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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Venerdì, 4 Gennaio, 2008 - 11:00

Milano e meno di 10 cm di neve

Bastano pochi centrimetri di neve per mettere in ginocchio Milano città europea? Evidentemente sì. Già da ieri sera, soprattutto in periferia, alla Barona come a San Siro, si faceva fatica a circolare. Pochi i mezzi spazzaneve in strada. Questa mattina poi era difficile girare anche vicino all'ospedale San Paolo: il primo mezzo spazzaneve  è stato visto intorno alle otto. E dire che ieri sui giornali era uscita la notizia che Milano era stata divisa dall'AMSA in 19 zona per poter meglio intervenire anche con un sistema rivoluzionario (!?) che rilevava la quantità di neve e faceva intervenire di conseguenza mezzi e uomini in numero adeguato. Forse l'Amministrazione è troppo presa con l'Ecopass e una nevicata con una Milano ancora deserta interessa pochi e sfortunati residenti nelle periferie.

Venerdì, 4 Gennaio, 2008 - 01:22

Dove l'equazione non è logica

di Paolo Garimberti

http://milano.repubblica.it

L'appello natalizio di Letizia Moratti ai milanesi sull'Ecopass ci trova tutti consenzienti. Onore delle armi al sindaco. Poiché la bici è la nostra arma, leviamo le nostre biciclette. Anche se continuiamo a sentirci assai poco tutelati. Londra ha introdotto le «congestion charge» nel 2003. In questi quattro anni i giornali inglesi hanno battuto molto sul conseguente boom delle biciclette. Scriveva Ivan Illich, lo scrittore e filosofo austriaco che in un certo modo fu un precursore dei no global: «La bicicletta richiede poco spazio. Se ne possono parcheggiare diciotto al posto di un'auto... Per portare quarantamila persone al di là di un ponte in un'ora, ci vogliono dodici corsie se si ricorre alle automobili e solo due se le quarantamila persone vanno pedalando in bicicletta» («Elogio della bicicletta» a cura di Franco La Cecla, Bollati Boringhieri). Dunque, meno auto più bici è un'equazione logica, come Londra dimostra. Non a Milano perché la bici è considerata un giocattolo, non un mezzo di locomozione. La prova è nella foto, che dobbiamo a un lettore, Marco Samek Lodovici, scattata dietro via Piranesi. Senza parole. L'anno prossimo non vorremmo più vedere foto così a Milano. Fateci questo regalo di Natale. Con tanti auguri a tutti.

Giovedì, 3 Gennaio, 2008 - 15:51

CARTA DEI VALORI DE "LA SINISTRA L'ARCOBALENO"

CARTA DEI VALORI DI "LA SINISTRA L'ARCOBALENO"

Questi sono i nostri principi: uguaglianza, giustizia, libertà; pace, dialogo di civiltà; valore del lavoro e del sapere; centralità dell'ambiente; laicità dello Stato; critica dei modelli patriarcali maschilisti.

Noi, donne e uomini che abbiamo partecipato all'Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti, siamo impegnati nella costruzione di un nuovo soggetto della sinistra e degli ecologisti: unitario, plurale, federativo. L'Italia moderna, nata dalla Costituzione repubblicana, democratica e antifascista, ha bisogno di una sinistra politica rinnovata. Il mondo chiama a nuove culture critiche, che conservano la memoria del passato e tengono lo sguardo rivolto al futuro.
Questi sono i nostri principi: uguaglianza, giustizia, libertà; pace, dialogo di civiltà; valore del lavoro e del sapere; centralità dell'ambiente; laicità dello Stato; critica dei modelli patriarcali maschilisti.

Il soggetto della sinistra e degli ecologisti oggi parte. Crescerà attraverso un processo popolare, democratico e partecipato, aperto alle adesioni collettive e singole, per radicarsi nella storia del Paese. L'ambizione è quella di costituire non una forza minoritaria, ma una forza grande ad autonoma, capace di competere per l'egemonia, influente nella vita della società e dello Stato, che pesi nella realtà politico-sociale del centrosinistra. Un soggetto capace di contrastare le derive populiste e plebiscitarie, figlie di una politica debole e della separazione tra potere e cittadini. Un protagonista in Italia, interno ai movimenti, collegato ai gruppi e ai partiti più importanti della sinistra e dell'ambientalismo in Europa.

La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo è del lavoro e dell'ambiente. La globalizzazione liberista si è retta su una doppia svalorizzazione: del lavoro umano e delle risorse naturali. La riduzione a merce provoca la doppia rottura degli equilibri sociali e degli equilibri ambientali. Intollerabile crescita delle diseguaglianze e insostenibili cambiamenti climatici hanno una comune origine e portano alla stessa risposta: un altro mondo è possibile.
Mettere in valore l'ambiente e il lavoro (in tutte le sue forme, da quelle oggi più ripetitive alle più creative) è il cuore di un pensiero nuovo, che non rinuncia a coltivare in questo mondo la speranza umana. In Occidente, ciò comporta innanzitutto alzare la qualità del lavoro, combattere il precariato, modificare gli stili di vita, contrastare la discriminazione verso le donne. Comporta la difesa e il rinnovamento dello Stato sociale, e la progettazione di una riforma più grande di quella che portò allo Stato sociale: una società non consumista, un'economia non dissipativa ed ecologica, una tecnologia più evoluta. Un nuovo inventario dei beni comuni dell'umanità: acqua, cibo, salute, conoscenza. La conoscenza deve crescere ed essere distribuita: impossibile, senza la libertà della cultura, dell'informazione, della scienza e della ricerca, e senza la lotta conseguente contro le regressioni tribali, etniche, nazionaliste, fondamentaliste. Il dialogo tra culture e civiltà diverse, aperto a nuove scritture universalistiche dei diritti sociali e dei principi di libertà, è tanto più essenziale nell'epoca delle grandi migrazioni, del web e della comunicazione globale.

La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo è della pace. Lo spirito della guerra minaccia l'umanità. Ecco di nuovo la corsa al riarmo: cresce vertiginosamente la spesa per armamenti convenzionali, chimici, batteriologici, nucleari. Saltano le firme sui Trattati di riduzione e controllo degli armamenti. L'Europa è uno degli epicentri della corsa. Ora, è il momento di fermarla. La pace, che ha visto scendere in campo il più grande movimento di massa del dopoguerra, particolarmente in occasione della guerra irachena, è la carta vincente. La pace è possibile in un mondo multipolare. I fatti hanno già dimostrato che il mondo non è governabile da un unico centro di comando. Anche per questo c'è bisogno di un'Europa più forte ed autonoma.

La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo è delle libertà individuali e collettive. Le libertà possono crescere solo in uno Stato laico. Per questo la laicità dello Stato è un bene non negoziabile. Uno Stato laico riconosce le forme di vita e le scelte sessuali di tutte e di tutti. Si regge sul rispetto di tutti i sistemi di idee, di tutte le concezioni religiose, di tutte le visioni del mondo. Combatte l'omofobia e il maschilismo. Assume dal femminismo la critica delle strutture patriarcali e il principio della democrazia di genere. Crea le condizioni sociali ed istituzionali per rendere effettivi i diritti e le scelte libere di tutte e di tutti.

La sinistra/l'arcobaleno che vogliamo guarda ad una nuova stagione della democrazia italiana. Pronta ad assumersi, oggi e in futuro, responsabilità di governo, od esercitare la sua funzione dall'opposizione. I temi all'ordine del giorno sembrano "autorità, governabilità, decisione", non si vede che quelli veri sono l'autorevolezza e la legittimazione, una nuova capacità di rappresentanza politica, in un rapporto dialettico con l'autonomia della rappresentanza sociale, a partire dai grandi sindacati di categoria e confederali.

La sinistra/l'arcobaleno contribuirà a rinnovare il sistema politico e le forme della partecipazione democratica, contrasterà l'antico trasformismo. Se c'è declino italiano, esso dipende dal corporativismo, dal dilagare del privilegio e dell'ineguaglianza; dalla debole innovazione, dalla perdita di coesione, dalla diffusa illegalità; dalla perdita della capacità di indignarsi verso quello stato di violenza assoluta che si chiama mafia, 'ndrangheta, camorra; dall'oblio della questione morale. Riformare la democrazia e la politica vuol dire nutrire di valori un progetto di società.
Noi, partecipanti all'Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti, ci rivolgiamo alle forze politiche, ai gruppi organizzati, ai movimenti, al popolo della sinitra, a tutte le singole persone che vogliono partecipare attivamente alla costruzione del nuovo soggetto federativo. In una discussione aperta e libera sulle idee, gli obiettivi, i programmi, le forme di organizzazione e di rappresentanza.

Venite, diventate parte di un progetto che può cambiare profondamente la situazione italiana e influenzare la politica europea.

Assemblea generale della sinistra e degli ecologisti
Roma, 8/9 dicembre 2007

Mercoledì, 2 Gennaio, 2008 - 16:18

ARCIGAY: 15 MARZO TUTTI A ROMA PER LA LAICITA' E LA LIBERTA'

ARCIGAY: 15 MARZO TUTTI A ROMA PER LA LAICITA' E LA LIBERTA'

COMUNICATO STAMPA

Bologna,2 gennaio 2008

ARCIGAY: 15 MARZO TUTTI A ROMA PER LA LAICITA' E LA LIBERTA'

A giorni la convocazione della grande kermesse nazionale "LiberaItalia" La manifestazione nazionale "LiberaItalia" promossa da Arcigay è la migliore risposta ad una politica debole che sembra aver smarrito il suo dovere principale: quello di governare e di dare risposte concrete ai bisogni della gente. Sarà una grande manifestazione, non contro qualcuno, ma a utile a riaffermare i valori della libertà, della civile convivenza, del pluralismo per uno Stato che non ha vergogna a definirsi laico. Viviamo in un paese in cui esponenti politici e religiosi mettono continuamente in discussione questi principi. Se il cardinale Ruini e gli atei devoti come Ferrara o i catto-ex-comunisti alla Bondi un giorno attaccano la 194 e gli esponenti del Partito Democratico Tonini , Chiti, Binetti e l'ateo-dem D'Alema giudicano di poco o scarso interesse la dignità e l'uguaglianza delle persone lgbt a favore di una ben più ampio sentimento religioso dei cattolici "fai da te", noi vogliamo sollecitare un forte movimento positivo nel Paese. Non solo di difesa delle conquiste sociali e civili ma di promozione di una nuova stagione di riforme laiche e libertarie. Chiediamo al movimento delle donne, alle associazioni, gruppi, forze sociali, intellettuali, persone che condividono la necessità di un risveglio laico nel nostro paese, di aiutarci a costruire un grande appuntamento nazionale, che tragga la sua forza dalla pluralità e varietà delle iniziative ed idee presenti su tutto il territorio. Chiamiamo tutti i laici, credenti, agnostici, atei, che hanno a cuore la salvaguardia delle prerogative democratiche e civili, presenti nella Costituzione italiana, a unirsi a noi per dare voce alla stragrande maggioranza del popolo italiano, che non vuole tornare indietro ed essere governato da poteri terzi al di fuori dal nostro ordinamento repubblicano. Nei prossimi giorni sarà inoltre lanciato un documento appello per aprire una ampia campagna di adesione. Aurelio Mancuso presidente nazionale Arcigay

Martedì, 1 Gennaio, 2008 - 15:27

Milano e il Capodanno 2007

Ho trascorso la notte di Capodanno al cinema Apollo. Uscito circa alla mezzanotte e venti dal cinema ci siamo recati nella vicina piazza del Duomo per vedere i festeggiamenti per l'anno nuovo.La piazza si presentava semi-deserta e in balia di gruppi di giovani sudamericani, bande giovanili  dell'hinterland milanese, molti extracomunitari he spaccavano bottiglie di birra lanciandole anche contro i lati della basilica, orinavano sotto i portici e di fianco al Duomo e letteralmente aggredivano chiunque si trovasse a passare nei pressi soprattutto se donna. Abbiamo anche assistito ad uno scippo in diretta.Le aggressioni erano fatte di palpeggiamenti vari. Sotto i portici di corso Vitt.Emanele il consueto mercatino abusivo.Tanti gli ubriachi. Alcune famiglie con ragazzini scappavano e i pochi turisti erano attoniti. Anche noi abbiamo avuto paura e ci siamo allontanati in tutta fretta. In tutta la piazza e nei dintorni non si notava la presenza di Forze dell'Ordine, tantomeno di vigili urbani. Il sindaco mi sembra avesse detto - nei giorni scorsi - che in piazza Duomo non avrebbe organizzato alcun evento per problemi di ordine pubblico. Così i problemi invece ci sono stati e l'immagine che la città ha offerto - a parte i fuochi al Castello - è stata desolante e di assoluto "disordine pubblico". Una città che riesce ad offrire poco o nulla per il Capodanno, a differenza delle altre città europee- come fa a proporsi per l'Expò 2015 rimane un mistero.

Lunedì, 31 Dicembre, 2007 - 15:10

BASTA CON I DINI

E' un augurio di buon anno 2008 e un auspicio ... perchè credo che questo sia l'unico governo possibile e necessario ora, quello migliore nella fase attuale.

BASTA CON I DINI

da Gianni Guasto

http://www.sabellifioretti.it/

Ha proprio ragione Granata: siamo condannati all'immobilismo. Se per
mettere in difficoltà il Governo basta il ronzio di un
(elettoralmente parlando) moscerino come Dini, non si sa se spinto da
preoccupazioni familiari o dalla bramosia di vantaggiose prebende,
allora significa che non possiamo più stare a guardare. Che venga una
legge elettorale qualsiasi, finalmente. Tedesca o francese, spagnola
o vassalla, purché moschicida.

Domenica, 30 Dicembre, 2007 - 19:39

Ma i grattacieli sono ecocompatibili e opportuni?

Il sito di Repubblica Milano ha aperto da tempo una discussione e un sindaggio in merito ai progetti che sono previsti per Milano di edificazione di alti grattacieli e imponenti, per cui, come stima il sindaco Moratti, sono previsti investmenti su professionalità ed esperienze architettoiniche e ingegneristiche di elevato contenuto e portata. Diversi sono gli architetti chiamati a Milano, di calibro internazionale. Una metà delle lettrici e dei lettori hanno dato come risposta un SI affermativo riguardo al quesito:"Siete d'accordo sulla realizzazione dei progetti dei grattacieli nelle zone previste, ossia Isola, Garibaldi Repubblica, City Life?". Ma un altrettanto 50% ha risposto negativamente alla domanda, considerando inopportuni e inadeguati i progetti. Una reale spaccatura nella cittadinanza milanese, sia residente sia non residente, ma conoscitrice del territorio metropolitano. Una domanda occorre farsi a riguardo:"quanto sono convenienti i grattacieli previsti?". Si dice e si stima che costruire grattacieli permetterebbe la realizzazione di spazi verdi, in quanto un grattacielo è meno esteso superficialmente di un palazzo e, pertanto, lascerebbe diverse aree di pertinenza e diversi spazi su cui realizzare nuovi insediamenti ambientali, giardini e parchi, come oneri di urbanizzazione. Vorrei affrontare questo tema non con preclusioni ideologiche che creano solo prefigurazioni e pregiudizi, ma con una dose di scientifictà che possa dare e apportare un giudizio politico, chiaramente stiamo parlando di territorio, ma equilibrato, eretto con cognizione di causa. Ci sono esempi esteri che possano aiutare noi amministratori milanesi a dare un giudizio comparativo: esperienze a confronto si dice come metodo ottimale per valutare le opportunità di determinate scelte. Vediamo Parigi: Hutter riporta sempre su Repubblica Milano, il sito, il fatto che non ha trovato maggioranza adeguata l'approvazione di una proposta, un progetto preliminare, di edificare palazzi alti come "quelli di Milano". A Firenze esiste una forte opposizione sociale ogni volta che si prefigurano progetti mirabolanti del calibro milanese, oppure a Bologna una forte mobilitazione della cittadinanza ha evitato che si edificasse presso la Stazione Centrale una torra più alta di quella degli Asinelli.
Ma all'estero, tanto osannato come luogo dove i "lacci e lacciuoli" delle regole limitative il costruttivismo edilizio, la situazione non è diversa. A Parigi il Comune non ha trovato soluzione alla possibile maggioranza contraria alla realizzazione di un grattacielo di più di trenta piani sul Boulevard Peripherique, oppure a Monaco di Baviera, dove si è bocciato un progetto simile in quanto disturberebbe il naturale "skyline". Ma parliamo anche di New York, dove gli abitanti del Village hanno contrastato la realizzazione del progetto di un grattacielo nel proprio quartiere. Forse, si dirà, le altre città hanno configurazioni geofisiche e geologiche non promettenti e poco concordanti con la progettazione di grandi e alti grattacieli. Vediamo Torino, circondata dalle Alpi, Roma dove vi è alta concentrazione di reperti archeologici. E' vero, ma non è questa la sola circostanza che permette una seria opposizione alla realizzazione dei progetti nelle altre città italiane ed europee: possiamo dire che le edificazioni devono essere contestualizzate? Possiamo anche pensare di costruire una bellissima costruzione, magari con parti che possano architettonmicamente portare la stessa a essere una vera opera d'arte, ma se il contesto territoriale e urbano non è consono che cosa ci riserverebbe la magnifica bellezza mondiale? Niente e deturberebbe una realtà che è storicamente pensabile avente una propria storia, cultura, tradizione civica e sociale, geosociale che deve essere preservata e rispettata. Vedete io non mi oppongo a innovazioni architettoniche: amo lasciare l'estro esprimersi e a indicare nuove possibilità di progresso urbanistico. Ma queste possibilità non possono essere poste senza una conoscenza approfondità del luogo dove vengono ipotizzate. Io credo che per quanto concerne i grandi progetti della Milano "dai grattacieli alti" è mancato un lavoro d'equipe tra professionisti, architetti e urbanisti, e amministratori, assessori, dirigenti di settore, consiglieri, che riguardano il momento politico di consiglio. Ma soprattutto tutto è stato definito nelle progettazione definitive senza sentire i protagonisti primari, destinatari unici delle proposte: la cittadinanza. E questo si chiama assenza e soffocamento della partecipazione. Abbiamo visto come a New York, addirittura si potrà dire, la cittadinanza residente si è opposta con fermezza ottenendo la sospensione del pogetto esecutivo.
Ma a parte queste osservazioni possiamo dire veramente se i grattacieli sono ecologici ed ecosostenibili? Si parla di bioarchitettura, che, in realtà, ha singificati altri se si pensano alle esperienze in atto in Germania, nei Paesi Scandinavi, all'avanguardia in questo ambito e costruttori da tempo di edifici a bassissimo patto ambientale e non dispersivi di calore e di energia (parliamo della coibentazione). Ma i progetti che verranno realizzati quale impatto avranno sull'ambiente e sul consumo di energia? Luca Mercalli parla di un dispendio di energia che supera i 50 kilowattora, come prevedibile per costruzioni alte 200 metri. Io parlo di ipotesi e di prefigurazioni: non ho sentito parlare di sistemi di coibentazione, ossia di riscaldamento geoclimaticamente compatibile con uno sviluppo ecologico, proprio nel momento in cui diverse metropoli italiane, seppure in ritardo, ma invitate da una legislazione finanziaria ultima favorente politiche amministrative volte al rispetto e alla tutela dell'ambiente, si stanno adeguando a parametri che possano portare al raggiungimento dell'obiettivo finale di ridurre del 10% le emissioni nel nostro Paese.
Si è parlato di questo nella definizione del progetto, nella sua fase preliminare? O si è solo accelerato i tempi decisionali per una smania di costruttivismo insipegabile e deleterio per il contesto urbano della città di Milano?
A voi e a noi il dilemma aperto.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Giovedì, 27 Dicembre, 2007 - 12:40

La biblioteca: accesso ai liberi saperi

L'assessora alla cultura e al sistema bibliotecario della Provincia di Milano, Daniela Benelli, ha disposto un programma per rilanciare la funzione delle biblioteche, dei sistemi strutturali delle biblioteche provinciali, unite in rete e in distretti, per garantire un nuovo ruolo protagonista di questa realtà.
La biblioteca deve essere agorà, scrive la Benelli, luogo di incontro e di diffusione dei saperi, di accesso ai saperi: ponendo al centro la cittadinanza nella sua complessità, ma soprattutto le ragazze e i ragazzi, i giovani, le studentesse e gli studenti, che devono trovare spazio in questo ambito e contesto. La partecipazione alla programmazione delle attività dei poli bibliotecari, nonchè la condivisione dei canali attraverso cui espprimere cultura e sapere, attraverso cui accedere, adire al patrimonio bibliografico, da una parte, ma anche multimediale, in un'ottica di rinnovamento delle strutture tecnologiche, punto, questo, fortemente sviluppato e su cui la Provincia di Milano lautamente investe fondi in capitoli di bilancio, sono i punti cardine della proposta e del progetto dell'assessorato alla cultura della Provincia. Diverse manifestazioni culturali hanno preso dimensione nelle strutture bibliotecarie della nostra provincia: eventi di grande carattere internazionale, altamente eclettici a livello artistico, dove lettura, musica e immagini si sono sapute contaminare, rendendo partecipi gli attori principi dell'associazionismo culturale milanese, proponenti di iniziative di alto impatto sociale e aggregativo.
In Provincia di Milano esiste un'uniformità dei criteri di elargizione del servizio bibliotecario: i poli rimangono aperti nelle ore serali, orari in cui è più proponibile la costruzione di percorsi di contaminazione culturale e artistica, di accesso indifferenziato e plurale al sapere.
Tutto questo ricalca quello che da tempo alcuni consiglieri de L'Unione a Palazzo Marino a Milano, e noi consiglieri de L'Unione nelle diverse circoscrizioni, andiamo a ripetere e sostenere: il rilancio della funzione della biblioteca che non deve essere più concepito come spazio di consumo bibliografico, di prestito libri. Questa funzione è superata totalmente, data l'evoluzione dei tempi, il progresso tecnologico e infrastrutturale, la composizione maggioritaria dell'utenza, che è quella studentesca o della prima infanzia. Oggi la biblioteca deve esercitare un ruolo maggiore e più complesso di quello svolto qualche decennio fa: deve essere punto di incontro, di scmbio e di contaminazione culturale, dove le tecnologie nella loro portata avanzata assumono un ruolo guida per una conoscenza eclettica e multiforme, dove le arti possano avere spazio, non solo attraverso iniziative promosse in senso partecipato, ricordiamo il carattere pubblico delle biblioteche e, pertanto, la necessità di condividere scelte di programmazione con l'utenza e con le realtà associazionistiche del territorio e le istituzioni, come l'assessorato alla cultura Benelli ha da tempo imposto il proprio impegno, ma anche nella loro presenza costante all'interno delle strutture fisiche e multimediali che la biblioteca deve saper offrire.
Io credo che in questa sfida si possa giocare un ruolo fondamentale soprattutto nelle zone periferiche della città di Milano, dove oggi troviamo chiuse e sbarrate le biblioteche all'accesso per diversi giorni delle lunghe vacanze natalizie ed estive, nonchè negli orari serali, non cocnependo la funzione aggregativa di primo piano e di avanguardia culturale che queste realtà potrebbero offrire alla cittadiannza nel suo complesso. In questa circostanza sarebbe opportuno invitare gli stessi dipendenti, i bibliotecari, ad assumere una funzione principe in questo nuovo percorso: con maggiore motivazione e forte incentivazione, si dovrebbe investire su un aggiornamento professionale delle ottime figure, che oggi lavorano egregiamente, ma che in molti casi non avvertono le esigenze di un tempo che si sta modificando e che sta avanzando, rendendo più complessa ma più importante la funzione svolta dalle biblioteche. Ebbene credo massimamente nel ruolo che i bliotecari svolgono e che la loro presenza nell'organico, aumentandone la portata e il numero, in quanto oggi estremamente esiguo per fare fronte alle esigenze complesse che la modernità e la domanda pubblica e diffusa di cultura (io parlerei, e già è un presupposto essenziale, di diritto all'accesso alla cultura come diritto sociale di un nuovo welfare) richiedono, determina la preservazione del carattere pubblico delle biblitoeche che, altrimenti, sarebbero già state soggette a un atto, ormai diffuso nell'amministrazione milanese, di esternalizzazione e di privatizzazione progressiva. Occorre, però, aggiornare i criteri e le linee di indirizzo di elargizione del servizio per fare fronte alle richieste multiple, plurali e direi anche multiculturali esistenti e provenienti dall'utenza contemporanea.

Io credo che questa sfida debba essere fatta e svolta, ora: come si dice se non ora quando?

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Lunedì, 24 Dicembre, 2007 - 22:43

Bertrand Delanoe si ricandida sindaco di Parigi

PARIGI: BERTRAND DELANOE SI RICANDIDA A SINDACO

(05/09/2007)  Molto popolare in Francia Bertrand Delanoe è stato molto criticato dalle associazioni glbt per aver consacrato la piazza di Notre Dame a Papa Woityla.

fonte: www.gay.tv

PARIGI – Bertrand Delanoe, il primo sindaco dichiaratamente gay di una grande metropoli (il secondo in ordine di tempo è stato il sindaco di Berlino) ha annunciato ieri la sua candidatura per il secondo mandato. Le elezioni si svolgeranno il prossimo marzo. Tra i suoi progetti rendere Parigi più verde, più sicura e più sostenibile per le famiglie a basso reddito.

Molto popolare in una città che non risparmia critiche ai suoi politici, Delanoe è molto criticato dalle associazioni gay e lesbiche che sono state brutalmente fermate lo scorso maggio dalla polizia cittadina su ordine del sindaco mentre questi consacrava la piazza di Notre Dame allo scomparso papa polacco assieme alle gerarchie cattoliche. Eletto nel 2001, l'anno successivo è stato accoltellato da un fanatico di destra che ha compiuto il gesto perchè odiava i gay. Nelle recenti elezioni presidenziali è stato uno dei socialisti apertamente contro la candidatura di Segolene Royale.

Il 2008 sarà anche l’anno delle elezioni per il sindaco di Londra che vedrà scontrarsi il sindaco uscente Livingstone, da sempre gay friendly, e il liberal democratico Brian Paddick, ex capo della polizia, gay dichiarato.

Lunedì, 24 Dicembre, 2007 - 22:28

E' gay e i vicini lo perseguitano

È gay, i vicini lo perseguitano
intolleranza verso gli omosessuali, di' la tua

Cameriere in un ristorante sui Navigli presenta un esposto dopo l'ennesima aggressione
di Sandro De Riccardis

Mesi di insulti volgari e risate di scherno, ingiurie urlate alle spalle e minacce. Poi, sabato scorso, quando Fernando Ruggiero, 49 anni, omosessuale, cameriere in un ristorante sull'alzaia Naviglio Grande, torna a casa e rischia di finire sotto le ruote di uno scooter, investito dagli stessi uomini che da mesi lo ingiuriavano per il suo essere gay. «Sei un ricchione», «Quanti ricchioni ci sono a Milano», «Chissà perché tutti i ricchioni hanno i capelli corti», sono solo alcune delle frasi gettate contro il cameriere, che due giorni fa - e «dopo quattro notti insonni», racconta - ha deciso di rivolgersi alle forze dell'ordine. Si è recato al commissariato di Porta Genova e ha fatto un esposto contro due egiziani, gestori della pizzeria accanto al locale dove lui lavora.

Un rapporto di vicinanza contrastato, con i primi screzi due anni fa, quando una discussione per i motorini della pizzeria parcheggiati troppo vicino al ristorante avevano raffreddato i rapporti tra il cameriere e i due egiziani, con i magrebini che gli avevano tolto il saluto. Poi, però, non succede nulla fino a quest'estate, quando le offese si fanno settimana dopo settimana sempre più frequenti, fino al tentativo di aggressione di sabato. Ruggiero ha appena finito di lavorare, cammina in via Casale, deve raggiungere la metropolitana per tornare a casa in zona Maciachini. Nel buio della via uno scooter gli si avvicina, poi all'improvviso accelera, e lui solo per un attimo non viene travolto. Si accorge della moto, non attraversa la strada, nota i due extracomunitari in sella e subito dopo viene raggiunto dalla solita offesa urlata nella notte. Così, due giorni fa, presenta un esposto al commissariato di piazza Venino, dove nei prossimi giorni tornerà per formalizzare la denuncia.

Intanto l'episodio è arrivato in Parlamento con la denuncia di Vladimir Luxuria, amica personale della vittima, e Titti De Simone. «Episodi come questo non sono casi isolati - sottolineano le due parlamentari di Rifondazione - ogni giorno nel nostro paese si consumano violenze di questo genere. Fernando è uno dei pochi che ha avuto il coraggio di denunciare. Il suo caso è solo la punta di un iceberg».

(20 dicembre 2007)

www.repubblica.it

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