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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Martedì, 21 Agosto, 2007 - 11:01

Da Milano Libera un filmato di Piero

Vi rendete conto a che punto siamo arrivati? Ho visionato il filmato (http://guerrillaradio.iobloggo.com/) dove Piero Ricca, un caro amico che conosco da tempo, da sempre battutosi per la tutela della giustizia e della legalità, dell'operato della magistratura, attaccata da coloro che, nella scorsa legislatura di centrodestra, in primis l'ex presidente del consiglio Berlusconi, ne volevano asservire l'azione per promuovere un'impunità diffusa per reati commessi e a loro contestati, contesta come libero cittadino il suo diritto di critica e di dissenso verso la scelta dell'amministrazione comunale di avere nominato assessore alla cultura Vittorio Sgarbi, in quanto pregiudicato e "condannato nel 1996 a 6 mesi e 10 giorni definitivi con sentenza della Pretura di Venezia per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, per produzione di documenti falsi e assenteismo mentre era dipendente del Ministero dei Beni culturali, con la qualifica di funzionario ai Beni artistici e culturali del Veneto, e condannato a pagare un indennizzo fissato dalla corte". Piero volantinava nel filmato davanti a Palazzo Marino, alla sede dell'assessorato alla cultura, e rendeva informata la cittadinanza di questo precedente penale che riguarda un uomo che amministra il Comune, il cui profilo personale dovrebbe essere trasparente per la popolazione, soprattutto la propria fedina penale, data la funzione pubblica che esso esercita. L'assessore Sgarbi, sceso in piazza, invece di chiarire e ribattere con metodo urbano ai fatti a lui imputati, certi dato che sono scritti in sentenze di tribunali, ha incominciato a dileggiare con violenza verbale Piero Ricca, con attributi che evidenziano l'arroganza e la prepotenza del soggetto. Sgarbi ha incominciato a considerare Ricca un pregiudicato in quanto aveva dato del "buffone" a Berlusconi nel giorno dell'udienza al processo sul caso SME, causa per la quale Berlusconi avrebbe dovuto dimettersi dalla carica di presidente del consiglio per sottoporsi al giudizio della magistratura, invece di proseguire nella propria funzione cercando di eludere l'azione giudiziaria a suo carico. Sappiamo tutte e tutti che Piero che non è stato condannato per un reato non commesso e per il quale aveva ricevuto la denuncia del cavaliere nero. Penso che questo comportamento sia intollerabile e che dimostri come il potere venga esercitato in modo arbitrario considerando la città al proprio servizio, aumentando il numero di collaboratori stipendiati con lauti guadagni, scialaquando il patrimonio pubblico per propri interessi, attaccando con costanza, come nel caso di Sgardbi, i servitori dello Stato, ossia i Giudici e i Magistrati che hanno posto, ai tempi di tangentopoli, la propria professione e il proprio operato per una moralizzazione dei costumi nell'Italia vituperata da una classe di briganti. Sgarbi nel filmato oltre a negare quanto scritto nella sentenza attacca la figura del Giudice Caselli e del pool di Mani Pulite, in quanto "hanno incarcerato degli innocenti", che sono stati tutti considerati, invece, rei di aver commesso i più gravi reati amministrativi e penali ai danni dello stato e, quindi, del contribuente, della struttura democratica. Vogliamo ritornare alla nostra memoria "Sgarbi quotidiani", ossia quella trasmissione condotta da Sgarbi in cui attaccava costantemente e pesantemente persone al servizio dello stato e della Magistratura nel loro operato?
Ricordiamo tutti che la corruzione che si annida nelle istituzioni è fonte di pregiudizio alla democrazia di un Paese.
Penso che quanto mai sia doveroso considerare come necessaria una norma che vieti a persone pregiudicate o con pendenze in giudizio di assumere funzioni amministrative e istituzionali, in quanto chiaramente la propria attività e la propria funzione sarebbe utilizzata per assicurare a sè stessi un'area di impunità e chiaramente reati di questo tipo, quali quelli verificati come sussistenti a carico del soggetto, non possono essere visti come propedeutici all'esercizio di una funzione pubblica quale quella di assessore.
Dico questo con cognizione di causa, e con una certa sicurezza, forte di una pronuncia insindacabile quale quella del Tribunale, il terzo organo per eccellenza del nostro Stato costituzionale e repubblicano, autonomo, indipendente, e soprattutto evidenziando la persistenza di un comportamento arrogante da parte di un soggetto che, per l'attività esercitata amministrativa, dovrebbe quanto mai rendere edotta la cittadinanza del proprio precedente giudiziario, soprattutto se i reati di cui è stato condannato, sono di tipo penale amministrativo.
Povera Patria, la canzone di Battiato, fa da cornice a questo filmato: dileggiata e vituperata da coloro che ancora manifestano un comportamento medioevale nell'esercizio del proprio potere.

Penso che Milano abbia bisogno di cambiare e voltare pagina, pena la caduta totale in un'epoca di barbarie e di inciviltà irreversibile.

Alessandro Rizzo

Giovedì, 9 Agosto, 2007 - 09:31

Caro libri: il Comune di Milano dov'è?

Siamo ad agosto in piena pausa vacanziera: tranquillità, riposo e rilassamento sono all'ordine del giorno di un necessario distacco dalle attività lavorative e dagli impegni che ci oberano quotidianamente nei mesi invernali e lavorativi. E' tempo di pausa e di riposo anche per le nostre ragazze e i nostri ragazzi, in attesa di risentire la campanella di inizio delle lezioni a settembre. Ma il mese di settembre non è sinonimo di novità, di un anno scolastico all'avvio, di nuove opportunità, nuove conoscenze, occasioni di conoscenza e di crescita: è, anche, e perdipiù, sinonimo di "spesa". Da tempo ormai grava sulle casse di ogni nucleo familiare l'onere dell'acquisto di nuovi libri, sempre edizioni aggiornate, fin troppo aggiornate dato che se in Europa, in Germania in particolare, un'edizione dura sei anni, in Italia ogni anno qualche novità deve essere aggiunta al già cospicuo e copioso numero di libri scolastici in possesso. Non solo: occorre evidenziare che il mercato editoriale italiano gode di un aumento progressivo dei prezzi di vendita, senza nessun tipo di calmiere dei medesimi, in un'ottica di pieno accoglimento dei ritmi del mercato libero. Alcune Regioni, il Lazio e il Friuli Venezia Giulia, alcune città, Roma e Genova, e alcune province hanno dato avvio a una forma nuova e direi fino a oggi considerata buona di risoluzione di questo problema: il comodato d'uso. E' un contratto vero e proprio firmato dalle famiglie e dall'istituto, attivo per le elementari e per le scuole medie inferiori  superiori, finalizzato a dare in concessione gratuita o quasi libri scolastici ai ragazzi con il compito e l'impegno di riconsegnarli in buono stato alla chiusura delle scuole. E', questa, un'iniziativa che interessa fortemente le istituzioni locali, impegnate a monitorare i reali bisogni, a censire i reali livelli di reddito funzionali a esaminare la sussistenza della necessità di essere beneficiati dal comodato, le famiglie, i docenti, che devono limitare la loro lista a libri già in possesso, senza adire ad altre edizioni nuove e, a detta della moltitudine, inutili aggiunte al patrimonio bibliografico già in possesso e in adozione, i ragazzi, che saranno responsabilizzati a custodire con la logica del "buon padre di famiglia" possiamo dire i libri a loro consegnati dagli istituti.
I quattro attori interessati sono collegati dall'interesse a rendere questo esperimento funzionante e ottimale per risolvere un aggravio annoso per le finanze delle famiglie.
Il Ministero della Pubblica Istruzione, l'anno scorso, aveva già avviato un percorso normativo utile a rendere i prezzi alla vendita delle edizioni scolastiche sottoposte a un calmiere, determinando anche dei limiti riguardanti la grandezza delle stesse, in Italia abbiamo libri con il 200% in più di pagine per edizione rispetto ai cugini europei, e la loro rinnovabilità, se così possiamo dire, ossia la loro ristampa, fonte, questo, di lauti guadagni per le imprese editrici stesse.
Il comodato d'uso, però, deve affiancare questo importante impegno assunto dal Governo e dal Ministero, e deve essere promosso dagli Enti Locali in modo congiunto, in totale condivisione del lavoro di monitoraggio e di censimento delle necessità sociali esistenti, affinchè si possa dare un'equa e distribuita diffusione sul territorio, nonchè uno sviluppo adeguato e omogeneo, senza creare sacche di soggetti non beneficianti, costituendo, così, fenomeni di discriminazione e di esclusione da un progetto che deve essere universalmente adottato con criteri unici e linee di indirizzo comuni.
Milano cosa intende fare? Il Comune cosa vuole proporre a proposito, essendo Milano, la città dove i costi della vita aumentano ogni anno progressivamente, dove diventa sempre più difficile sopravvivere, dato il caro vita complessivo, comprensivo non solo del caro libri, ma anche del caro casa, anche della cara mobilità, del caro prezzi di consumo. Non abbiamo ancora avuto risposte adeguate e funzionali a rendere questo progetto attautivo nel nostro territorio, sebbene ci sia l'ampia disponibilità della Provincia di Milano ad avviare questa proposta efficace, in sinergia con altri contesti locali e territoriali. Vorrei che si potesse dare una soluzione a partire dal prossimo anno a questa piaga, senza attendere che ulteriori e ultranei oneri sociali ed economici gravino sulle spalle delle famiglie a reddito più basso. Si deve chiedere all'assessorato all'istruzione del Comune se esiste un progetto che faccia fronte a questo problema, quali siano le intenzioni messe in atto per rendere operative forme alternative che diano soluzione al caro libri, quali sono le linee di indirizzo esistenti in merito, quali i criteri di censimento dei bisogni che vengono perseguiti per poter dare reale efficacia al provvedimento, se è stato considerato il comodato d'uso metodo utile a primario per risolvere questa problematica, i tempi e la durata del provvedimento adottabile, chi sono i beneficiari a cui il provvedimento si deve rivolgere. E, chiosando, posso considerare che, nonostante avessimo una sindaca che è stata ministra dell'istruzione, promotrice di una riforma che, a mio avviso, ma non solo mio, ha maggiormente acuito le differenze sociali, costituendo una scuola di classe, nessun tipo di intervento e di dichiarazioni di intenti è presente sul tavolo ed è stato presentato come funzionale a risolvere questo problema: dobbiamo attendere altri mesi, rendendo vano ogni tipo di provvedimento a riguardo e regalando alle nostre famiglie un altro anno di dispendio inutile di soldi per acquistare ultime edizioni? Se ci si infarcisce le proprie dichiarazioni retoriche di parole enfatizzanti il ruolo della famiglia come elemento principale di costruzione di una società, luogo fisico e sentimentale considerato inviolabile, tanto da organizzare poderose manifestazioni di pura propaganda ideologica, si dovrebbe, conseguentemente, provvedere ad avviare seri progetti e programmi funzionali a risolvere il gravoso onere economico a cui i nuclei familiari sono soggetti. Ma penso che dalle parole ci sia sempre un mare di distanza rispetto alla realizzazione dei fatti.

Alessandro Rizzo

Mercoledì, 8 Agosto, 2007 - 12:00

GUIDA PER STUDENTI FUORI SEDE IN CERCA DI CASA

GUIDA PER STUDENTI FUORI SEDE IN CERCA DI CASA

www.studenti.it

Quando si entra a far parte della "grande famiglia" degli studenti fuori sede e si sceglie un'ateneo lontano da casa in una grande città, il disorientamento iniziale è inevitabile. Gli alloggi universitari sono pochissimi ed è difficile aggiudicarsene uno, i prezzi di quelli privati sono alti così come i prezzi di libri, iscrizione universitaria e trasporti. La situazione però migliora quando si scelgono centri più piccoli, meno dispersivi e più a dimensione di studente. Qui è più facile reperire informazioni e anche la quotidianità - sia dentro che fuori l'ateneo - è molto più vivibile.

> COME CERCARE CASA?
Il consiglio è quello di cercare un alloggio con parecchio anticipo. Se vi trasferirete ad ottobre è opportuno muoversi già verso maggio-giugno. In questo periodo, infatti, molte case e stanze si liberano e c'è molta più scelta. Senza fretta sarà più facile trovare la sistemazione che meglio si adatta alle vostre esigenze, per posizione e prezzo.

Le offerte più interessanti si trovano nelle bacheche di facoltà dove ogni giorno decine di persone pubblicano i propri annunci di cerco/offro alloggio, libri, ripetizioni... In alternativa ci sono giornali specializzati (quando arrivate nella vostra città universitaria chiedete in edicola) oppure può essere utile la ricerca su internet (vedi gli annunci delle città studentesche su studenti.it con centinaia di offerte oppure utilizza il servizio del CercaCasa). Ogni ateneo oggi ha il proprio sito internet e quelli più sensibili alle esigenze degli studenti hanno anche una bacheca virtuale, ovvero un forum all'interno del quale gli studenti possono incontrarsi e pubblicare i propri annunci.

Potete anche tentare la strada degli alloggi universitari cercando di approfittare del decantato "diritto allo studio"; ogni regione ha una propria struttura denominata ARDSU (Azienda Regionale Diritto allo Studio Universitario) o EDISU ( Ente Diritto Studio Universitario) disponibile anche sul web. Se lo cercate a Roma, ad esempio, andate su www.google.it ed inserite nel motore di ricerca "Diritto allo studio a Roma". Oltre agli alloggi vengono messi a disposizione contributi finanziari, servizi di ristorazione e prestiti agevolati.

> COME RISPARMIARE
Sempre presso le bachehche universitarie -individuatele il prima possibile perchè vi saranno utilissime durante tutto il percorso di studi - sono presenti annunci di persone che vendono libri usati, fotocopie di appunti e dispense di seminari. Acquistare il materiale didattico in questo modo, ovviamente, vi farà risparmiare moltissimo.
Gli Enti per il Diritto allo Studio mettono a disposizione servizi di mensa piuttosto buoni ai quali possono accedere tutti gli studenti anche se, il prezzo che andranno a pagare, varierà a seconda del reddito dichiarato (così come le tasse universitarie).
Anche sugli abbonamenti mensili per bus e metro potrete risparmiare, anche se requisiti e modalità con cui potrete farlo variano da città a città. A Roma, ad esempio, solo gli studenti universitari residenti pagano l'abbonamento mensile 18€ anzichè 30€, mentre altrove è sufficiente essere "studenti universitari".
Una iniziativa degna di nota rivolta agli studenti fuori sede è quella della Mutua Studentesca che ha realizzato la Carta Salute, un servizio di assistenza sanitaria che permette di usufruire dei servizi sanitari minimi senza cambiare il medico (per informazioni: http://mutua.studenti.it oppure 06. 44265625).

> COME GUADAGNARE
Se diventerete dei bravi studenti, in regola con gli esami e con una discreta media, potrete accedere alle borse di collaborazione per servizi di orientamento, tutorato e placement (SOrT), in genere 150 ore per circa 1000€.
Fuori dalle mura universitarie, il lavoro verso il quale sono più orientati gli studenti generalmente è quello presso pub e ristoranti perchè permette di lavorare la sera senza nulla togliere allo studio e alla frequenza delle lezioni. Per lavorare a contatto con gli alimenti è però necessario il libretto sanitario, un documento che certifica che siete in salute e che potete lavorare a contatto con il pubblico. Questo va fatto presso la ASL del proprio comune di residenza, quindi se avete in mente di cercarvi un'attività di questo tipo procuratevelo prima di lasciare la vostra città.

Martedì, 7 Agosto, 2007 - 11:31

Violenza omofoba: reprimerla ora con la solidarietà

La recrudescenza di violenza omofoba si estende in tutta Italia: diversi sono i casi di maltrattamenti e di attacchi fisici e verbali nei confronti di coloro che hanno manifestato liberamente il proprio orientamento sessuale. Le conseguenze sono state varie diverse, fino ad arrivare al suicidio, come è stato per una ragazza incompresa dai propri genitori, che le vietarono di vedere e frequentare la propria ragazza, e derisa ed emarginata a scuola dai propri coetanei.
E' quanto mai sconcertante che ancora nel Terzo Millennio si possano leggere fatti e notizie di questo calibro: nessuno ricorderà le baribarie a cui furono sottoposti omosessuali e lesbiche sotto i regimi omicidi nazifasciti, le deportazioni di massa a cui furono soggetti. Il triangolo rosa è una testimonianza: l'Italia è vittima di un pregiudizio che è come una forma cancerogena per il progresso umano e civile del nostro Paese, in consonanza con l'articolo 3 della Costituzione, ossia l'eguaglianza delle persone a prescindere da credi religiosi, da ideologie, da orientamento sessuale, da genere. Penso che occorra predisporre misure e provvedimenti atti a perseguire penalmente con azioni investigative di polizia gli autori di questi atti ignominiosi, aberranti, di intolleranza e di persecuzione verso gli omosessuali. Negli Stati Uniti d'America come in Svezia e in Norvegia sono stati istituiti speciali corpi della polizia di stato con il compito di indagare e di reprimere fenomeni di questo genere, episodi odiosi di questa portata: in Italia esiste un'interrogazione, firmata in primis dall'onorevole Grillini e dall'onorevole Luxuria, dove si chiede espressamente al Ministro degli Interni di provvedere a costituire in Italia un simile servizio di stato, con personale preposto e specializzato per accogliere denunce e per perseguire reati di questo genere. Ma, come scrive Luca Trentini dell'Arcigay, occorre anche prevedere forme di prevenzione culturale e di sviluppo di una solidarietà sociale utili a prevenire reati di violenza omofoba e a sostenere psicologicamente e socialmente le vittime di questi atti odiosi e brutali. Occorre definire un percorso che renda forza e vigore al concetto e al principio di diversità, di tolleranza, di eguaglianza, di giustizia sociale, di cultura delle diversità, tramite azioni informative e formative, tramite proposte politiche chiare, tramite eventi e iniziative di conoscenza e di confronto, reprimendo ogni forma e ogni fonte che possa indurre a forme di intolleranza omofoba, di discriminazione e di persecuzione. Esistono e persistono nell'informazione odierna e quotidiana messaggi, subliminali o meno, che inducono a considerare il diverso come soggetto da emarginare, deridere, schernire. La violenza è un elemento troppo presente nella comunicazione mediatica massiva: un'informazione è equa se riesce a trasmettere in modo diretto e documentato la realtà sociale e civile quotidiana. Occorre che ci sia solidarietà diffusa, tramite un'azione propedeutica comune che sappia considerare le vittime di queste brutalità barbare come soggetti deboli in un contesto di intolleranza e persecuzione omofoba, alimentata da una diffusa strumentalizzazione di forze politiche che fanno della violenza la propria bandiera, che alimentano l'odio e l'emarginazione a fini elettoralistici e di consenso populista. Si proceda a tamponare in qualche modo una deriva violenta che rischierebbe di alterare la convivenza civile e sociale e di produrre fenomeni ulteriori di discriminazione verso coloro che vengono considerati come "diversi", perchè semplicemente esprimono forme e modi alternativi di vivere liberamente la propria esistenza: come scriveva Martin Niemöller se oggi non procedo per difendere un altro da atti di intolleranza e persecuzione solamente perchè quell'altro non appartiene alla mia "categoria" sociale, culurale, etnica, civica, sessuale, un giorno verrà che attaccheranno anche me violentemente e non avrò nessuno su cui valermi per potermi difendere in modo proficuo e determinato.

Alessandro Rizzo

La risposta di noi “froci di merda”
Da "Pegaso 09"

Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad una forte recrudescenza di manifestazioni omofobe, ad un vertiginoso aumento di atti di violenza contro persone omosessuali.
Il 15 maggio Paolo Ferigo, presidente di Arcigay Milano, viene aggredito in una pizzeria con pugni, schiaffi e minacce di morte. 13 maggio, Torre del Lago Marco, 27 anni, viene picchiato dopo un bacio con il fidanzato. 11 maggio, Padova, il vicepresidente di Arcigay Udine subisce un'aggressione. A Roma il 7 maggio un ventiduenne viene pestato da un gruppo di coetanei per aver rivolto loro un apprezzamento. Il 18 maggio a Rovigo aggressione ad un ragazzo di 21 anni da un gruppo di giovani vicini all'estrema destra. 20 maggio: viene rinvenuta una scritta sulla sede di Arcigay Grosseto «Froci di Merda». 11 maggio: Matteo Marliani, presidente di Arcigay Pistoia e candidato alle amministrative, trova tre volantini intimidatori: «Fuori i pervertiti da Pistoia, mai un finocchio in comune, difendiamo la famiglia tradizionale». In una scuola media il 28 aprile un ragazzino di 12 anni finisce all'ospedale dopo essere stato aggredito da un compagno che lo tormentava dicendogli: «sei gay», a poca distanza dalla tragedia di Torino: Matteo, 16 anni, si toglie la vita a causa del bullismo.
Come Associazione che si occupa della dignità delle persone omosessuali dobbiamo saper rispondere in modo efficace, competente e determinato a questa campagna d'odio.
Prima di tutto un'azione sociale. I nostri comitati provinciali devono essere i referenti primi di chiunque subisca aggressioni omofobe. Dobbiamo stimolare la capacità di offrire una solidarietà concreta, essere d'appoggio e di sostegno a tutte le vittime. Il primo livello di intervento infatti è quello umano e psicologico: chi è oggetto di violenza deve sentirsi accolto, appoggiato, capito e difeso da una realtà forte ed accogliente, deve riconoscerci come soggetto credibile ed efficace di denuncia sociale: dobbiamo cancellare la percezione di isolamento che spesso colpisce le vittime e farli sentire parte di una comunità che li tutela.
Il secondo livello è l'azione legale. Sappiamo bene che la grande maggioranza degli episodi di violenza rimangono impuniti a causa della paura delle vittime di un'esposizione indesiderata. Da questo punto di vista è fondamentale stimolare la denuncia, dare sostegno legale alle vittime, proporre iniziative di tutela, monitorare casi e realtà, formare e informare le forze di polizia.
L'ultimo ma più importante ambito è quello culturale. Dobbiamo prevenire azioni violente proponendo valori come il rispetto, la solidarietà, la dignità delle persone omosessuali e delle loro relazioni, la visibilità, la cultura delle diversità, contribuendo così ad abbattere le logiche di pregiudizio che sono i presupposti di queste azioni. La battaglia è ampia e senza quartiere: dobbiamo ottenere l'estensione della legge Mancino, mozioni antidiscriminatorie nei nostri comuni, allargare la rete delle amministrazioni gay frendly, promuovere iniziative di sensibilizzazione, convegni e manifestazioni che possano incidere nella società, nelle scuole, sulla stampa, ma soprattutto nelle coscienze dei cittadini.
Con questi strumenti e con il nostro comune impegno potremo tutelare chi è più debole e affermare con forza il diritto alla libertà e al rispetto del nostro diverso modo di amare.
Luca Trentini
referente settore Arcigay Diritti Umani e Lotta alla violenza
dirittiumani@arcigay.it

Venerdì, 3 Agosto, 2007 - 10:34

Ticket d'ingresso:ricorso al TAR dell'Osservatorio di Milano

Riporto dall'Osservatorio di Milano quanto segue: 

Osservatorio di Milano
Via f. Alpini 3 20139 Mi. Tel. 02/5396230

L’Osservatorio di Milano opera dal 1989 a livello nazionale come istituto di ricerca sulle problematiche sociali e del territorio.
Ha effettuato un’indagine, dopo numerossime segnalazioni, email, fax e per telefono, pervenute da cittadini di Milano e provincia fortemente critiche sulla scelta da parte dell’Amministrazione comunale di applicare in autunno un “ticket” per chi entra con l’auto e per chi risiede, che non sia euro 3 o euro 4, nei giorni feriali dalle 7.00 alle 19.00 nella zona del centro della città delimitata dalla circonvallazione della linea tranviaria 29 e 30.
I risultati delle indagini sono i seguenti:

  1. la quasi totale inefficacia del provvedimento nel ridurre il livello di inquinamento dell’aria;
  2. la sua inefficacia fa emergere il vero motivo che sta dietro il provvedimento: promulgare una vera e propria “tassa” che si aggiunge a quelle che già pagano i cittadini per rimpinguare le casse del Comune. Secondo le stime della stessa Amministrazione comunale dovrebbe aggirarsi attorno ai 40 milioni di euro all’anno.

 Quest’ingiusta tassa viene a penalizzare:

      a.  i cittadini che abitano in centro costretti a pagarla anche se in misura ridotta: la tassa va dai 

            2 euro ai 10 euro al giorno;

  1. i cittadini che entrano nella zona chiusa provenendo da Milano o dai comuni della provincia

      per motivi di lavoro e sono costretti a prendere l’auto o perché portano con se gli attrezzi di

      lavoro o perché con i mezzi pubblici impiegano molto di più del tempo impiegato con l’auto

      privata;

  1. i cittadini che attraversano quotidianamente il centro per motivi di lavoro o per raggiungere un familiare in difficoltà che, per non pagare l’ingiusto ticket, saranno costretti a passare intorno alla zona chiusa aumentando i tempi di percorrenza, i costi e subendo di più gli effetti dell’inquinamento.
  2. i cittadini che per motivi economici non hanno potuto acquistare un’auto euro 3 o euro 4, mentre nello stesso tempo privilegia questi ultimi che hanno una disponibilità economica tale da permettergli di acquistare una nuova auto.

Il provvedimento è da ritenersi molto immorale e diseducativo, soprattutto per i giovani, perché fa passare il seguente principio: “ Ti do la licenza di inquinare se tu paghi”.
In altri termini se tu paghi, vendo la mia salute e quella dei miei concittadini.
Questo principio è contrario alla costituzione italiana in quanto trasforma i cittadini in mercanti della loro e dell’altrui salute.
Per tutti questi motivi l’Osservatorio di Milano si è rivolto ad un noto avvocato, esperto in diritto amministrativo, che sta preparando un ricorso al TAR con cui si chiede, per i motivi sopra elencati, l’annullamento del provvedimento e di quelli che saranno adottata a metà ottobre, con sospensione immediata dei suoi effetti.
L’Osservatorio chiede a tutti i cittadini di Milano e provincia, per rafforzare l’iniziativa legale, di aderire al ricorso. Il ricorso può essere sottoscritto solo dai cittadini penalizzati da questo provvedimento, ovvero coloro che non possiedono un’auto euro 3 o 4, che abitano in una zona interdetta, che ci si recano per lavoro o che sono costretti a subire disagi non potendola attraversare.
Più siamo a ricorrere, più il giudice potrà ascoltare le nostre fondate ragioni.
Le spese di ricorso sono in buona parte a carico dell’Osservatorio di Milano; chi aderisce può dare se vuole un piccolo contributo alle spese.
Quando avremo un numero significativo di adesioni sarà indetta dall’Osservatorio - nella seconda quindicina di settembre, con la presenza dell’avvocato - un’assemblea per discutere insieme le iniziative da portare avanti a sostegno del ricorso.
Per aderire bisogna inviare un messaggio con nome, cognome, indirizzo e-mail e se si vuole il proprio recapito telefonico a questo indirizzo: osservatoriodimiliano@libero.it .
Per avere informazioni telefoniche chiamare lo 02/5396230 - 57301721

Agosto 2007 

Giovedì, 2 Agosto, 2007 - 16:54

Intervista sui CAM

PER IL DECENTRAMENTO LA PAROLA D’ORDINE È ACCENTRARE
Anche sulla gestione dei CAM il comune decide senza consultare i Consigli di Zona

www.chiamamilano.it

Fino a quattro anni fa si chiamavano CTS (Centri Territoriali Sociali), poi dal 2003, con la riforma dell’allora Assessore al decentramento Giulio Gallera –oggi Capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale–, sono diventati CAM (Centri di Aggregazione Multifunzionale).
Sono spazi nati e messi a disposizione dal Comune alla fine degli anni ’70, luoghi d’incontro e aggregazione. Sono gestiti direttamente da operatori comunali o indirettamente da associazioni convenzionate che propongono ai cittadini attività gratuite polivalenti: dal laboratorio teatrale alle attività sportive per i più giovani, dal corso di cucina alla mostra fotografica per gli adulti, dal corso di ginnastica dolce all’evento di animazione per gli anziani.  
Chi decide le attività da sviluppare all’interno dei 25 CAM della città?
Le scelte spettano, in ogni Zona, ad una Commissione di cui fanno parte alcuni dei Consiglieri di Zona  coordinati  da un funzionario del Comune, il Direttore di Settore di Zona, garante del rispetto delle linee guida definite dal Direttore Centrale delle Aree Cittadine Federico Bordogna.
Questa è la procedura in vigore  dal 2003, quando la Delibera Gallera eliminò il vecchio Comitato di Gestione costituito da 5 Consiglieri del Consiglio di zona e 3 rappresentanti delle associazioni e/o degli utenti del CTS.
“Si è passati da una gestione democratica dal basso ad un accentramento del controllo dei CAM”, denuncia Alessandro Rizzo, capogruppo della lista Uniti con Dario Fo nel Consiglio di Zona 4.
“La delibera dell’ex Assessore al Decentramento Giulio Gallera  paradossalmente fu manifestazione di un atteggiamento accentratorio da parte dell'amministrazione, di fatto espropriando delle loro funzioni i Consigli di Zona, che oggi possono ancora  avanzare delle proposte, ma devono sottostare  alle linee guida  definite centralmente”.
Alessandro Rizzo, e con lui altri Consiglieri di Zona, riapre oggi la querelle sulla gestione dei CAM in seguito a quanto emerge dalla Relazione previsionale e programmatica di Bilancio 2007/09 che prevede la possibilità di esternalizzare l’attività dei Centri ad enti o associazioni private.
“Da Febbraio l’Assessore alle Aree cittadine (un tempo detto Assessore al decentramento) Ombretta Colli, senza consultare i Consigli di Zona, ha avviato un’indagine esplorativa di mercato finalizzata a verificare l’eventuale interesse di soggetti terzi ad ottenere, tramite appalto, la gestione dei CAM. Se avverrà questa privatizzazione, non solo i Consigli di Zona non avranno più alcuna voce in capitolo sulla programmazione delle attività, lasciate dunque ad un presumibile processo di depauperamento, ma ci saranno ricadute negative anche sull’utenza e sugli operatori attualmente presenti. Ai primi potrebbe addirittura venir meno la garanzia della gratuità dei servizi, i secondi verrebbero soppiantati dai nuovi; ipotesi questa preannunciata dal mancato rinnovo dei contratti per il prossimo anno”.  
In alcuni Consigli di Zona è stata presentata una mozione che promuove la necessità di un’opposizione convinta e collaborativa dei diversi Consigli affinché l’esternalizzazione non si realizzi.
Il decano dei presidenti di Zona, Pietro Viola, Presidente di Zona 3, che attende per gennaio l’apertura del primo CAM nella propria circoscrizione, forse in base all’esperienza forse perché non riesce proprio a credere al rischio di una beffa proprio sulla linea del traguardo, scaccia ogni timore e considera gli allarmi sulla possibile “privatizzazione” dei CAM come frutto di un’interpretazione sbagliata del concetto di “esternalizzazione”.
 “Ci sarebbe –assicura– solamente un ricambio gestionale che coinvolge enti o associazioni private vincitrici di appalti pubblici. Le attività rimarrebbero gestite indirettamente dall’Amministrazione, ma questa non è una novità perché già da anni alcune iniziative dei Centri sono affidate a terzi tramite convenzione. Gli operatori attualmente presenti all’interno dei CAM riceverebbero comunque nuovi incarichi comunali. I ricambi gestionali d’altra parte ci sono sempre stati, non è previsto nessun diritto di esclusiva. Per quanto riguarda invece i Consigli di Zona, invece, è assolutamente certo che non perderebbero il potere di delibera sulla programmazione delle attività.”
Due versioni contrastanti dunque. Che purtroppo amplificano la domanda: poiché se l’allarme “privatizzazione” potrebbe sembrare a prima vista esagerato, emerge comunque il fatto che lo studio commissionato dall’Assessorato alle aree cittadine costituisce non solo un viatico per l’Esternalizzazione ma l’ennesima prova che sul decentramento a Milano le decisioni vengono prese senza consultare i diretti interessati, ovvero i Consigli di zona.
Per cercare qualche ulteriore elemento ci siamo rivolti all’Assessore Colli, che, contattata telefonicamente, tuttavia,  sostiene di non poter esprimere considerazioni su qualcosa che deve ancora essere definito.
 “Per ora stiamo facendo uno studio per capire se ci sono le condizioni per affidare la gestione a terzi. Non posso dire altro”.
Ma alla nostra richiesta sulle motivazioni che hanno condotto a questo studio, e sui primi risultati che ne stanno emergendo,  l’Assessore si dichiara troppo impegnata per rispondere.

Giulia Cusumano
http://www.chiamamilano.it/cgi-bin/notizie.pl?pg=7

Lunedì, 30 Luglio, 2007 - 17:37

COMUNICATO STAMPA IN MERITO ALLE AFFERMAZIONI DI FIDANZA

Le parole del consigliere di Alleanza Nazionale, Carlo Fidanza, sulla cerimonia funebre a Palazzo Marino, da poco conclusasi, per il compagno "Visone", Giovanni Pesce, esemplificano l'impossibilità di considerare in Italia, come avviene in altri paesi europei, l'antifascismo un valore assoluto e fondante, riconosciuto come tale da tutte le forze politiche istituzionali. Considerare come controversa la personalità onorabile e autorevole di uno dei fondatori di questa Italia liberata dalla barbarie nazifascista è quanto mai atto irresponsabile e abominevole da parte soprattutto di chi assume un ruolo istituzionale, in qualità di consigliere comunale, nella città Medaglia d'Oro della Resistenza. E' quanto mai sconcertante, infine, nelle parole ciniche e dispregiative che seguono nel comunicato di Fidanza, leggere l'auspicio di una presunta stagione di "pacificazione nazionale" condizionata dal venire meno dei valorosi combattenti Partigiani Resistenti che scrissero con il loro sacrificio le pagine della nostra Costituzione Antifascista e Repubblicana, come scrisse l'imperituro Piero Clamandrei. Credo che in nome di Giovanni Pesce e di tutti coloro che hanno combattuto per sconfiggere in Europa la brutalità omicida della dittatura nazifascista dobbiamo proseguire nell'azione di arginamento di attacchi indefessi perpetrati contro la memoria storica, contro la dignità dei Partigiani, contro quella condivsione di valori e ideali che intessono la nostra civiltà costituzionale, fatta di diritti civili e diritti sociali, di democrazia partecipativa e di emancipazione della classe lavoratrice.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Domenica, 29 Luglio, 2007 - 17:06

cerimonia per ricordare il compagno Visone

Giovanni Pesce, Medaglia d'Oro al Valor Militare della Resistenza, è morto venerdì  al Policlinico di Milano dove era stato ricoverato giorni fa dopo a una caduta in casa.
La camera ardente sarà allestita Lunedì 30 luglio dalle ore 8 alle ore 15 nella sala Alessi di Palazzo Marino.
Alle ore 15 si terrà la commemorazione ufficiale, presente il Sindaco Letizia Moratti.

Sabato, 28 Luglio, 2007 - 20:32

In memoria di Visone

Ricordo Giovanni Pesce come un riferimento costante per chi ogni giorno crede ancora nei valori dell'antifascismo, della democrazia, del progresso, della solidarietà, dell'eguaglianza e della giustizia sociale. Senza retorica ricordare il compagno Visone, che ci ha lasciati ieri, alle 12,30: i suoi funerali saranno istituzionali e saranno celebrati civilmente a Milano a Palazzo Marino, alle ore 15,00 di lunedì 30 luglio. Renderemo omaggio a Giovanni per ricordare insieme un uomo che ha combattuto con costanza e coerenza continua prima, nel corso della Resistenza antifascista, contro la barbarie nazifascista, che ha insanguinato non solo l'Italia, ma l'Europa; dopo per l'affermazione dei principi costituzionali, per la difesa della nostra Carta che è stata la conquista di libertà e di democrazia avutasi nella lotta partigiana. Penso che sia venuto il momento, noi nuove generazioni, di capire e comprendere la responsabilità che, gradualmente, andiamo ad assumere, soprattutto nel considerare che un domani toccherà a noi prendere il testione lasciato da questi valorosi padri della patria, nel proseguire la battaglia per l'affermazione della democrazia progressiva, come scriveva Eugenio Curiel. Penso a questo anche nella consapevolezza che la democrazia non è un dono perdurante, ma può essere scippato in ogni istante, momento, come scriveva Calamandrei. Si scopre l'insostituibilità di questo bene prezioso, comune, patrimonio della collettività, solo quando si avverte la sua mancanza: ma spesso può essere troppo tardi ripristinarla, riportarla, rinvigorirla. Penso che in nome del compagno Visone dobbiamo sapere proseguire in questa solco, che lui ha determinato, senza permettere che nessun tipo di revisionismo possa inquinarne la dignità storica e la portata indefferibile degli insegnamenti che, come grande magistra vitae, porta con sè: una maestra che è stata fatta, scritta da chi ha vissuto e fatto quella storia, ossia le compagne e i compagni, le amcihe e gli amici partigiani che hanno liberato il nostro Paese e l'Europa dalla dittatura brutale e omicida del nazifascismo. Nel ricordo e nella memoria di Visone dobbiamo proseguire per consegnare alle prossime generazioni un futuro dove gli errori brutali del passato, commessi dalla barbarie, in cui spesso l'umanità imbatte, non possano più ripetersi.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Venerdì, 27 Luglio, 2007 - 21:26

In ricordo di Giovanni Pesce

Nato a Visone (Alessandria) il 22 febbraio 1918, Medaglia d’Oro al valor militare
Era ancora un bambino quando la sua famiglia dovette emigrare in Francia. A 13 anni era già al lavoro in una miniera della Grand’Combe, la zona mineraria delle Cevennes in cui vivevano i suoi. Aderì ragazzino al Partito comunista e divenne anche segretario della Sezione giovanile. Fu uno dei discorsi a Parigi di Dolores Ibarruri, la "Pasionaria", a convincerlo della necessità di arruolarsi nelle Brigate Internazionali, che nella Guerra civile spagnola sostenevano il regime democratico contro i fascisti di Franco. Fu tra i più giovani combattenti italiani inquadrati nella Brigata Garibaldi. Ferito tre volte, sul fronte di Saragozza, nella battaglia di Brunete e al passaggio dell’Ebro, porta ancora nel corpo le schegge della ferita più grave.
Rientrato in Italia nel 1940, Pesce viene arrestato ed inviato al confino a Ventotene. Nel settembre del 1943 è tra gli organizzatori dei G.A.P. a Torino; dal maggio del 1944 assume a Milano, sino alla Liberazione il comando del 3° G.A.P. "Rubini".
Nella motivazione della Medaglia d’oro al valor militare concessa a "Visone" (questo il nome di battaglia di Giovanni Pesce), si legge tra l’altro "Ferito ad una gamba in un’audace e rischiosa impresa contro la radio trasmittente di Torino fortemente guardata da reparti tedeschi e fascisti, riusciva miracolosamente a sfuggire alla cattura portando in salvo un compagno gravemente ferito…In pieno giorno nel cuore della città di Torino affrontava da solo due ufficiali tedeschi e dopo averli abbattuti a colpi di pistola, ne uccideva altri due accorsi in aiuto dei primi e sopraffatto e caduto a terra fronteggiava coraggiosamente un gruppo di nazifascisti che apriva intenso fuoco contro di lui, riuscendo a porsi in salvo incolume…".
Giovanni Pesce è, dalla costituzione dell’A.N.P.I., membro del suo Consiglio nazionale. Tra la numerosa memorialistica sulla Resistenza, basti ricordare i suoi "Un garibaldino in Spagna" del 1955 e "Senza tregua – La guerra dei G.A.P." del 1967. Proprio nel sessantesimo anniversario della Liberazione, Franco Giannantoni e Ibio Paolucci hanno pubblicato, presso le Edizioni Arterigere-EsseZeta, un "libro della memoria" di 368 pagine intitolato: "Giovanni Pesce «Visone» un comunista che ha fatto l’Italia".

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