anni, ha subito profonde trasformazioni. E che la proposta dei Dico tenta di venire incontro e di interpretare tali trasformazioni.

Di seguito la nostra intervista a Giannino Piana.

D: Secondo lei i Dico sono realmente una minaccia per la famiglia tradizionale?

R: Non credo. I Dico rappresentano semplicemente il tentativo di garantire diritti e di far assumere doveri a soggetti che hanno scelto di vivere in "unioni civili". Il moltiplicarsi, negli ultimi decenni, di tali scelte rivela senza dubbio uno stato di crisi della famiglia tradizionale fondata sul matrimonio; crisi le cui cause vanno ricercate in ben altre direzioni. I Dico sono semmai la conseguenza di questa situazione di disagio.

D: Il vescovo di Pavia, mons. Giovanni Giudici, ritiene che la crescita delle convivenze – prima o a prescindere dal matrimonio – sia dovuta soprattutto all’aumento della precarietà che colpisce soprattutto i giovani, sempre più in difficoltà a trovare un lavoro stabile e una casa in cui vivere. Lei come si spiega l’aumento delle convivenze e come valuta questo aspetto?

R: La ragione dell’aumento delle convivenze va ricercata in un concorso di fattori diversi, che meriterebbero una grande attenzione e che vanno ricondotti alle profonde e rapide trasformazioni strutturali e culturali che hanno caratterizzato la società in cui viviamo. Quanto afferma mons. Giudici è, al riguardo, pienamente condivisibile. Aggiungerei che ad alimentare il senso dell’insicurezza e della fragilità che conduce molti a privilegiare la convivenza vi è, da un lato, la complessità sociale, che allarga enormemente l’area delle conoscenze e delle relazioni – quanto più si estende le possibilità di scelta tanto più diventa difficile scegliere – e, dall’altro, fenomeni come l’individualismo e la cultura consumista, che attentano alla continuità delle relazioni rendendole sempre più precarie.

D: Il disegno di legge del governo equipara la convivenza eterosessuale a quella omosessuale. Questo passaggio è indigesto a quella parte di cattolici che si oppone al provvedimento. Perché gran parte del mondo cattolico, sostenuto in questo dal Magistero, non incoraggia ancora le unioni stabili fra persone dello stesso sesso quando è la stessa vita quotidiana ad offrirci non pochi casi di coppie omosessuali ben più unite e leali di tante eterosessuali?

R: Il pregiudizio verso l’omosessualità è ancora molto forte, e non solo nella Chiesa. Pur essendovi stato, anche in documenti ufficiali del Magistero, il riconoscimento che esiste un’omosessualità permanente, dunque in qualche misura strutturale, cioè contrassegnata da un vero e proprio modo di essere al mondo, sussiste tuttora una grande resistenza psicologica a riconoscere che l’omosessualità possa dare luogo a scelte di coppia e soprattutto che sia possibile, all’interno di tali coppie, vivere un rapporto affettivo vero e intenso. Il criterio che viene invocato non è quello della verifica della qualità della relazione, della sua autenticità e profondità; è un criterio estrinseco che tende a penalizzare, oggettivamente e in partenza, lo stato omosessuale.

D: La senatrice della Margherita Paola Binetti, durante un programma televisivo, ha definito esplicitamente l'omosessualità una devianza. È deviata una persona omosessuale o l’omosessualità è una condizione normale al pari di quella eterosessuale?

R: In questo la senatrice Binetti non è sola. Sono ancora molti a pensare l’omosessualità come una devianza o diversamente a ritenerla una malattia di tipo psicologico o fisico, che va come tale curata e dalla quale si può guarire. La vecchia interpretazione positivista che riconduceva l’omosessualità alla matrice biologica, insistendo soprattutto sulla presenza di disfunzioni ormonali, sembra ricuperare oggi terreno, sia pure in una prospettiva diversa, facendo cioè riferimento a motivazioni di carattere genetico. Si stenta a considerare l’omosessualità come una condizione normale, perché ci si accosta ad essa con categorie pregiudiziali, come quella di "natura" (e viene allora ritenuta innaturale o "contro natura"), ma soprattutto perché si guarda in astratto al fenomeno omosessuale, quasi fosse del tutto oggettivabile, e si dimentica che in realtà non abbiamo tanto a che fare con la condizione omosessuale ma con persone omosessuali i cui vissuti sono sempre estremamente differenziati e complessi e la cui realtà più profonda rimane, in ogni caso, avvolta (come del resto per le persone eterosessuali) nel mistero.

D: In Italia sono ormai più di 25 i gruppi di credenti omosessuali che, in alcuni casi, sono seguiti da sacerdoti o addirittura da vescovi ausiliari. Che cosa ne pensa di questi fenomeni?

R: Conosco personalmente alcuni di questi gruppi e ho partecipato con una certa frequenza ai loro incontri, ricavandone sempre una grande impressione. Si tratta di persone molto serie che vivono sulla loro pelle, spesso con gravi lacerazioni interiori, la difficoltà di far coincidere identità omosessuale e fede ma soprattutto – perché qui si annidano i maggiori conflitti – identità omosessuale e appartenenza ecclesiale. L’ostinazione con cui, nonostante la rigidità delle posizioni ufficiali della Chiesa, proseguono nel loro cammino è ammirevole e commovente; denuncia, in modo particolare, la grande serietà della loro ricerca e l’autenticità della loro adesione religiosa. Fortunatamente non mancano nella Chiesa sacerdoti, e persino qualche vescovo, che non esitano ad aprire loro le porte, ad ascoltarli e a seguirli. Tuttavia la severità con cui la dottrina della Chiesa continua a condannare il comportamento omosessuale genera ferite insanabili, che spesso acuiscono il senso di colpa con pesanti conseguenze sulla stessa integrità psicologica della persona.

D: Purtroppo, salvo rare eccezioni, i gruppi di credenti omosessuali operano nella più totale clandestinità . Una clandestinità alle volte addirittura autoimposta per paura di essere discriminati o fatti oggetto di violenza in un contesto sociale sostanzialmente ancora ostile. Non ritiene che, se queste esperienze uscissero davvero allo scoperto, potrebbero svilupparsi una conoscenza ed un confronto più sereno sul tema dell'omosessualità a tutti i livelli della vita ecclesiale e sociale, andando così oltre pregiudizi e paure?

R: La risposta è già implicita nella domanda. È davvero auspicabile che si apra un confronto sereno, sia all’interno della Chiesa che nella società, tra eterosessuali ed omosessuali, perché si creerebbero in tal modo le condizioni per sdrammatizzare il problema, ma anche (e soprattutto) perché la reciproca conoscenza favorirebbe la possibilità del rispetto vicendevole e potrebbe dare la spinta a un vicendevole aiuto. Purtroppo siamo ancora lontani da questo traguardo e, nonostante i notevoli passi avanti fatti negli ultimi decenni, il cammino si presenta tuttora pieno di ostacoli non facilmente superabili in tempi brevi. La questione di fondo è culturale: si tratta di creare una mentalità nuova, di dare vita, in una parola, a un vero e proprio salto di civiltà.

Giovanni Panettiere
Lunedì, 16 Aprile, 2007 - 17:15

Seminario Tavola della Pace 4/5 Maggio 2007

23° Seminario nazionale della Tavola della pace

                     Verso la Perugia-Assisi.

                 Per una politica di pace

            Per un pacifismo politico.
                                                                  


 Padova, 4-5 maggio 2007
Civitas, Padova Fiere
    Iscriviti subito.  Clicca su www.tavoladellapace.it
Venerdì, 13 Aprile, 2007 - 17:24

2.500 firme giustificano il razzismo

2.500 firme giustificano l’ennesimo atto di razzismo?
A Chiaravalle esponenti della Lega raccolgono 2.500 firme dalla cittadinanza per cacciare 80 rom.

 
Lo sgombero è stata la politica predominante, ma non si è rivelato una risposta costruttiva ed efficace e nega i diritti della minoranza più discriminata d’Europa. La sequenza di sgomberi avvenuti a Milano negli ultimi anni, per esempio, ha determinato un nomadismo forzato dei rom costretti a spostarsi all’interno dell’area milanese, in condizioni via via più degradate, pericolose e precarie, che ostacolano l’integrazione con il resto della cittadinanza.
 

Via Adda aprile 2004

250 persone

                 Via Caporizzuto giugno 2005                                                                     

                 700 persone

                 Via De Castilla giugno 2005

                 50 persone

                 Nosedo luglio 2005

                 100 persone

                 Via Lecco dicembre 2005

                 270 persone

                 Area ex-Falck settembre 2006

                 250 persone

                 Via Chiasserini ottobre 2006

                 50 persone

                 Via Ripamonti dicembre 2006

                 100 persone
 
Chiediamo che per Chiaravalle non venga applicata la stessa miope politica e che le istituzioni riconoscano possibilità alternative da progettare insieme alle persone rom direttamente interessate.
 
Viene dato per scontato che i rom debbano abitare in baracche o roulotte all’interno di campi isolati, senza considerare la possibilità e il loro diritto di abitare in case e luoghi dignitosi.
Anche oggi che i rom rumeni sono cittadini europei e non possono essere espulsi, mancano risposte efficaci alternative all’abitare precariamente i campi.
In alcune realtà italiane, compresa la Lombardia, sono stati avviati e condotti progetti di autocostruzione che possono tradursi nell’affidamento di aree dismesse o territori a famiglie rom che si costruiscano le proprie abitazioni, oppure nell’acquisto agevolato di terreno.
Perché non provare almeno per Chiaravalle ora una soluzione sperimentale alternativa, individuando nelle aree limitrofe cascinali abbandonati e/o zone dismesse da rivalorizzare con il contributo dei rom? Potrebbe essere un’occasione di confronto per mettere alla prova un modello abitativo diverso.
 
Per discutere le possibili proposte attuate e attuabili è auspicabile che l’assessorato alle politiche sociali e le istituzioni costituiscano un tavolo di confronto con i rom e con tutte le realtà da anni interessate e impegnate nella questione, per:
Ø      affrontare nell’immediato l’emergenza dei campi a Sud di Milano
Ø      confrontarsi sulle modalità abitative alternative ai campi attuali, ad esempio l’autocostruzione
Ø      decidere e attuare interventi per arginare i fenomeni di discriminazione e favorire una integrazione e un confronto civile all’interno della cittadinanza
Ø      affrontare e discutere un’azione a lungo termine sul territorio di Milano per una politica che prevenga situazioni di emergenza.
 
                        Adesioni

Venerdì, 13 Aprile, 2007 - 14:12

La comunità cinese a Milano e le forze dell'ordine

Esprimo anch'io solidarietà alle forze dell'ordine ma anche alla comunità cinese vittima in questi ultimi tempi di veri e propri soprusi portati avanti dagli stessi che dovrebbero garantire ordine e legalità.Prima però di esprimere giudizi occorre ragionare a bocce ferme e lasciare che la Magistratura faccia il suo corso. Non paragoniamo situazioni diverse come quella dei nomadi con la comunità cinese che a Milano vive e lavora da oltre 40 anni. I giornali oggi sono pieni di foto della manifestazione di ieri e devo dire che non sono proprio edificanti per l'uno e l'altro fronte. Legalità e sicurezza devono essere coniugati con la solidarietà e l'accoglienza. Fornisco alcuni dati della comunità cinese a Milano gentilmente raccolti dall'Osservatorio di Milano. A.valdameri consigliere di Zona 6 Lista Fo
I primi cinesi sono giunti a Milano nel 1920  da  WENZHOU, un tempo centro di pesca, oggi centro commerciale che conta 800.000 abitanti. Wenzhou si colloca nel sud della Cina e dista 500 Km. Da Shangai.
Altri 2000 cinesi sono giunti dalla stessa città negli anni 60 – 80 .
Ma l’ondata maggiore si è avuta con le sanatorie degli anni ’90 in occasione delle quali sono giunti cinesi oltre che da Wenzhou anche dal Nord, in particolare da Pechino e Liaoniang.
Attualmente, degli 14.023 cinesi presenti a Milano L’85%  provengono da Wenzhou e il 15% dal nord della Cina.

Chi sono e cosa fanno
La popolazione presente è così suddivisa :
16% sono bambini e adolescenti da 1 a 10 anni.
55% lavoratori dipendenti
4% pensionati
15% commercianti
10% artigiani
Il numero dei pensionati è basso perché la maggioranza preferisce tornare al paese d’origine.
Fra le attività commerciali  troviamo ambulanti, negozianti, grossisti  e ristoratori. Questi sono il numero maggiore, 305, con una punta massima toccata nel 2000 prima della Sars con 387 unità.
Registriamo un numero alquanto ridotto di liberi professionisti ( medici, avvocati che non superano le 40 unità), 10 agenzie immobiliari e 8 agenzie di viaggi.
Non esiste, come da noi, la figura della casalinga, in quanto, ogni donna, oltre a sbrigare le faccende domestiche è impegnata in attività lavorative; Nonostante mediamente in ogni famiglia ci sia 1,83% di figli.
Dove abitano:
Gli artigiani e commercianti abitano, prevalentemente nella zona Sempione, mentre, i lavoratori dipendenti sono distribuiti sulla periferia di Milano in particolare a Quarto Oggiaro e alla Bovisa.
Condizione di salute:
Le malattie più diffuse, come per i milanesi, sono quelle dell’apparato respiratorio causato dall’inquinamento atmosferico. Inoltre un 13% di cinesi oltre i 50 anni soffre di disturbi cardiaci.
Politica e religione :
Il 92% di cinesi che vivono a Milano, concorda con la politica di  del proprio paese anche se una parte lo fa in chiave critica.
Il 62% si dichiarano atei o agnostici, il 22% aderisce alla religioni Buddista, il 16% a quella cattolica.
Complessivamente, dalle attività artigianali e commerciali praticate i cinesi a Milano ricavano un fatturato pari a circa 40.000.000 di euro.
Venerdì, 13 Aprile, 2007 - 06:57

FieraMilanoCity Fà la Cosa giusta!


 Attività in Italia :
Human Development  Onlus  a Fa' la cosa giusta!
Ci sarà anche il nostro stand alla più grande fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili. Ci troverete da venerdì 13 aprile a domenica 15 presso lo stand del CSV Lombardia – FieraMilanoCity - MM1 Amendola Fiera.Venite a trovarci!
Informazioni: www.humandevelopment.it   cell.3337354464  Donatella

Venerdì, 13 Aprile, 2007 - 06:50

Testimonianza Cittadino Milanese

Come cittadino Milanese ritengo increscioso il comportamento dimostrato dalla polizia.
Ho visto decine di macchine della polizia correre sul luogo, uscire dalle macchine con giubotti antiproiettili e correre verso dimostranti pacifici.
Ecessivo l'atteggiamento della polizia anziche contenere la manifestazione hanno caricato (vedere foto di tutti i quotidiani).
Indegnante l'assenza di intervento dell'assessore e del sindaco che limitatamente si è pronunciata in una conferenza stampa.
Da anni si vede un certo tipo di accanimento nei confronti della comunità Cinese che orgogliosamente e faticosamente ha pagato caro l'inserimento e l'acquisto dei locali commerciali, pagando fior di quattrini agli Italiani, che ora li vogliono cacciare.
Sono state create regole di disugualianza e  amisura solo per loro, prima gli allontanano le zone di carico e scarico e poi gli vietano il trasporto della merce sui carrelli, mentre a pochi passi di distanza, macchine mal parcheggiate dei residenti, impediscono da anni il transito a mezzi tranviari senza mai essere ne multati ne rimossi. Come nel caso di oggi, due linee tranviarie, sono state completamente divise, in direzione nord transitavano a ovest della città, mentre in direzione sud a est. Porto la piena solidarietà alla comunità Cinese.
 Sergio  
Giovedì, 12 Aprile, 2007 - 14:23

Cuccagna: al via un buon programma di lavoro

 

Cascina Cuccagna    Sabato 14 aprile ore 14.30

 

CI  DIAMO  UNA  MOSSA !

 
 
Incontro di presentazione e organizzazione di un programma di eventi, iniziative, azioni promozionali da ospitare negli spazi agibili della Cascina Cuccagna da maggio ad agosto prossimi.
 
Sono invitati tutti i collaboratori e gli interessati al Progetto Cuccagna.
 
In particolare sollecitiamo caldamente la presenza
·       di chi desideri proporre proprie iniziative da mettere in calendario,
·       di chi voglia dare una mano, per quello che può, alla realizzazione del programma.
 
Girate l’invito ad amici e conoscenti che pensate possano contribuire.
 
 
CONSORZIO  CANTIERE  CUCCAGNA
 
 
p.s. nell’occasione si potrà prendere visione della nuova brochure di presentazione del Progetto Cuccagna ed avere aggiornamenti sul suo stato di avanzamento.
 
   

Giovedì, 12 Aprile, 2007 - 14:20

Mozione per un intervento urgente per i profughi

La mozione di seguito è stata presentata dal sottoscritto, Alessandro Rizzo Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano, a nome di tutte le consigliere e i consiglieri de L’Unione del Consiglio di Zona 4, sottoscrittori del testo di proposta di deliberazione nella seduta del Consiglio di martedì 3 aprile 2007.

 
MOZIONE
Premesso
che dai primi mesi dell'inverno del 2006 si sono insediati in condizioni precarie e insalubri uomini e donne (oltre 140) provenienti dal Corno d'Africa, emigrate da zone di guerra e soggetti a violazioni gravi dei diritti umani e dei popoli
Considerato in diritto
che i suddetti rifugiati sono protetti formalmente dalla legge dello Stato italiano, in quanto sono stati riconosciuti come titolari dello status e della personalità giuridica, tutelate dalla giurisdizione internazionale di rifugiati con permesso d'asilo, umanitario e politico.
Considerato di fatto
la permanenza dei rifugiati in una caserma, non dotata dei servizi di primaria necessità, come la luce, la fornitura del gas, le condutture dell'acqua e
Vista
anche l'assenza totale del servizio di pulizia dei locali e degli spazi adiacenti alla struttura elargiti da parte dell’AMSA,
Preso atto
dell'assenza e della mancanza assoluta di un programma serio e coerente predisposto finalizzato all'accoglienza sociale e lavorativa, e l'impossibilità per i medesimi di accedere a servizi sanitari e sociali, disponibili per la cittadinanza
 
Considerato di fatto
che esistono fondi predisposti da parte del governo per il riconoscimento dei diritti e per la predisposizione di programmi di inserimento e di tutela dei diritti sociali e delle esigenze rientranti nell'obbligo internazionale di ospitalità dei rifugiati politici
Si invita e si esorta
 
il settore politiche sociali del Comune di Milano e l'assessorato alle politiche sociali di predisporre con carattere di urgenza un Piano di intervento e di accoglienza per le rifugiate e i rifugiati presso l'ex caserma di Viale Forlanini, oggi in stato ai degrado e di abbandono fatiscente, affinchè si possano trovare soluzioni immediate e dirette per questa insostenibile situazione, intollerabile secondo il diritto internazionale, e affinchè si possa permettere loro di ricostruirsi un'esistenza dignitosa e di eguali rispetto alla comunità.

Lunedì, 9 Aprile, 2007 - 10:13

Dove sono i consiglieri comunali ?

Da tempo sono aperti diversi forum con discussioni importanti che toccano diverse realtà, la democrazia, i consigli di zona, il modo di vivere a Milano, i tanti problemi, ecc.Non ho mai visto - se non in un caso - una qualche risposta e/o intervento di un consigliere comunale sia esso di maggioranza o di opposizione, di centrosinistra o di centrodestra. Come mai?.Forse il dibattito che si svolge non interessa, è poco "coinvolgente" da necessitare che un consigliere comunale sia distolto dal suo alto compito e provi a gettare uno sguardo in basso?. Eppure tanti spunti potrebbero venire dagli interventi, ma soprattutto facendo circolare le idee, proposte, suggerimenti, che si attua anche quella che si chiama democrazia partecipata.Invito i consiglieri comunali a prestare un pò più di attenzione e se possibile dare quelle risposte che i cittadini si aspettono. A.Valdameri

Giovedì, 5 Aprile, 2007 - 01:12

Fidel e il futuro del mondo

RIFLESSIONI DEL PRESIDENTE FIDEL CASTRO
Più di tre miliardi di persone nel mondo condannate ad una morte prematura
Non si tratta di una cifra esagerata ma, semmai, prudente. Ho meditato molto su questo dopo la riunione tra il presidente Bush e i fabbricanti nordamericani d’automobili.
Lunedì 26 marzo la sinistra idea di trasformare gli alimenti in combustibile è stata definitivamente fissata come linea economica della politica estera statunitense.
Il testo di un dispaccio della AP, agenzia di stampa nordamericana che arriva in ogni angolo del mondo, recita:
“WASHINGTON, 26 marzo (AP). Il presidente George W. Bush ha elogiato lunedì i vantaggi delle automobili funzionanti con etanolo e biodiesel, durante una riunione con i fabbricanti di veicoli in cui ha cercato di dare impulso ai suoi piani di combustibili alternativi.
“Bush ha detto che un impegno dei leaders dell’industria automobilistica nazionale per duplicare la produzione di veicoli a combustibile alternativo aiuterebbe a far sì che gli automobilisti abbandonino i motori funzionanti a benzina, riducendo la dipendenza del paese dal petrolio d’importazione.
“’È un grande progresso tecnologico per il paese’, ha detto Bush dopo aver ispezionato tre veicoli a combustibile alternativo. Se la nazione vuole ridurre il consumo di benzina, il consumatore deve avere la possibilità di prendere una decisione razionale.
“Il Presidente ha sollecitato il Congresso ad avanzare rapidamente nell’introduzione di una legislazione proposta recentemente dal Governo per ordinare l’uso di 132 miliardi di litri (35 miliardi di galloni) di combustibile alternativi per il 2017 e per imporre parametri più esigenti di consumo del combustibile nelle automobili.
“Bush si è riunito con il presidente del consiglio e direttore generale della General Motors Corp., Rich Wagoner; con il direttore generale di Ford Motor Co., Alan Mulally e con il direttore generale del gruppo Chrysler di Daimler Chrysler AG, Tom LaSorda.
“I partecipanti all’incontro hanno discusso misure atte a sostenere la produzione di veicoli a combustibile alternativo, dei tentativi per sviluppare l’etanolo a partire da fonti come l’erba e la segatura e una proposta per ridurre del 20% in dieci anni il consumo di benzina.
“Gli incontri si sono svolti in un momento in cui il prezzo della benzina è in aumento. Lo studio più recente dell’organizzazione Lundberg Survey segnala che il prezzo medio nazionale della benzina è aumentato di 6 centesimi per gallone (3,78 litri) nelle ultime due settimane, arrivando a 2,61 dollari”.
Penso che ridurre e riciclare tutti i motori che consumano elettricità e combustibile sia una necessità elementare e urgente di tutta l’umanità. La tragedia non consiste nel ridurre questi costi energetici, ma nell’idea di trasformare gli alimenti in combustibile.
Oggi si sa con precisione che una tonnellata di mais può produrre in media soltanto 413 litri di etanolo, equivalenti a 109 galloni.
Il prezzo medio del mais nei porti degli Stati Uniti è di 167 dollari la tonnellata. Sono pertanto necessari 320 milioni di tonnellate di mais per produrre 35 miliardi di galloni di etanolo.
Il raccolto del mais negli USA nel 2005, secondo i dati della FAO, è arrivato a 280,2 milioni di tonnellate.
Anche se il Presidente parla di produrre combustibile a partire dall’erba o dai trucioli del legno, chiunque capisce che si tratta di frasi assolutamente irrealistiche. Ripeto: 35 miliardi di galloni significano un 35 seguito da nove zeri!
Seguiranno poi dei begli esempi di ciò che conseguono gli sperimentati e ben organizzati agricoltori degli Stati Uniti rispetto alla produttività di ogni uomo ed ogni ettaro: il mais trasformato in etanolo; i residui di questo mais trasformati in mangime per gli animali con il 26% di proteine; gli escrementi del bestiame utilizzati come materia prima per la produzione di gas. Ma questo, dopo ingenti investimenti, è alla portata solamente delle imprese più poderose, dove tutto deve ruotare attorno al consumo d’elettricità e combustibile.
Applicate questa ricetta ai paesi del Terzo Mondo e vedrete quante persone non consumeranno più mais tra le masse affamate del nostro pianeta. O peggio: concedete ai paesi poveri prestiti per finanziare la produzione di etanolo dal mais o da qualsiasi altro tipo di alimento e non rimarrà in piedi nemmeno un albero per difendere l’umanità dal cambiamento climatico.
Altri paesi della parte ricca del mondo hanno programmato di usare non solo mais, ma anche grano, semi di girasole, di colza ed altri alimenti per la produzione di combustibile. Per gli europei, per esempio, sarebbe redditizio importare tutta la soya del mondo allo scopo di ridurre il consumo di combustibile delle loro automobili ed alimentare i loro animali con i residui della detta leguminosa, particolarmente ricca di tutti i tipi di aminoacidi essenziali.
Gli alcool venivano elaborati a Cuba come sottoprodotto dell’industria zuccheriera, dopo aver praticato tre estrazioni di zucchero al succo della canna. Il cambiamento climatico sta già danneggiando la nostra produzione di zucchero. Grandi siccità si alternano con piogge record, che appena permettono di produrre zucchero per cento giorni, con rese adeguate nei mesi del nostro assai moderato inverno e così manca zucchero per ogni tonnellata di canna o manca canna per ogni ettaro, a causa della prolungata siccità nei mesi di semina e coltivazione.
In Venezuela userebbero l’alcool non per l’esportazione, ma per migliorare l’impatto ambientale del loro combustibile. A prescindere dall’eccellente tecnologia brasiliana per produrre alcool, a Cuba l’impiego della detta tecnologia per la produzione diretta di alcool a partire dal succo della canna è soltanto un sogno o una stravaganza di coloro che si fanno illusioni su quest’idea. Nel nostro paese, le terre dedicate alla produzione diretta di alcool possono essere molto più utili nella produzione di alimenti per il popolo e nella protezione dell’ambiente.
Tutti i paesi del mondo, ricchi e poveri, senza eccezione alcuna, potrebbero risparmiare miliardi di dollari in investimenti e combustibile semplicemente sostituendo tutte le lampadine incandescenti con lampadine fluorescenti, cosa che Cuba ha fatto in tutti i focolari domestici del paese. Ciò rappresenterebbe una boccata d’ossigeno per resistere al cambiamento climatico senza provocare la morte per fame delle masse povere del mondo.
Come si può vedere, non uso aggettivi per qualificare il sistema ed i padroni del mondo. Questo lo sanno fare in modo eccellente gli esperti in informazione, scienze socio-economiche e politiche onesti che nel mondo abbondano e che studiano costantemente il presente ed il futuro della nostra specie. Sono sufficienti un computer e le sempre più numerose reti Internet.
Oggi ci troviamo di fronte per la prima volta ad un’economia veramente globalizzata e ad una potenza dominante nel terreno economico, politico e militare, che non assomiglia in niente alla Roma degli imperatori.
Qualcuno si chiederà perchè parlo di fame e sete. Rispondo: non si tratta dell’altra faccia di una moneta, ma di varie facce di un altro oggetto, come può essere un dado a sei facce, o un poliedro con molte più facce.
Mi avvalgo in questo caso di un’agenzia ufficiale di notizie, fondata nel 1945 e generalmente ben informata sui problemi economici e sociali del mondo: la TELAM. Cito testualmente:
“Circa due miliardi di persone, da qui a 18 anni, abiteranno in paesi e regioni dove l’acqua sarà un lontano ricordo. Due terzi della popolazione mondiale potrebbero vivere in luoghi dove questa scarsità potrebbe produrre tensioni sociali ed economiche di una tale portata da provocare guerre per il prezioso ‘oro azzurro’.
“Negli ultimi 100 anni l’uso dell’acqua è aumentato ad un ritmo due volte superiore al tasso di crescita della popolazione.
“Secondo le statistiche del Consiglio Mondiale dell’Acqua (WWC è la sigla in inglese), si stima che nel 2015 il numero di abitanti colpiti da questa grave situazione aumenterà fino a raggiungere i 3 miliardi e 500 milioni di persone.
“L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha celebrato il 23 marzo la Giornata Mondiale dell’Acqua, chiamando ad affrontare da quello stesso giorno la scarsità mondiale del prezioso liquido, con il coordinamento dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione (FAO), con l’obiettivo di sottolineare la crescente importanza della mancanza d’acqua a livello mondiale e la necessità di una maggior integrazione e cooperazione, che permettano di garantire una gestione efficiente delle risorse idriche.
“Molte regioni del pianeta stanno soffrendo una grave scarsità d’acqua e vivono con meno di 500 metri cubici per persona all’anno. Sono sempre di più le regioni che soffrono della cronica mancanza del vitale elemento.
“Le principali conseguenze della scarsità dell’acqua sono la sua insufficiente quantità per la produzione di alimenti, l’impossibilità dello sviluppo industriale, urbano e turistico ed i problemi di salute”.
Fin qui il dispaccio della TELAM.
Non menzionerò in quest’occasione altri importanti fatti, come i ghiacci che si sciolgono in Groenlandia e nell’Antartide, i danni alla fascia dell’ozono e la crescente quantità di mercurio in molte specie di pesci che vengono consumati abitualmente.
Esisterebbero altri temi da affrontare, ma con queste righe ho voluto soltanto fare un commento sulla riunione del presidente Bush con i principali dirigenti delle compagnie automobilistiche nordamericane.
28 marzo 2007
(Traduzione Granma Int.)
 

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