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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Martedì, 21 Ottobre, 2008 - 10:31

Milano capitale della mafia - di Gianni Barbacetto

A CENTO PASSI
DAL MUNICIPIO
Milano capitale della mafia
di Gianni Barbacetto - 9 ottobre 2008
I boss stanno a cento passi da Palazzo Marino, dove il sindaco di Milano Letizia Moratti lavora e prepara l’Expo 2015. O li hanno già fatti, quei cento passi che li separano dal palazzo della politica e dell’amministrazione? Certo li hanno fatti nell’hinterland e in altri centri della Lombardia, dove sono già entrati nei municipi.
Comunque, a Milano e fuori, hanno già stretto buoni rapporti con gli uomini dei partiti.
«Milano è la vera capitale della ’Ndrangheta», assicura uno che se ne intende, il magistrato calabrese Vincenzo Macrì, della Direzione nazionale antimafia. Ma anche Cosa nostra e Camorra si danno fare sotto la Madonnina. E la politica? Non crede, non vede, non sente. Quando parla, nega che la mafia ci sia, a Milano. Ha rifiutato, finora, di creare una commissione di controllo sugli appalti dell’Expo. Eppure le grandi manovre criminali sono già cominciate.
Ne sa qualcosa Vincenzo Giudice, Forza Italia, consigliere comunale di Milano, presidente della Zincar, società partecipata dal Comune, che è stato avvicinato da Giovanni Cinque, esponente di spicco della cosca calabrese degli Arena. Incontri, riunioni, brindisi, cene elettorali, in cui sono stati coinvolti anche Paolo Galli, Forza Italia, presidente dell’Aler, l’azienda per l’edilizia popolare di Varese. E Massimiliano Carioni, Forza Italia, assessore all’edilizia di Somma Lombardo, che il 14 aprile 2008 è eletto alla Provincia di Varese con oltre 4 mila voti: un successo che fa guadagnare a Carioni il posto di capogruppo del Pdl nell’assemblea provinciale. Ma è Cinque, il boss, che se ne assume (immotivatamente?) il merito, dopo aver mobilitato in campagna elettorale la comunità calabrese.
Ne sa qualcosa anche Loris Cereda, Forza Italia, sindaco di Buccinasco (detta Platì 2), che non trova niente di strano nell’ammettere che riceveva in municipio, il figlio del boss Domenico Barbaro. Lui, detto l’Australiano, aveva cominciato la carriera negli anni 70 con i sequestri di persona e il traffico di droga. I suoi figli, Salvatore e Rosario, sono trentenni efficienti e dinamici, si sono ripuliti un po’, hanno studiato, sono diventati imprenditori, fanno affari, vincono appalti. Settore preferito: edilizia, movimento terra. Ma hanno alle spalle la ’ndrina del padre. Cercano di non usare più le armi, ma le tengono sempre pronte (come dimostrano alcuni bazooka trovati a Buccinasco). Non fanno sparare i killer, ma li allevano e li allenano, nel caso debbano servire. Salvatore e Rosario, la seconda generazione, sono arrestati a Milano il 10 luglio 2008. Eppure il sindaco Cereda non prova alcun imbarazzo.
Ne sa qualcosa anche Alessandro Colucci, Forza Italia, consigliere regionale della Lombardia. «Abbiamo un amico in Regione», dicevano riferendosi a lui due mafiosi (intercettati) della cosca di Africo, guidata dal vecchio patriarca Giuseppe Morabito detto il Tiradritto. A guidare gli affari, però, è ormai il rampollo della famiglia, Salvatore Morabito, classe 1968, affari all’Ortomercato e night club («For a King») aperto dentro gli edifici della Sogemi, la società comunale che gestisce i mercati generali di Milano. È lui in persona a partecipare a una cena elettorale in onore dell’«amico» Colucci, grigliata mista e frittura, al Gianat, ristorante di pesce. Appena in tempo: nel maggio 2007 viene arrestato nel corso di un’operazione antimafia, undici le società coinvolte, 220 i chili di cocaina sequestrati.
Ne sa qualcosa anche Emilio Santomauro, An poi passato all’Udc, due volte consigliere comunale a Milano, ex presidente della commissione urbanistica di Palazzo Marino ed ex presidente della Sogemi: oggi è sotto processo con l’accusa di aver fatto da prestanome a uomini del clan Guida, camorristi con ottimi affari a Milano. Indagato per tentata corruzione nella stessa inchiesta è Francesco De Luca, Forza Italia poi passato alla Dc di Rotondi, oggi deputato della Repubblica: a lui un’avvocatessa milanese ha chiesto di darsi da fare per «aggiustare» in Cassazione un processo ai Guida.
Ne sa qualcosa, naturalmente, anche Marcello Dell’Utri, inventore di Forza Italia e senatore Pdl eletto a Milano. La condanna in primo grado a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa si riferisce ai suoi rapporti con Cosa nostra, presso cui era, secondo la sentenza, ambasciatore per conto di «un noto imprenditore milanese». Ma ora una nuova inchiesta indaga anche sui suoi rapporti con la ’Ndrangheta: un altro imprenditore, Aldo Miccichè, trasferitosi in Venezuela dopo aver collezionato in Italia condanne a 25 anni per truffa e bancarotta, lo aveva messo in contatto con la famiglia Piromalli, che chiedeva aiuto per alleggerire il regime carcerario al patriarca della cosca, Giuseppe, in cella da anni. Alla vigilia delle elezioni, Miccichè prometteva a Dell’Utri un bel pacchetto di voti, ma chiedeva anche il conferimento di una funzione consolare, con rilascio di passaporto diplomatico, al figlio del boss, Antonio Piromalli, classe 1972, imprenditore nel settore ortofrutticolo con sede dell’azienda all’Ortomercato di Milano. Sentiva il fiato degli investigatori sul collo, Antonio. Infatti è arrestato a Milano il 23 luglio, di ritorno da un viaggio d’affari a New York. È accusato di essere uno dei protagonisti della faida tra i Piromalli e i Molè, in guerra per il controllo degli appalti nel porto di Gioia Tauro e dell’autostrada Salerno-Reggio.
Qualcuno si è allarmato per questa lunga serie di relazioni pericolose tra uomini della politica e uomini delle cosche? No. A Milano l’emergenza è quella dei rom. O dei furti e scippi (che pure le statistiche indicano in calo). La mafia a Milano non esiste, come diceva già negli anni Ottanta il sindaco Paolo Pillitteri. Che importa che la cronaca, nerissima, della regione più ricca d’Italia metta in fila scene degne di Gomorra?
A Besnate, nei pressi di Varese, a luglio il capo dell’ufficio tecnico del Comune è stato accoltellato davanti al municipio e si è trascinato, ferito, fin dentro l’ufficio dell’anagrafe, lasciando una scia di sangue sulle scale. Una settimana prima, una bottiglia molotov aveva incendiato l’auto del dirigente dell’ufficio tecnico di un Comune vicino, Lonate Pozzolo. Negli anni scorsi, proprio tra Lonate e Ferno, paesoni sospesi tra boschi, superstrade e centri commerciali, sono state ammazzate quattro persone di origine calabrese. Giuseppe Russo, 28 anni, è stato freddato mentre stava giocando a videopoker in un bar: un killer con il casco in testa, appena sceso da una moto, gli ha scaricato addosso quattro colpi di pistola. Alfonso Muraro è stato invece crivellato di colpi mentre passeggiava nella via principale del suo paese affollata di gente. Francesco Muraro, suo parente, un paio d’anni prima era stato ucciso e poi bruciato insieme alla sua auto.
L’ultimo cadavere è stato trovato la mattina di sabato 27 settembre in un prato di San Giorgio su Legnano, a nordovest di Milano: Cataldo Aloisio, 34 anni, aveva un foro di pistola che dalla bocca arrivava alla nuca. A 200 metri dal cadavere, la nebbiolina di primo autunno lasciava intravedere il cimitero del paese, in cui riposa finalmente in pace, benché con la faccia spappolata, Carmelo Novella, che il 15 luglio scorso era stato ammazzato in un bar di San Vittore Olona con tre colpi di pistola in pieno viso.
Milano, Lombardia, Nord Italia. È solo cronaca nera? No, Gomorra è già qua. Ma i politici, gli imprenditori, la business community, gli intellettuali, i cittadini non se ne sono ancora accorti.

Sabato, 18 Ottobre, 2008 - 18:58

A LEGNANO C’È UN SINDACO ILLEGALE.

PER VOLANTINARE DEVI CHIEDERE LA SUA AUTORIZZAZIONE!

Oggi alle ore 16.00 a Legnano i militanti della sinistra locale –Prc, Sd, PdCI, Verdi- distribuiranno dei volantini ai cittadini nella centrale piazza San Magno. Una perfetta non-notizia, direte, visto che cose del genere accadano ogni giorno in ogni angolo del nostro paese e della nostra regione. Invece no, la notizia c’è, perché a Legnano il Sindaco Lorenzo Vitali ha deciso di imporre ai suoi cittadini l’obbligo dell’autorizzazione preventiva e il pagamento di una tassa, nonché il divieto assoluto di volantinare in alcuni luoghi, tra cui anche piazza San Magno.

La vicenda sembra incredibile, ma è vera. I primi ad accorgersi della novità erano stati due aderenti a Sinistra Democratica, cacciati da una pubblica piazza da agenti della Polizia Locale, perché stavano volantinando senza autorizzazione. Lo stesso Sindaco, interrogato in Consiglio Comunale, ha poi confermato che il regolamento comunale per la disciplina della pubblicità andava applicata a ogni forma di comunicazione mediante volantino. Cioè, dal volantino politico fino a quello prodotto dal ragazzino alla ricerca del suo gattino scappato da casa.
Quindi, secondo il Sindaco Vitali, il cui partito, ironia della sorte, si chiama Popolo della Libertà, chiunque intenda distribuire anche un solo volantino deve fare preventiva “denuncia di diffusione volantini” all’Amga Legnano S.p.A., società multiservizi controllata dal Comune, e seguire la seguente procedura: depositare e far timbrare l’originale del volantino, indicare il numero esatto delle persone incaricate della distribuzione e pagare una tassa. Se l’Amga ritiene che quanto scritto nel volantino possa violare delle norme, allora potrà negare l’autorizzazione.
Insomma, la civilissima città di Legnano, appartenente alla Repubblica Italiana, si scopre improvvisamente proiettata in altri tempi e in altri luoghi, dove non vige più la Costituzione, né la legge. Infatti, l’articolo 21 della nostra carta costituzionale parla chiaro: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Tanto è vero che la legge, l’unica fonte normativa legittimata a disciplinare l’esercizio di tale diritto fondamentale dei cittadini, impone unicamente l’obbligo di scrivere sui volantini la data e il luogo della stampa.
L’applicazione del regolamento comunale sulla pubblicità commerciale a volantini di carattere politico o sociale è pertanto un grave e palese atto illegale e chiediamo quindi che venga rimosso immediatamente.
Se ciò non dovesse accadere e al fine di ristabilire il rispetto della legalità, chiederemo il doveroso intervento da parte del Prefetto di Milano.
Comunicato stampa di Luciano Muhlbauer

http://www.lucianomuhlbauer.it

Sabato, 18 Ottobre, 2008 - 18:49

funzioni della Polizia Municipale a fronte novità ex L 125/08

 
 
c.a dell'Assessorato alla Sicurezza del Comune di Milano;
del Settore Sicurezza del Comune di Milano;
del Comando della Polizia Municipale di Zona 4;
del Comando Centrale della Polizia Municipale e del Comandante della Polizia Locale di Milano, Bezzon
e pc
del Consiglio di Zona 4 di Milano;
della Commissione Sicurezza del
Consiglio di Zona 4 di Milano
 
 
 
Interrogazione in merito alle funzioni attribuite alla Polizia Municipale a fronte delle nuove discipline legislative previste nella Legge luglio 2008, n. 125, conversione del decreto legge n. 92, facente parte del c.d. pacchetto sicurezza varato al fine di "contrastare fenomeni di illegalità diffusa collegati all’immigrazione illegale e alla criminalità organizzata", e della normativa regionale 4/2003, avente come titolo “RIORDINO E RIFORMA DELLA DISCIPLINA REGIONALE IN MATERIA DI
POLIZIA LOCALE E SICUREZZA URBANA
 
 
Considerato
 
il testo legislativo della Legge 125/2008, conversione in legge del decreto legge n. 92, parte integrante del pacchetto sicurezza con l'obiettivo normativo di "contrastare fenomeni di illegalità diffusa collegati all’immigrazione illegale e alla criminalità organizzata" e il testo legislativo precedentemente emanato da parte della Regione Lombardia, L.R. 4/2003, titolato “Riordino e riforma della disciplina regionale in materia di polizia locale e sicurezza urbana”
 
visto
 
il decreto del Ministero degli Interni emanato il 5 agosto 2008, in attuazione delle disposizioni di cui alla legge precedentemente menzionata, L 125/2008, che attribuisce ai sindaci poteri di emissione di ordinanze in materia di sicurezza urbana e di incolumità pubblica
 
constatato
 
che nel primo testo legislativo citato nel precedente paragrafo si evince all'Art. 6, “Modifica del testo unico di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in materia di attribuzioni del sindaco nelle funzioni di competenza statale”, le seguenti attribuzioni in capo allo stesso sindaco, e precisamente la sovraintendenza:
 
a) all'emanazione degli atti che gli sono attribuiti dalla legge e dai regolamenti in materia di
ordine e sicurezza pubblica;
b) allo svolgimento delle funzioni affidategli dalla legge in materia di pubblica sicurezza e di
polizia giudiziaria;
c) alla vigilanza su tutto quanto possa interessare la sicurezza e l'ordine pubblico, informandone preventivamente il prefetto. 2. Il sindaco, nell'esercizio delle funzioni di cui al comma 1, concorre ad assicurare anche la cooperazione della polizia locale con le Forze di polizia statali, nell'ambito delle direttive di coordinamento impartite dal Ministro dell'interno-Autorita' nazionale di pubblica sicurezza
 
considerato che
 
lo stesso testo di legge prevede attribuzioni nuove in capo all'organo della Polizia Municipale, in particolare all'articolo 7 dove si prospetta una più intensa e ravvicinata “collaborazione della polizia municipale e provinciale nell'ambito dei piani coordinati di controllo del territorio”
 
e in specifico si rileva
 
dallo stesso articolo legislativo che “il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della giustizia, con il Ministro dell'economia e delle finanze e con il Ministro della difesa, determina le procedure da osservare per assicurare, nel corso dello svolgimento di tali piani coordinati di controllo del territorio, le modalita' di raccordo operativo tra la polizia municipale, la polizia provinciale e gli organi di Polizia dello Stato»
 
visto
 
nello stesso articolo di legge al comma 4 nuove attribuzioni e poteri speciali conferiti al sindaco il quale, in qualità di ufficiale del Governo,  “adotta con atto motivato provvedimenti, anche contingibili e urgenti nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento,  al fine di prevenire e di eliminare gravi pericoli che minacciano l'incolumita' pubblica e la sicurezza urbana. I provvedimenti di cui al presente comma sono preventivamente  comunicati al prefetto anche ai fini della predisposizione degli strumenti ritenuti necessari alla loro attuazione”
 
preso atto in diritto
 
del testo della legge Regionale 4/2003, “Riordino e riforma della disciplina regionale in materia di polizia locale e sicurezza urbana”, il quale, al TITOLO I (Disposizioni generali) Articolo 1 (Finalità e oggetto) si definisce come principio generale l'obbligo e il dovere istituzionale da parte della Regione di porre “la sicurezza urbana tra le condizioni primarie per un ordinato svolgimento della vita civile”, e in particolare, nei commi successivi, di prospetta e stabilisce che attraverso la legge stessa si vuole “incrementare i livelli di sicurezza urbana nel territorio regionale e nel pieno rispetto dell’esclusiva competenza statale in materia di ordine pubblico e sicurezza, definendo gli indirizzi generali dell’organizzazione e dello svolgimento del servizio di polizia locale dei comuni, delle provincie e delle loro forme associative, il coordinamento delle attività e l’esercizio associato delle funzioni, gli interventi regionali per la sicurezza urbana, la collaborazione tra polizia locale e soggetti privati operanti nel settore della vigilanza, nonché le modalità di accesso e la formazione degli operatori di polizia locale
 
Constatato in specifico e di fatto
 
che si sono verificati sul nostro territorio circoscrizionale, e anche in diversi altri contesti di quello comunale, situazioni di intervento in cui si sarebbe richiesto un impiego degli ufficiali di pubblica sicurezza della Polizia di Stato ma che hanno visto, invece, la presenza e la disposizione di ufficiali della Polizia Municipale, spesso non preparati ad adempiere a funzioni a loro non attribuibili, quali quelle di reprimere e perseguire fatti già compiuti o in atto di essere compiuti
 
in particolare
 
ci si riferisce alla gestione dell'intervento avvenuto lo scorso luglio 2007 all'interno del Parco Cassinis, che ha presentato forti carenze e difficoltà, a causa dell'impiego di agenti della Polizia Municipale in un compito e in una funzione a loro non attribuibile, oppure ci si riferisce agli sgomberi dei campi nomadi, spesso effettuati da parte della Polizia Municipale, pur non essendo questa funzione a loro attribuita
 
in specifico
 
risultano abbastanza gravi le denunce espresse da un vigile urbano il 4 luglio in merito al suddetto intervento, dove si rilevava l’esistenza di un nucleo informale di 30 vigili, che si sarebbe addestrato in autonomia in arti marziali e che avrebbe acquistato e usato delle armi improprie
 
Si chiede
 
-          All'Assessorato alla Sicurezza del Comune di Milano e all'Amministrazione Comunale di indicare i criteri e gli indirizzi adottati dopo l'emanazione delle disposizioni espresse dalla Legge  125/2008 e, soprattutto, di definire un provvedimento che tenti di assicurare la separazione delle funzioni tra i due organi, oggi sempre maggiormente imprecise e imprecisate, spesso oggetto di valutazioni arbitrarie da parte di interpreti amministratori locali delle disposizioni normative in merito, a causa della troppa genericità del testo stesso. Questa richiesta viene espressa a fronte di prassi di fatto che definiscono una lenta e graduale modifica del ruolo e della funzione della Polizia Municipale che da pura vigilanza del territorio e prevenzione diventa organo suppletivo delle funzioni attribuite per legge all'organo della Polizia dello Stato;
-          nell'assicurare l'ottemperanza delle norme si chiede allo stesso Assessorato e all'Amministrazione Comunale di farsi promotrice di un'azione di indagine e di verifica in seguito ai fatti accaduti, come testimonia il caso successo presso Parco Cassinis lo scorso luglio 2007, oppure i vari sgomberi dei campi nomadi presenti sul territorio circoscrizionale, presso il Comando della Polizia Municipale di Milano, e verificare le disposizioni che sono state espresse ai Comandi decentrati, quale quello di Zona 4 di Milano, in materia di intervento;
 
in specifico
 
-          sugli stessi fatti accaduti al Parco Cassinis il 4 luglio 2007 ancora, a distanza di un anno, non sono stati definiti passaggi oscuri circa l’andamento della triste vicenda, e, pertanto,
 
si chiede
 
-          al Comando della Polizia Municipale di Milano se siano in atto inchieste interne circa la presenza di un “gruppo informale”, come testimoniano alcune testimonianze pubbliche rilasciate su Repubblica e se tali inchieste siano state concluse, qualora sussistano, e quali siano stati i risultati addotti dalle medesime
 
Si chiede infine,
 
-          All’Assessorato alla Sicurezza del Comune di Milano e all'Amministrazione Comunale quali siano la ratio e le motivazioni, nonché le modalità con cui sono state prese, di alcuni provvedimenti che hanno visto da parte del sindaco provvedere a emettere decisioni e provvedimenti indirizzati a singole categorie, ora sempre più estese nella loro portata, e se tali disposizioni siano precedenti che avvallino una revisione totale dei poteri, forte delle disposizioni legislative di nuovo varo, accentrando nella figura del sindaco competenze in materia di ordine pubblico e sicurezza, prima esclusive funzioni in capo al Prefetto, determinando, così, una sovrapposizione di ruoli e di funzioni che non garantiscono quella chiarezza necessaria per la cittadinanza, utente e destinataria primaria delle disposizioni, soprattutto nella materia considerata, come testimonia la portata dell’articolo 2 del decreto del Ministro dell’Interno del 5 agosto 2008, titolato “Interventi del sindaco”
 
E in particolare,
 
-          In base all’ultimo decreto attuativo del Ministero dell’Interno, 5 agosto 2008, si interroga l’Assessorato alla Sicurezza del Comune di Milano e l’Amministrazione Comunale su come si intenda dare pubblicità ai divieti espressi nelle future ordinanze e come saranno definite le regole applicative per gli agenti della Polizia Municipale, indirizzando necessari interventi che evitino abusi, anche in virtù della tutela professionale degli stessi agenti
 
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Sabato, 18 Ottobre, 2008 - 18:45

apertura servizio bibliotecario e miglioramento qualitativo

Alla c.a.
dell'Assessorato alla Ricerca, Innovazione, Capitale Umano del Comune di Milano;
dell'Assessorato alle Infrastrutture, Lavori Pubblici del Comune di Milano;
 del Settore Infrastrutture del Comune di Milano;
del Settore all'Innovazione del Comune di Milano;
del Consiglio di Zona 4 di Milano;
del Settore Zona 4 di Milano

 
 
Oggetto: intenzioni circa l’ampliamento quantitativo dell’apertura del servizio bibliotecario nella città di Milano e, in particolare, nella Zona 4
 
vista
 
la delibera approvata dal Consiglio di Zona 4 nella seduta di giovedì 8 marzo 2007, avente come oggetto “riorganizzazione servizio bibliotecario”, rafforzativa della precedente delibera approvata in materia dallo stesso Consiglio di Zona 4 nella seduta di giovedì 5 ottobre 2006, avente come oggetto “Per il ripristino dell’orario serale di apertura delle biblioteche”
in particolare
 
considerato che
 
nella parte dispositiva del testo della delibera, da me proposta sotto forma di mozione, e sottoscritta da diversi consigliere e consiglieri, si chiede
  • All’Amministrazione Comunale e, in particolare, al Settore Biblioteche del Comune di Milano, all’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano, data la natura politico amministrativa dell’intervento, di “applicare progressivamente e uniformemente in tutta la rete bibliotecaria cittadina l’orario di apertura continuativo protratto fino alle ore tardo serali, nonché una effettiva offerta culturale diversificata, dalle postazioni audio-video collegate ad internet alle manifestazioni culturali organizzate in sede”;
  • a rilanciare le molteplici funzioni della struttura bibliotecaria attraverso un’attività di riconsiderazione in senso qualitativo delle offerte di impiego del tempo libero per i cittadini residenti nelle rispettive zone, realizzabile attraverso una politica culturale di ampio respiro sia nel metodo che nel merito;
  • ad aumentare l’organico comunale destinato alle biblioteche lungo tutto l’orario di apertura, assicurando la professionalità della mansione lavorativa e della sua funzione non ascrivibile a semplice e mera custodia del patrimonio bibliografico presente, garantendo, così, un’uniformità della durata di accessibilità al servizio giornaliero che possa prevedere la copertura anche negli orari serali, assicurando una giusta e più equa ripartizione dell’utenza, oggi costretta a insistere su un numero insufficiente di strutture disponibili nella fascia serale, spesso post lavorativa e più interessante per diverse categorie di studentesse e studenti lavoratori e di cittadine e cittadini utenti del servizio;
  • a garantire, infine, lo spazio bibliotecario come spazio di non pura e mera conservazione, come avviene in alcune realtà bibliotecarie, esempio ne è la Biblioteca Sormani, ma di accesso del pubblico alla conoscenza, al sapere e alla lettura, consultazione, nonché all’usufruizione di iniziative aggregative culturali
 
constatato che
 
a distanza di 19 mesi dall'approvazione dell’ultima delibera in merito e di circa 2 anni dall'approvazione della prima delibera, entrambe da parte del Consiglio di Zona 4, gli orari di servizio delle biblioteche in zona non sono aumentati e non stati estesi nelle fasce serali e, soprattutto, si nota una riduzione notevole del personale adibito tale per cui alcune strutture, come la Biblioteca di Via Calvairate si è vista costretta a ridimensionare l’apertura del servizio all’utenza anche in fasce diurne in alcuni giorni settimanali, mentre nella Biblioteca ubicata presso il centro Civico di Via Oglio 18 si sospende il servizio il mercoledì mattina
 
si rileva, inoltre
 
che l’ultima delibera menzionava l’articolato della Legge Finanziaria 2007 in cui si provvedeva a garantire l’accesso da parte delle amministrazioni alle graduatorie dei concorsi ultimi effettuati per la qualifica di bibliotecario, non più in vigore, in quanto scaduta ma che eccezionalmente, a causa di un dilazionamento dell’indizione di nuovi concorsi per la categoria suddetta, poteva essere considerata vigente e funzionale ad assicurare un aumento dell’organico preposto nei diversi plessi bibliotecari civici
 
si chiede
 
-         al Settore Biblioteche del Comune di Milano se sussiste un programma, e i modi e le forme con cui quest’ultimo sarà avviato, di implementazione e di miglioramento quantitativo e qualitativo del servizio bibliotecario oggi presente nel Comune di Milano a livello rionale e centrale e quali sono i criteri adottati nell’inserimento di nuovo organico, conditio sine qua non è possibile rendere attuative le proposte inserite nelle rispettive delibere;
-         all'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano se esiste un progetto di intervento utile a garantire una gestione uniforme nei criteri di accesso e di elargizione del servizio bibliotecario, un aumento quantitativo dell’apertura delle diverse biblioteche rionali presenti nel Comune di Milano e una proposta utile a rendere tale servizio non solo mero prestito bibliografico ma, bensì, funzionale alla creazione di opportunità culturali aggregative condivise e partecipate con l’utenza e con le associazioni interessate, come avviene in diversi contesti comunali della Provincia di Milano,
-         All’Assessorato alla Cultura del Comune di Milano se esiste una proposta, e secondo quali criteri e modalità sarà eseguita, utile e indirizzata all’ampliamento dell’organico oggi presente presso le diverse biblioteche rionali del Comune, unico presupposto necessario ad assicurare il carattere pubblico della gestione del servizio nelle sue varie forme e parti, nonché un’estensione esigibile ed esigita del servizio alla fascia oraria serale, in modo uniforme su tutto il territorio municipale;
-         Alla Commissione Biblioteche del Consiglio di Zona 4 di provvedere a inserire in un punto di un prossimo ordine del giorno, anche in vista dell’approvazione del bilancio per l’anno 2009, da parte del Comune di Milano, e, quindi, in attesa di avere una quantificazione degli stanziamenti previsti nelle voci di spesa e investimento riguardante il settore, il tema del miglioramento quantitativo e qualitativo del servizio bibliotecario, comprendendo anche un’analisi sulle attuali risorse disponibili e quelle necessarie, in vista di un’adeguata e puntuale attuazione dei deliberata presenti nei testi delle mozioni votate da parte del Consiglio stesso.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Sabato, 18 Ottobre, 2008 - 18:45

futura destinazione dell’ex-macello di via Lombroso

 
Alla c.a.
dell'Assessorato alla Ricerca, Innovazione, Capitale Umano del Comune di Milano;
dell'Assessorato alle Infrastrutture, Lavori Pubblici del Comune di Milano;
 del Settore Infrastrutture del Comune di Milano;
del Settore all'Innovazione del Comune di Milano;
del Consiglio di Zona 4 di Milano;
del Settore Zona 4 di Milano
 
 
Oggetto: futura destinazione dell’ex-macello di via Lombroso, anche in vista della realizzazione della Città del Gusto in occasione dell’EXPO 2015
 
Considerata
 
L’area dell’ex Macello di Via Lombroso, considerata di elevato interesse architettonico anche e soprattutto per gli edifici in stile Liberty presenti all’interno dello spazio, oggi non sottoposte ad azioni di intervento riqualificante e manutentivo, non è aperta al pubblico 
 
Vista
 
L’intenzione da parte del Comune di Milano in convenzione con la società gestrice dell’Ortomercato, So.Ge.Mi, di avviare in occasione dell’EXPO 2015 un progetto di intervento inteso a istituire nella stessa area una “Città del Gusto”, interessante iniziativa e proposta, di cui, però, occorrerebbe conoscere in merito il cronoprogramma e l’impatto dello stesso intervento nel contesto in cui sarà inserito
 
Constatato
 
Che in una Commissione Territorio il Presidente della SoGeMi, Roberto Predolin, aveva avuto occasione di presentare in modo sommario e generale il progetto, considerando lo stesso come intenzione ormai certa e chiara in merito all’ampliamento delle attività dell’Ortomercato, in vista dell’EXPO 2015
 
Preso atto
 
Che allo stato attuale ancora non conosciamo come Consiglio di Zona 4 altre indicazioni particolare e maggiormente precise sull’intervento previsto, elemento, questo, importante per proseguire nell’analisi di un intervento riqualificatore di un’area che viene considerata di alto interesse artistico e architettonico
 
si chiede
 
-         all'Assessorato al Territorio del Comune di Milano se esiste un progetto di intervento indirizzato a rendere positivo e attuativo il progetto genericamente esposto in seduta di Commissione Consiliare da Roberto Predolin, presidente SoGeMi, considerando come necessarie indicazioni in merito ai tempi del medesimo, sia per la sua approvazione, definizione, sia per le varie fasi, esecutiva e definitiva che interessano il progetto nella sua complessità, sia per quanto concerne i criteri dell’assegnazione dell’appalto e le ditte che hanno mostrato interesse, al fine di valutarne la portata etica e, soprattutto, l’osservanza delle norme sulla sicurezza sui luoghi di lavoro, sia infine, per quanto concerne la dimensione strutturale complessiva dell’intervento stesso;
-         Allo stesso Assessorato si chiede quali saranno le strutture utilizzate internamente all’ex Area Macelli di Via Lombroso, quali le loro singole destinazioni e, in caso di non universale utilizzo delle strutture per la Città del Gusto, quali saranno i progetti di riqualificazione e di riutilizzo che interesseranno le abitazioni non coperte da questa finalità;
-         Alla Commissione Territorio di provvedere a inserire in un punto di un prossimo ordine del giorno, anche in vista dell’approvazione del futuro Piano Opere Pubbliche Triennale, da parte del Comune di Milano, e, quindi, in attesa di avere una quantificazione degli stanziamenti previsti nelle voci di spesa e investimento riguardante il progetto e la sua fase di attuazione, il tema, invitando dirigenti del Settore Territorio del Comune di Milano, dell’Assessorato Sviluppo del Territorio del Comune di Milano, progettisti e la stessa SoGeMi, affinché si possa avere un quadro preciso in merito all’intervento, alla sua dimensione territoriale, all’aspetto strutturale complessivo e, infine, gli impatti che possono esserci in merito al contesto in cui l’intervento è localizzato.
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Sabato, 18 Ottobre, 2008 - 18:44

Ecopass e futuro attuazione in via definitiva esperimento

Alla c.a.
dell'Assessorato alla Assessore alla Mobilità, Trasporti, Ambiente del Comune di Milano;
 del Settore Mobilità del Comune di Milano;
della Commissione Territorio e Viabilità del Consiglio di Zona 4 di Milano;
del Consiglio di Zona 4 di Milano;

 
 
Oggetto: prospettive in merito al futuro dell’attuazione in via definitiva dell’esperimento dell’Ecopass, a un anno di distanza dal suo avvio
 
 
Considerato
 
Che l’amministrazione comunale ha provveduto a rendere l’Ecopass nell’anno corrente attuativo in senso sperimentale e che, a conclusione di questa fase, proporrà alla cittadinanza residente in merito al futuro di tale provvedimento un sondaggio, di cui ancora non si conoscono in merito i contenuti e le modalità con cui verrà effettuato e definito
 
Preso atto
 
Di un sondaggio avviato da Repubblica Milano on-line dove sulla totalità delle lettrici e dei lettori vi sono stati pareri differenti in merito alla domanda “quale futuro per l’Ecopass”, e precisamente:
 
-         il 46% degli utenti, pari a 1301 voti, ha espresso il parere di "lasciare le cose come sono ora, facendo però pagare anche moto e motorini",
-         il 28%, ossia 800 voti, si è espresso per "estendere il pagamento alla circonvallazione della 90-91",
-         il 6% dei votanti non ha espresso nessun tipo di opzione in merito
 
Le opzioni che venivano proposte nel sondaggio erano le seguenti:
 
-         Lasciare le regole come sono ora, facendo però pagare anche le moto e i motorini;
-         Ritoccare al rialzo le tariffe attualmente in vigore;
-         Iniziare a tassare anche le auto a benzina euro 3 e i diesel euro 4 senza filtro antiparticolato;
-         Estendere l'area a pagamento alla circonvallazione della 90-91
-         Nessuna opzione in merito  
 
In particolare
 
È utile considerare che nelle risposte formulate in merito al sondaggio alcuni utenti hanno espresso la perplessità dell’utilità complessiva del provvedimento se oltre al provvedimento non vengono attuate forme e modalità, canali, di promozione di una mobilità pubblica e sostenibile, alternativa e competitiva rispetto all’utilizzo dell’automobile privata, uniche possibilità per ridurre la congestione del traffico privato in città,
 
precisamente
 
in merito è interessante evidenziare che un discreto numero di cittadine e di cittadini hanno manifestato la loro richiesta al Comune di avviare un percorso coerente, complessivo e strutturale, di estensione delle attuali piste ciclabili, oggi fortemente ridotte nella loro portata e non completato in molte realtà urbane, nonché dare attuazione all’esperienza del bike sharing, proposta, questa, più volte espressa dall’Assessorato alla Mobilità come intenzione ma mai soggetta a un disegno chiaro e a un progetto trasparente funzionale alla sua adeguata attuazione
 
constatato
 
che, inizialmente, l’avvio dell’esperimento Ecopass ha evidenziato forti lacune organizzative, che si sono, poi, prolungate nel tempo, in quanto gli sportelli informativi erano insufficienti e inadeguati rispetto alle domande degli utenti, il servizio telematico e telefonico di informazione ha palesato forti lacune strutturali e inefficienze, infine la segnaletica stradale era fortemente carente e spesso assente nelle zone interessate
 
visto
 
che tra pochi mesi, esattamente a gennaio, il Comune avvierà un sondaggio per valutare le richieste e le analisi da parte della cittadinanza in merito al futuro dell’esperimento Ecopass e della sua attuazione come provvedimento strutturale e permanente nell’ambito della politica amministrativa della mobilità comunale
 
PQM
 
Si chiede
 
-         All’Assessorato alla Mobilità del Comune di Milano in quale modalità, secondo quali criteri e criteri verranno effettuate le consultazioni presso la cittadinanza residente in merito al provvedimento Ecopass e alla sua futura gestione e organizzazione, nonché se è prevista l’estensione della consultazione alle cittadine e cittadini non residenti nel Comune di Milano, ma quotidianamente presenti in città, in quanto lavoratrici o lavoratori, studentesse o studenti, comunque definibili nella loro complessità quali “city users”, interessati, pertanto, alle politiche gestionali della mobilità in entrata;
-         All’Assessorato alla Mobilità del Comune di Milano se esista la volontà di provvedere a indire consultazioni in merito tramite iniziative e commissioni organizzate presso i Consigli Circoscrizionali, uniche realtà che potrebbero garantire un accesso più diffuso e più universale al sondaggio pubblico istituito al fine di valutare le direttive opportune e i criteri necessari per la futura gestione del provvedimento;
-         Allo stesso Assessorato, infine, se esistano già delle proposte in merito al futuro organizzativo e gestionale dell’esperimento dell’Ecopass, soprattutto in riferimento a misure utili a rendere competitivo e conveniente l’utilizzo dei mezzi pubblici ecocompatibili di trasporto e delle biciclette rispetto all’utilizzo del mezzo privato, unici provvedimenti, inseribili nel Piano della Mobilità, che possano innescare deterrenti all’uso dell’automobile e funzionali a garantire una decongestione del traffico urbano;
-         Alla Commissione Territorio e Mobilità del Consiglio di Zona 4 di provvedere a inserire tra i punti all’ordine del giorno di una prossima, si invita a renderla ravvicinata, riunione di commissione il tema della presente interrogazione, invitando dirigenti del Settore Amministrativo comunale, dell’Assessorato di competenza e, infine, la cittadinanza, affinché si possano preventivamente disporre proposte partecipate in merito
 
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Sabato, 18 Ottobre, 2008 - 18:43

area verde Via Benaco

Milano, 25 settembre 2008

 
 
 
Alla c.a.
Della Direzione AMSA di Milano;
del Comando della Polizia Municipale di Zona 4;
del Settore Territorio del Comune di Milano;
della Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4 di Milano;
 
 
Interrogazione in merito alla non pulitura dell’area verde sita sulla parte del marciapiede di Via Benaco tra Via Brembo e Via Vallarsa e alla presenza di un’autovettura con vetri infranti non rimossa
 
Si segnala
 
che lungo il tratto del marciapiedi sito in Via Benaco, e precisamente nella parte compresa tra Via Tagliamento e Via Brembo, dopo la tosatura dell’erba avvenuta nelle ultime settimane nell’area verde esistente non sono stati prelevati i fili tosati, giacenti lungo il percorso del marciapiedi
 
si segnala altresì
 
che permane da diverso tempo, lungo lo stesso tratto di marciapiedi, la presenza di un’autovettura abbandonata a cui sono stati infranti i vetri delle portiere
 
si chiede
 
-         Alla Direzione dell’AMSA di provvedere, per quanto concerne la prima segnalazione, a rimuovere la presenza di erba tosata lungo il marciapiedi di Via Benaco nel tratto che va da Via Tagliamento a Via Brembo;
-         Al Comando della Polizia Locale di Zona 4 di provvedere a verbalizzare l’abbandono dell’autovettura parcheggiata lungo il tratto del marciapiedi di Via Benaco segnalato al secondo punto della presente interrogazione e di rimuovere lo stesso veicolo
 
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano
 
 
 
 

Sabato, 18 Ottobre, 2008 - 12:03

Siamo insieme in carovana per…

APPELLO DA FIRMARE E FAR FIRMARE
 
Siamo insieme in carovana per…
Riaffermare i valori della Costituzione e della Dichiarazione universale dei diritti umani
Ricordare che la vera emergenza sicurezza in Italia sono mafia e corruzione
E CHIEDIAMO che..
Siano restituiti con maggiore celerità alla collettività i beni sottratti alle mafie e ai corrotti con progetti di sviluppo e di cittadinanza
Siano sostenute le vittime della criminalità organizzata e non, insieme ai loro familiari
Sia incentivato e tutelato il ruolo dei collaboratori e dei testimoni di giustizia
Siano denunciate le collusioni tra mafia e politica e colpiti i legami tra mafia ed economia

 

Siano contrastate le ecomafie introducendo nel codice penale i delitti contro l’ambiente

 

Sia riconosciuto ufficialmente il 21 marzo come la giornata nazionale dedicata a tutte le vittime delle mafie
Siano finanziate e rilanciate politiche educative e giovanili che promuovano una cultura della legalità democratica, della solidarietà e della giustizia sociale
Siano favoriti i processi di inclusione dei migranti che vivono nel nostro Paese e di quanti lasciano la propria terra in cerca di pace e lavoro.

 

Sia contrastata la riduzione in schiavitù, la tratta degli esseri umani ed il lavoro nero, attività legate agli interessi criminali delle mafie nel nostro paese
Sia approvata una riforma del sistema radiotelevisivo, a partire dalla RAI, che favorisca l’accesso alla libera informazione dei cittadini e fornisca notizie e approfondimenti sui temi delle mafie, della corruzione e delle battaglie per la legalità
Sia valorizzato il ruolo della partecipazione civile, antidoto all’esclusione sociale ed alle solitudini
questi sono i nostri impegni, questi diventano anche i tuoi impegni
se sottoscrivi questo appello!
Adesioni:
Guglielmo Epifani, Giancarlo Caselli, Flavio Lotti, Niccolò Fabi, Carlo Lucarelli, Andrea Satta e Tetes de Bois, Peppe Servillo, Ulderico Pesce, Claudio Gioè, Emma Dante, Roberto Morrione, Alessandro Cobianchi, Jole Garuti, Luigi Lusenti, Daniele Bianchessi, Massimo Valerio, Daniela Lastri, Serena Miloni, Mauro Sabbadini, Andrea Ferrari, Luigi Lacchini, Ornella Veglio, Giancarlo Fascini, Andrea La Malfa, Rosario Castellana, Alessandro Rizzo
Venerdì, 17 Ottobre, 2008 - 15:19

Una battaglia unita contro la controriforma Gelmini

La manifestazione contro la controriforma Gelimini, scusate la cacofonia, ma è così che si deve chiamare un progetto di demolizione della scuola pubblica, della formazione, della conoscenza universale, dell'accesso ai saperi, è andata bene, molto bene, oggi a Milano, davanti al Provvidetorato degli Studi. Studentesse e studenti, genitori, docenti, insegnanti si sono trovati uniti su un unico obiettivo: dire no e opporsi a chi vuole fare della scuola la realizzazione del classismo esclusivo e non luogo di confronto, crescita comune e di responsabilizzazione civica e sociale.

Dico questo perchè il disegno di legge varato dal Governo e imposto a colpi di "votazioni di fiducia" in Parlamento sotto forma di decreto, svuotando di contenuto potestativo le Camere, vuole demolire l'istruzione primaria, considerata "fiore all'occhiello" nelle esperienze formative europee, ma vuole anche determinare tagli, e non risparmi come intendono alcuni esponenti del governo, minimizzandone la portata drammatica, al fondo per il sostegno delle politiche didattiche della scuola pubblica. Il tempo pieno sarà declassato a puro doposcuola, senza contenuto formativo, sperimentale, occasione spesso di arricchimento civico, sociale e didattico per le ragazze e i ragazzi. Il grembiule imposto, Dolce e Gabbana saranno i beneficiari di un appalto già in atto tra Ministero e ditta di moda, determina una pura manifestazione superficiale e propagandistica che non risolve la questione centrale dell'abbandono scolastico e del dilagare di situazioni di disagio psicosociale molto forti all'interno delle mura scolastiche. Infine il voto in condotta: quale ratio e quale giustificazione si può addurre a un semplice numero che dovrebbe decreater quanto tu sia disciplinato, se non si compnrende bene che cosa si intenda con il termine disciplina, spesso parola abusata e poco indagata, fortemente soggetta all'arbitrio libero interpretativo. E' considerabile "irrequieto e indisciplinato" chi esprime le proprie creatività e la propria vivacità tramite forme non omologanti al clima di normalizzazione nella crescita prima dell'infanzia? Ricordiamo la Moratti Ministra, ossia il suo invito a fare prendere alle bambine e ai bambini, erano già pronti protocolli di intesa con ditte farmaceutiche, tranquillanti e medicine che assopivano ogni manifestazione estrosa, spesso base e fondamento per una crescita completa e armoniosa, non frustrata e umiliata, magari etorodiretta, fonte di futuri disagi psicoattitudinali, della bambina e del bambino. Ma pensiamo, infine, al disastro economico, sociale e didattico formativo che potrebbe derivare dall'imposizione del maestro unico. Giustamente l'ex Ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni, parlava di un ritorno alla scuola anni 50, ossia quella scuola di una società che da rurale doveva affrontare i problemi derivanti dall'estrema diffusione dell'analfabetismo presenti nel dopoguerra. Oggi la necessità consiste, in una società multietnica e multidisciplinare, garantire alla bambina e al bambino uno spettro completo e poliedrico di opzioni formative, facendo leva sulla curiosità e sulla crescita delle proprie potenzialità umane: questo ambito complesso di operatività didattica può essere affrontata solamente da un organico più strutturato e strutturale di insegnanti.

Ma che dire, infine, dei tagli agli istituti presenti nei piccoli paesi? Il dettato della Costituzione parla di accessi, anche in termini logisitici, universali al sapere e alla conoscenza, garantendo a tutte e a tutti il raggiungimento del massimo livello di istruzione. Così non sembrerebbe se si deve obbligare bambine e bambini di piccoli paesi a dover spostarsi per chilometri e chilometri nel paese vicino più consistente per popolazione residente: un disagio sociale, economico e culturale inaccettabile. 

Eravamo in molte e in molti: ma soprattutto la battaglia sociale che si è palesata stamattina a Milano ha avuto come fondo comune quello della ricerca elevata di unità d'azione, senza creare conflittualità interne, come qualcuno adirebbe dal governo. Ossia non è plausibile cadere in chi vuole dividere per imporre un disegno di legge devastante e destabilizzante la scuola pubblica. I più ricchi potranno andare alle università, i più poveri, la moltitudine, dovranno accedere solamente a canali professionalizzanti precoci. Ma ricordiamo la già famigerata controriforma Moratti con la canalizzazione precoce cosa ha arrecato, se non il fatto che a 11 anni a decidere quale futuro didattico e formativo destinare al proprio figlio saranno le condizioni economiche del nucleo familiare: insomma se tu sei figlio di avvocati potrai pensare di proseguire a lungo, se sei figlio di operaio precario magari dovrai importi un ciclo più ridotto, diventando poco qualificato nell'immissione nel mondo del lavoro.

Infine non possiamo dimenticare i tagli avutisi per gli insegnanti di sostegno didattico, per i mediatori linguistici, aberrante è chi, oggi, la Gelmini, sostiene la separazione tra scuole per italiani e scuole per stranieri, i tagli che penalizzano gli insegnanti che accudiscono e facilitano l'ingresso dei disabili nelle strutture. 

E' una mannaia che si abbatte sulla scuola pubblica, il decreto Gelmini: occorre manifestare trasversalmente, perchè di questo si tratta, il dissenso, l'opposizione inflessibile, la proposta di una scuola che si rifaccia i adettati costituzionali di qualità e di crescita civile universale, con una battaglia condivisa, che unisca, ripeto, come in Francia, non divida insegnanti da alunni, alunni da genitori. Stamattina questo è sembrato possibile fare. 

Un caro saluto

Alessandro Rizzo

 

Mercoledì, 15 Ottobre, 2008 - 15:14

LO "STUDIO CASTIGLIONI" - Una storia lunga un secolo

LO "STUDIO CASTIGLIONI" - Una storia lunga un secolo
di Carlo Livio Castiglioni
http://www.achillecastiglioni.it

Risulta molto difficile far partecipi altri degli eventi che banalmente ti sono accaduti attorno, a volte senza poterli comprendere nella loro immediata complessità; solo a consuntivo, dopo anni, quasi una intera vita, ti rendi conto della loro importanza, del fatto che pur nella loro semplicità quotidiana hanno però segnato un epoca. Oggi, anno 2007, mi accorgo che lo studio di mio padre non rappresenta solo un momento della sua vita, ma è un sogno che si è realizzato e si è evoluto nel tempo, in un tempo lunghissimo, oltre un secolo, con la partecipazione delle fantasie, dell’intelligenza e delle volontà di quanti nella nostra famiglia hanno contribuito non solo alla storia del design, ma anche alla vita di questa città, Milano.

Giannino Castiglioni - lo studio d’un artista
Nei primi anni del ‘900, Giannino Castiglioni, mio nonno, dopo aver frequentato l’accademia di Brera, inizia la sua attività di scultore presentando all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 la sua prima opera in grandezza naturale e alcune medaglie incise a ricordo della stessa esposizione. All’epoca lavorava come “medaglista” presso la fonderia Johnson che aveva la sua fabbrica in un edificio che si apriva in Piazza S. Maria degli Angeli, all’inizio di Corso di Porta Nuova. Ricordo questo fatto non per pignoleria o piacere del dettaglio, ma perché attraverso questo lavoro “fisso” gli fu permesso di sposare, Livia Bolla, figlia di un austero professore di lettere, preside del Liceo Zucchi di Monza. In quegli anni Giannino apre il proprio studio in Corso di Porta Nuova, via nella quale è nato e dove abita e nella quale nasceranno i suoi figli: Livio (1911), Pier Giacomo (1913) ed Achille (1918). Questo studio è molto grande, comprende dei locali a piano terra alla fine di un lungo cortile dopo il quale nel terreno adiacente alla casa si erge un capannone dove mio nonno idea e prepara le sue opere. Giannino Castiglioni, come molti scultori di questo periodo che hanno seguito un percorso artistico lontano dalle avanguardie moderniste del tempo, forse non è oggi conosciuto dai più, ma Milano è cosparsa di sue opere: la fontana di S.Francesco in piazza S. Maria degli Angeli, la porta del Duomo che rappresenta la storia di S. Ambrogio, il Cristo Re che sovrasta l’entrata dell’Università Cattolica, il monumento ai caduti della Resistenza in Piazzale Loreto oltre ai molti monumenti funebri nel cimitero Monumentale. Ma forse, oggi, mi sembrano più interessanti le opere di architettura monumentale realizzate sui luoghi di teatro della Grande Guerra con l’architetto Greppi, ricordo solo il sacrario di Redipuglia e Monte Grappa, due opere che sfidano l’oblio con un impianto scenografico che con queste caratteristiche a trovato realizzazione solo in Italia. Curiosa la vita di mio nonno, che nasce in questa via del centro di Milano, studia all’Accademia di Brera, organizza il proprio studio e realizza le proprie opere (fonderia Johonson) in uno spazio non più vasto di un chilometro quadrato. Se penso alla mia vita e quella della maggioranza di chi mi legge dove ogni giorno percorriamo chilometri e ci spostiamo per città e nazioni in modo frenetico, la vita vissuta tutta all’interno di un quartiere, di un ambito così ristretto mi sembra lontana, impossibile, ma nello stesso tempo sono cosciente di aver avuto un breve tempo per viverla di percepirla negli anni della mia infanzia quando mi recavo da mia nonna e nello studio di mio nonno.
Livio Castiglioni - nasce lo studio d’architettura
Quando nel 1936 il più anziano dei figli, mio zio Livio, si laurea in architettura, mio nonno gli cede una parte dei locali al piano terra, nasce così lo studio d’architettura dei fratelli Castiglioni. In questi spazi Livio inizia la propria attività di progettazione con un suo compagno di studi l’architetto Luigi Caccia Dominioni. L’anno successivo (1937) Pier Giacomo si laurea ed entra a far parte dello studio. Sono anni difficili per l’economia del nostro paese, ma anche anni nei quali si nota un certo fermento imprenditoriale nel campo produttivo dei mobili e degli oggetti per la casa, è il momento del successo della radio e sono di questo periodo le radio disegnate per la Phonola, come la 547 (1939) e alcuni disegni di oggetti fra cui le posate per il concorso Reed & Barton. La Guerra da li a poco sconvolgerà l’Italia e la vita di tutti, questa non sarà ancora finita che mio padre, Achille, si laurea anche lui in architettura (1944) ed entra nello studio, mentre Luigi Caccia Dominioni lo lascia per aprirne uno proprio. Sono di questo periodo il ricevitore Novaradio una delle poche realizzazioni eseguite insieme dai tre fratelli. Milano esce distrutta dalla guerra, il lavoro è scarso ma la voglia di “fare” è grande e diffusa, in questo clima si crea quella unione d’intenti che permetterà al design italiano di emergere e di affermarsi. Nel 1949 nasco io, non che questo sia importante in generale, ma questo fatto mi permette di scrivere queste righe avendo potuto vivere e ricordare in modo vivido la seconda metà degli anni cinquanta percependo pur da bambino quanto stava avvenendo. Negli anni cinquanta il nonno Giannino ancora lavorava nei locali davanti allo studio ceduto a mio padre e a mio zio, ma soprattutto abitava in alcuni locali, al primo piano, dove si era trasferito dopo i bombardamenti che avevano distrutto l’appartamento in cui viveva prima della guerra. Quasi tutte le domeniche ci ritrovavamo dai nonni e mangiavamo assieme, i nonni, gli zii, le zie e i miei cugini, eravamo tanti, la casa dei nonni piccola, ma quei pranzi e quelle cene restano per me un momento indimenticabile della mia infanzia. Il cortile di Corso di Porta Nuova era un cortile di una casa popolare costruita negli ultimi anni del 1800 e nei primi anni cinquanta era ancora abitata da una svariata tipologia di persone che si ritrovavano in quel luogo dopo gli scempi della guerra. In questo cortile i ragazzi giocavano ancora a pallone e si svolgevano alcune attività artigianali, ma la cosa che più mi interessava era la colonia di gatti randagi che qui vivevano, erano tantissimi, selvaggi e praticamente inavvicinabili. Tuttavia, un grosso soriano, che da noi veniva chiamato Nikita, era il solo che saliva fino al primo piano dove abitavano i miei nonni, tutti i giorni all’ora di pranzo e di cena faceva in modo di entrare in casa ed attendeva il cibo, era questo l’unico momento in cui poteva essere avvicinato, accarezzato senza rimanere graffiati o morsicati. Lo zio Livio aveva qualcosa in più, una capacità di coinvolgere le persone, tutte, tutto con lui assumeva un qualcosa di diverso quasi di magico, purtroppo le occasioni di incontro si diradarono e la mia memoria non è sufficiente a descriverlo, ma meglio di me ha fatto mio padre stesso dicendo di lui:” Nella nostra vita di famiglia, Livio ci ha sempre fatto sentire come se fossimo dei pionieri. Fin dal 1928, per esempio, ha realizzato artigianalmente in soffitta, due radioricevitori e una trasmittente; ha portato in casa un po’ di cinema, che lui stesso filmava a “passo ridotto”, il jazz e la musica dodecafonica. …. A noi fratelli ha insegnato un mucchio di cose: da come dribblare la mamma, quando si voleva uscire di nascosto, a come riempire di fuochi artificiali le notti calme sul lago, divertendosi sempre a giocare, a fare le cose che non si possono fare, senza strafare. Il più matto dei savi e il più savio dei matti.” (Flare – 1999). Vero è che mio zio aveva un’indubbia passione per i fuochi d’artificio, per i botti anzi credo che avesse sempre a disposizione della polvere nera per realizzare questi “spettacoli”.
Pier Giacomo e Achille - continuano lo studio
Nel 1952 lo zio Livio lascia lo studio per continuare una strada parallela come consulente della Phonola prima e della Brionvega poi. Nello stesso tempo realizza progetti audio e di illuminotecnica all’epoca fantasmagorici e tecnologicamente innovativi (morirà tragicamente nel 1979). Nel 1957 mio zio Pier Giacomo da la libera docenza ed inizia ad insegnare al Politecnico di Milano, cattedra che manterrà fino al 1968. Sono questi anni nei quali tutto è frenetico, io ero piccolo ma attento e curioso, si lavorava tantissimo, mio padre andava regolarmente in studio la sera dopo aver mangiato ed il sabato era un normale giorno lavorativo. Quando poi si avvicinava l’inaugurazione della Fiera, nella seconda metà di aprile, tutto era ancora più agitato. Per anni mio padre e mio zio hanno realizzato i padiglioni della RAI, della Montecatini, dell’ ENI e di altri, all’epoca tutto veniva realizzato a mano da un gruppo di falegnami, elettricisti, pittori che assieme lavorando notte e giorno creavano dei luoghi fantastici, per un bambino come me, che ogni tanto riusciva a farsi portare sui luoghi dove questo veniva costruito. Negli ultimi giorni prima dell’inaugurazione si lavorava di notte, si provavano gli effetti luminosi, si correggevano i difetti, e grafici come Mex Huber, Tovaglia, Provinciali, Bianconi, Iliprandi, Mondaini che collaboravano nella realizzazione delle esposizioni lavoravano direttamente sui muri, sulle tavole per completare immagini e scritte. Erano questi momenti caotici ma felici, tutti scherzavano, ridevano, per me tutto sembrava irreale quasi un mondo parallelo alla realtà di tutti giorni. La progettazione di questi padiglioni espositivi sono state un vero e proprio turbinio di idee innovative a volte avveniristiche e improbabili, ma che hanno dato a mio padre e a mio zio la possibilità di esprimersi e di realizzarsi proprio nell’effimero di queste esposizioni. Io credo che queste realizzazioni siano state un momento importantissimo nello sviluppo progettuale e un’occasione unica per realizzare quel lavoro di “gruppo” che caratterizza nel tempo l’attività stessa dei fratelli Castiglioni. Seri, semiseri, quasi seri, forse no, l’effetto Livio si è trasferito a tutti i fratelli Castiglioni e il gioco è stato un motivo costante che si è poi impadronito di tutti coloro che vanivano in contatto con loro. Lo zio Pier Giacomo era certamente il più serioso, il più riservato, ma anche lui quando si trovava nella casa dei nonni sul lago di Como partecipava ai giochi e alle caotiche scorribande nelle quali i miei cugini si gettavano. Con Max Huber il sodalizio è stato lunghissimo e moltissimi sono stati i momenti vissuti insieme e i giochi semplici che con lui abbiamo fatto tutti assieme anche quando ormai anch’io ero divenuto adulto e cercavo di darmi un contegno. Memorabile è stato il matrimonio negli anni cinquanta di Max Huber a Zug (cittadina prossima di Zurigo) un serissimo giornale svizzero riporta una foto dei fratelli Castiglioni che per festeggiare l’evento utilizzano dei fumogeni trasformando l’incontaminato paesino in una grigia nube di fumo impenetrabile. Non posso non ricordare il lancio delle mongolfiere, negli anni cinquanta ma anche negli anni sessanta a Milano si potevano comperare delle mongolfiere di carta velina di varie dimensioni che con un piccolo fuoco potevano essere riempite d’aria calda e lanciate nel cielo. Con i miei zii, mio padre e Max abbiamo lanciato una enorme quantità di mongolfiere ed il gioco era molto serio, si studiava il tipo di fuoco, si valutava il vento, ma soprattutto ci si preparava ad inseguire la mongolfiera per recuperarla prima che cadesse a terra. Questo gioco così semplice coinvolgeva tutti, affascinava noi più piccoli ed era un modo per stare tutti assieme. La stessa serietà e applicazione veniva utilizzata per il lancio del missile Thor, questo era un missile di plastica lungo circa trenta centimetri (prodotto da una azienda di giocattoli) che veniva lanciato da una fionda ad elastico, quando raggiungeva il punto massimo di spinta, una molla faceva aprire il razzo che lasciava uscire una piccolo paracadute che riaccompagnava il missile a terra. Le variazioni su questo gioco sono state tantissime e si cercava di lanciare il missile sempre più in alto, si usavano anche quattro o più fionde e poi come per le mongolfiere tutti a cercare di recuperare il missile prima che raggiungesse il terreno o l’acqua, quando eravamo sul lago. Questi anni ’50 e ’60 sono stati per mio padre e mio zio dei periodi intensi dal punto di vista lavorativo e sostanziali per quello progettuale che si caratterizza con due eventi cruciali: la mostra di “Villa Olmo” a Como (1957) e la mostra “La casa abitata” a Firenze (1965). Villa Olmo, questa mostra permette a mio padre e allo zio Pier Giacomo di esprimersi liberamente presentando un primo nucleo di oggetti che negli anni successivi diventeranno prodotti commercializzati e che formano un nucleo progettuale omogeneo e caratteristico. In questa mostra si trovano già: il mezzadro, il sella, la libreria appesa, la lampada luminator. La casa abitata, nello stesso senso è l’occasione per presentare una serie di oggetti innovativi che formano una seconda fase evolutiva del percorso progettuale dei due fratelli, troviamo le posate gran prix (prima Reed & Barton), i bicchieri, le sedie tric, il mobile rampa, il tavolo Milano, la lampada black & white e l’orologio Wall Clock. In questo periodo alcune aziende per lo più famigliari o artigianali come: Arflex, Poggi, Sarfatti, Kartell, Cassina e Gavina cominciano a pensare in termini industriali cercano giovani architetti capaci di innovare la produzione. L’incontro con Gavina sarà importante per alcune realizzazioni, in particolare la poltrona S.Luca che ancora oggi rappresenta forse una degli oggetti più innovativi realizzati da mio padre e da mio zio. Gavina introduce i Castiglioni presso Sergio Gandini che crea una azienda per la costruzione di lampade: la Flos. Con Gandini inizia una lunghissima collaborazione che spingerà i Castiglioni ad interessarsi sempre di più della luce e dei suoi effetti. Nascono cosi le lampade con il materiale “cocoon” appena importato dall’America, la lampada Arco, la Tojo, la Taccia, il Tubino (disegnato nel 1949), la Luminator (disegnata per villa Olmo).
Lo studio di piazza Castello
Nel 1962 l’edificio di Corso di porta Nuova viene abbattuto e lo studio si trasferisce in piazza Castello al numero 27, dove si trova oggi. Qui mio padre continua la collaborazione con mio zio fino al 1968 anno in cui Pier Giacomo muore. Sono gli anni della contestazione e Milano è tutta un fermento, le università sono occupate, ma mio padre decide comunque di partecipare ad uno degli ultimi concorsi per la libera docenza. Mentre di giorno lavora nello studio di piazza Castello, la sera ci si trova tutti nella nostra casa che per l’occasione era stata trasformata in un secondo studio, dove veniva preparata la documentazione da inviare per la docenza. Per tre e più mesi ogni sera mio padre , mia madre, mio cugino Piero ed alcuni collaboratori hanno lavorato per realizzare la documentazione necessaria disegnando, fotocopiando, incollando una enorme quantità di materiale che giornalmente veniva trasferita dallo studio a casa e viceversa. Nel 1968 mio padre, subito dopo aver ottenuto la Libera Docenza viene chiamato ad insegnare al Politecnico di Torino e poi dal 1980 al Politecnico di Milano fino al 1993. In questo studio continua a lavorare fino alla sua scomparsa nel 2002. In questo periodo nascono molteplici progetti, disegni, allestimenti che si possono trovare, vedere, acquistare, ma in particolare mio padre porta a compimento un proprio specifico modo di insegnare di trasmette il piacere dell’oggetto che affascina molti studenti e gli permette di entrare in profonda sintonia con loro. L’oggetto anonimo, l’oggetto che ogni giorno utilizziamo senza sapere chi lo abbia disegnato, progettato è questo l’oggetto più importante perché senza che ce ne accorgiamo entra a far parte della nostra vita, diventa una parte di noi stessi un qualcosa che inconsapevolmente ci gratifica, ci modifica, ci arricchisce ogni volta che lo usiamo. Forse per questo mio padre era particolarmente orgoglioso dell’interruttore rompi-tratta che prodotto ogni giorno in centinaia di migliaia di pezzi moltissimi lo usano ma quasi nessuno ne conosce il progettista. Qui il cerchio si chiude, per mio padre l’oggetto è il frutto di un profondo studio, di molteplici tentativi, di un continuo rimettersi in gioco, ma il risultato finale è qualcosa che non solo deve essere visto, utilizzato, ascoltato, ma deve essere toccato, sfiorato nella sua tridimensionalità così come suo padre, mio nonno, modellava la materia per creare via via una forma sempre più perfetta. Non ho seguito la strada dell’architettura, né del design, ma da mio padre ho imparato che gli oggetti devono essere toccati e piacevoli da accarezzare: solo attraverso questa interazione l’oggetto diventa partecipe della tua vita e il suo utilizzo una vera relazione affettiva, in questo senso gli oggetti di cui ci circondiamo esprimono il nostro essere più intimo e diventano parte di noi stessi, condizionano il nostro comportamento e molte volte attraverso la loro mediazione realizziamo il nostro essere con gli altri.
2005 nasce lo studio-museo
Con la morte di mio padre ci siamo chiesti cosa poter fare per mantenere vivo lo spirito che mio padre aveva dato allo studio, come evitare che questo “mondo” scomparisse. Per tre anni abbiamo ipotizzato differenti soluzioni, il più delle volte poco soddisfacenti, finché abbiamo trovato nel gruppo dirigente della Fondazione Triennale ascolto e interesse. La Fondazione Triennale molto attenta alle origini del design, si è offerta quindi di aiutarci per la conservazione e l’archiviazione di tutto il materiale e di questo, la Città di Milano, deve alla Triennale una grande riconoscenza. Inoltre, si è aperto con la realizzazione dello “Studio Museo” un nuovo modo di mettere a disposizione degli studenti e di tutti un patrimonio culturale che in altro modo sarebbe perduto o a disposizione di pochi. Questa formula è stata un successo, nel 2006 si sono susseguiti nello Studio-Museo più di 3000 visitatori per ognuno dei quali la visita è stata personalizzata, guidata, un viaggio nella memoria dei Castiglioni. I commenti e le parole che questi visitatori ci hanno lasciato e ogni giorno ci lasciano, mostrano come l’essenza di questo posto continui a coinvolgere tutti coloro lo visitano, e anche noi: e con questo intendo mia madre, le mie sorelle ed Antonella e Dianella che per anni hanno collaborato con mio padre, ne siamo partecipi e convinti; Consci che aver mantenuto in vita lo studio a noi permette di rimanere idealmente vicini ad Achille e agli altri di respirare per qualche minuto la magia del design.
Milano, 15 luglio 2007
Carlo Livio Castiglioni
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