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Il Blog di Roberto Jonghi Lavarini | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Roberto Jonghi Lavarini
Giovedì, 30 Settembre, 2010 - 11:52

XXVIII OTTOBRE 2010

XXVIII OTTOBRE 2010
Anniversario della Marcia su Roma

 
 025. Marcia su Roma
Giovedì 28 ottobre – ore 20.30
Tradizionale cena dei Camerati milanesi
Saluto degli ex Combattenti della
Repubblica Sociale Italiana
Canti, brindisi, lotteria tematica
(quota di partecipazione 35,00 €)
Prenotazione obbligatoria!
http://digilander.libero.it/essequamvideri/graficarticoli/fasci.jpg

Domenica  31 ottobre – in giornata
Pellegrinaggio, in pullman, a Predappio
Visita alla casa ed alla tomba di Benito Mussolini
S.Messa per i Martiri della Rivoluzione Fascista
Pranzo in tipica osteria romagnola
(quota di partecipazione 70,00 €)

Prenotazione obbligatoria e pagamento anticipato.
Associazione Nazionale Arditi d’Italia (ANAI)
333.9754231 – arditi.anai@libero.it

 

Mercoledì, 29 Settembre, 2010 - 08:09

la società liquida al Festival del Diritto

Questo il pezzo per WIRED sul Festival di Piacenza

 

Fiorello

 

http://www.wired.it/news/archivio/2010-09/28/servono-nuovi-diritti-nella-societa-della-conoscenza.aspx

Servono nuovi diritti nella società della conoscenza

Di Fiorello Cortiana |28 settembre 2010 |Categorie: CulturaPolitica

 

Con il tema "L'uguaglianza e la sfida delle differenze" Giuliano Amato ha aperto il 23 settembre la quattro giorni della terza edizione del Festival del Diritto di Piacenza dedicata alle “Disuguaglianze”, che vede Stefano Rodotà come direttore scientifico.

Oltre 16 mila presenze registrate, 83 eventi in calendario, di cui ben 14 curati dalle scuole, presenti anche con dieci testate studentesche e settanta redattori che collaboravano anche al sito, sul quale sono disponibili tulle le registrazioni e che ha già registrato 3.000 ore di fruizione dei filmati. I 270 volontari, i tanti ristoranti convenzionati, i palazzi, i teatri, le piazze, tra i più significativi del centro storico della città, scelti come luoghi del festival, confermano il coinvolgimento di un’intera città.

Piacenza ha messo a disposizione la giusta misura per le relazioni sociali in coerenza con l’ambizione del Festival di trattare questioni che chiamano in causa il diritto ( 2008 “Questioni di vita”, 2009 “Pubblico/privato”) attraverso un processo di approfondimento e di condivisione di prospettive diverse, trattate da studiosi di diversa provenienza disciplinare, geografica e culturale con un comune filo conduttore.

I risultati di questo metodo di confronto sono confortanti, non solo per il numero dei partecipanti e per la soddisfazione manifestata, ma per la densità delle riflessioni prodotte. Confermando così gli auspici del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il quale nel suo messaggio ha ricordato che “tornare a proporre un orizzonte d'uguaglianza, riportare nel dibattito pubblico l'obiettivo di contrastare pesanti disuguaglianze costituisce di per sé un risultato degno di nota” e che “Il gusto dell'uguaglianza, il fastidio per disuguaglianze immeritate, prim'ancora che nell'agenda politica dovrebbe tornare negli animi dei cittadini".

Giuliano Amato ha espresso questo gusto già all’apertura "La vera diseguaglianza è il non essere liberi di essere ciò che si è" quindi "lo stato moderno è nato facendo dei propri cittadini delle persone dotate dello stesso status un’opera in cui si cimenta lo stato nazionale, più per affermare il proprio potere che per garantire a tutti uguali diritti". Avere il gusto dell’uguaglianza richiede la capacità di posizioni inedite e spregiudicate a fronte delle nuove sfide poste dalle innovazioni scientifiche e tecnologiche in un contesto economico globalizzato.

Per cui "chiudersi nel proprio particolare" non costituisce una soluzione efficacie per il Presidente della Camera Gianfranco Fini: “L'identità nazionale rende l'Europa più forte ma guai a pensare che di fronte alla crisi ci si possa chiudere nel proprio particolare. Se va in crisi la Grecia, la Germania trema. Ma si può pensare, come qualcuno forse pensa, che se va in crisi la Grecia, ci si può rinchiudere nel ridotto padano? Se va in crisi la Grecia, non è il ridotto padano, bisogna potenziare l'Italia in blocco, dobbiamo credere di più all'integrazione europea” perché "oggi la politica ha il respiro corto, guarda il contingente anziché delineare lo scenario di media lunga prospettiva" oggi la politica "sembra più attenta a incassare subito un consenso non strutturale".

Sul distacco tra cittadini e politica pubblica il Presidente della Camera è stato esplicito "La legge e' uguale per tutti, nessuno si deve chiamare fuori, questo vale chiaramente anche per il ceto politico. Non si deve avere l'impressione, non sempre sbagliata purtroppo, che si predichi e si razzoli male. Questo può piacere o non piacere, ma il tema non può essere eluso". Un'altra ospite è stata il premio Nobel Shirin Ebadi, che ha affermato: "Il burqua non è legale neppure per l'islam. Non è previsto dalla religione islamica, per la quale le donne, invece, durante le preghiere devono tenere il volto ben visibile. L'indossare il velo integrale fa parte della tradizione di alcune tribù dell'Afghanistan. Chi si copre il volto non consente la propria identificazione, perché è impossibile vederle il viso. Chi vive in Europa non dovrebbe portare il burqa. Diverso il discorso per l'hijab, che copre solo il capo e la nuca".

Non stupisce che Shirin Ebadi - che oggi sostiene la campagna per il nobel per la Pace a Internet - insieme a me e ad altri parlamentari europei, al WSIS del 2004 di Tunisi abbia garantito a diverse ONG e associazioni per i diritti la possibilità di tenere una conferenza stampa, nonostante la presenza intimidatoria della polizia del regime. Lungo le quattro giornate e attraverso la città si è discusso delle diseguaglianze dell’agricoltura nel mondo globale, di parità o disuguaglianza nella realtà virtuale, di disuguaglianze informative, economiche e censitarie o di quelle digitali, del passaggio da disuguaglianze a differenze e dalla contestuale negazione della neutralità del diritto, prodotti dall’irrompere della coscienza di genere grazie al protagonismo femminista.

Stefano Rodotà ha invitato ognuno a non vedere le persone che ci circondano come “altro da sé” e propone l’eguaglianza come “possibilità di essere diversi nella costruzione della propria personalità e con l’obbligo di reciprocità”. La globalizzazione dei mercati, dopo il secolo delle ideologie, è stata spesso presentata come l’avverarsi del sogno liberatorio della modernità, al momento, in verità, essa ha messo in luce i limiti della politica nell’azione di governance dei grandi problemi che essa ha svelato. Insicurezza, migrazioni disperate, integralismi, tribalismi e autoreferenzialità xenofoba, omologazione consumistica , cambiamenti climatici e limiti delle risorse naturali disponibili si presentano come un tragico risveglio.

Il quadro che ne esce presenta un’amara verità agli uomini: la riduzione a essere una rotella degli ingranaggi, dove, dalle innovazioni bioetiche a quelle digitali, l’accesso alle conoscenze se discriminato dalle disponibilità economiche e dal censo costituirebbe nel tempo una casta superiore, per questo Rodotà ha citato i film Metropolis di Fritz Lang o Tempi Moderni di Charlie Chaplin, mentre Zygmunt Bauman ha ricordato che il consumismo è "un sistema che rende l’uomo inevitabilmente un miserabile scarto, un escluso, a causa della mercificazione delle esistenze e dell’omologazione planetaria che non ammette eccezioni”. Quindi la declinazione proposta da Stefano Rodotà dell’eguaglianza come libertà e dignità delle persone di fronte alla vita, a fronte di un mondo frammentato, che vive tempi difficili necessita che coloro che hanno il “gusto” diventino, come in una vecchia canzone francese, “partigiani dell’eguaglianza”.

E’ toccato ad uno di questi, ad uno dei pensatori europei più autorevoli della crisi della modernità come Bauman, raccogliere questo insieme di problemi e di speranze nell’intervento conclusivo, nel quale l’analisi delle “disuguaglianze nel mondo liquido” e la regressione di civiltà non si propongono come esito pessimista, bensì come solo un appello a prendere coscienza della situazione. Bauman vede nella manipolazione dell’insicurezza, attraverso l’incertezza, lo strumento e la natura stessa della “istituzionalizzazione della disuguaglianza di potere, madre di tutte le disuguaglianze”. Per Bauman le strutture della burocrazia costituiscono organizzazioni in seno alle quali “una categoria di funzionari fa di tutto per imporre all’altra, quella che vuole assoggettare a sé stessa, un codice di comportamento il più possibile pervasivo e dettagliato, che idealmente dovrebbe rendere monotamente regolare, e quindi del tutto prevedibile, la condotta dei gruppi così fissati”. La stessa categoria, per contro, si sforza di tenersi libere le mani (e le gambe…), cosicché le sue mosse rimangono impossibili da prevedere e continuano a sfidare ogni calcolo e pronostico della categoria condannata alla subordinazione. Strutturare la condizione dell’avversario e destrutturare la propria: in ciò consiste ogni strategia di ogni lotta di potere. Ma, nota Bauman, con il passaggio nell’era moderna dalla fase “solida” all’attuale “liquida”, la situazione cambia. Nella società in rete un mondo “molteplice, complesso, in rapido movimento, ambiguo, vago, plastico, incerto, paradossale, persino caotico”, aggregazioni, collaborazioni, alleanze, si costituiscono ad hoc, come richiedono le circostanze. "Qui i manager hanno abbandonato la “scienza gestionale” che suggerisce regole di comportamento permanenti e stabili: non vedono l’ora di giocare al gioco dell’incertezza; preferiscono il caos all’ordine”.

Bauman sembra descrivere la sfida dei produttori di valore nell’economia della conoscenza e lo scontro tra i modelli reticolari e variabili che essi praticano e quelli gerarchici e verticali propri di quelli tradizionali, riferimento per il sistema normativo e di rappresentanza sociale. Qui sta tutta l’implicazione politica per una nuova cittadinanza e la definizione di nuovi diritti nella società della conoscenza, nella quale ogni netizen esige una rete neutrale, la disponibilità libera degli alfabeti digitali, la libera condivisione della conoscenza, la consapevole e controllata gestione della propria identità, nell’era della tracciabilità pervasiva, della profilazione e della previsionalità dei comportamenti. Nei contesti relazionalmente predefiniti dei social network, sono proprio gli utenti, i diversi stakeholder, ad avere interesse a partecipare alla definizione di regole di garanzia costitutive per la libertà della rete, del pensiero e delle identità che in essa si definiscono. Qui entriamo nel tema del prossimo appuntamento del Festival del Diritto, annunciato in chiusura da Rodotà, "L'umanità e la tecnica".

 

 

Martedì, 28 Settembre, 2010 - 15:58

Obiettivi del Millennio

Molti avranno ascoltato con perplessità e diffidenza le notizie provenienti da New York, dove è in corso il vertice delle Nazioni Unite sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio: 40 miliardi di dollari per la salute di donne e bambini nel mondo. E’ un atteggiamento comprensibile visto quello che la BP ha combinato nel Golfo del Messico e i limiti dell’azione democratica internazionale in Afghanistan, ma non è giustificato. Nella difficoltà della politica di esercitare una governance mondiale  dei processi della globalizzazione, dove i flussi finanziari sono accompagnati da quelli migratori e dai cambiamenti climatici prodotti dall’uso di combustibili fossili, questo stanziamento è significativo non solo per il suo ammontare. Il summit sugli obiettivi del Millennio si chiude con l'annuncio dello stanziamento record. Secondo il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, permetterà di salvare 16 milioni di vite entro il 2015. Il vertice dell'Onu sulla povertà si chiude con l'annuncio di uno stanziamento record: 40 miliardi di dollari per migliorare la salute delle donne e dei bambini nel mondo. Lo ha annunciato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Il provvedimento permetterà di salvare, secondo Ban, 16 milioni di vite entro il 2015: "Conosciamo ciò che serve per salvare la vita delle donne e dei bambini - ha detto il segretario generale al termine del vertice Onu a New York- e sappiamo che le donne e i bambini sono un elemento determinante per raggiungere gli obiettivi del millennio per lo sviluppo". Tra i paesi donatori ci sono tutti quelli protagonisti dei nuovi equilibri della geo-politica mondiale, tra gli altri l'Australia, la Gran Bretagna, la Cina, la Francia, l'India, il Giappone, la Russia e gli Stati Uniti. Ci sono le più grandi ONG come Amnesty International, diverse corporation multinazionali e diversi tra gli uomini più ricchi del mondo, a partire da Bill Gates. In una situazione che vede l’ONU incapace di riformarsi per  rappresentare a pieno tutti i nuovi paesi protagonisti della globalizzazione, questa cooperazione tra dimensione istituzionale, stati, imprese e società civile, è un segno importante per le sfide che l’umanità si trova ad affrontare. Già nella Conferenza sul Clima di Copenhagen, al di là dei limiti evidenti degli impegni presi, si era registrata una comune consapevolezza dei problemi generati dal surriscaldamento del pianeta.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha detto che lo stanziamento record  permetterà di salvare 16 milioni di vite entro il 2015 e che  adoperarsi per la salute di donne e bambini ridurrà la povertà, stimolerà la crescita economica è un diritto fondamentale dell'uomo. Il ministro degli esteri italiano, Franco Frattini, ha coordinato un incontro con i vari ministri degli esteri sul dossier per la messa al bando delle mutilazioni genitalia femminili, al fine di riuscire a far approvare la prima risoluzione per l’abolizione di questa pratica criminale entro il 2015. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite sono otto obiettivi che tutti i 191 stati membri dell'ONU si sono impegnati a raggiungere per l'anno 2015. 1. Sradicare la povertà estrema e la fame, 2. Garantire l'educazione primaria universale,3. Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne, 4. Ridurre la mortalità infantile,5. Migliorare la salute materna, 6. Combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie, 7. Garantire la sostenibilità ambientale, 8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo. Due buone notizie hanno preceduto il summit di New York, la prima: meno donne muoiono di parto nel mondo, il numero di decessi dovuti a complicazioni legate alla gravidanza e al parto è diminuito del 34%, secondo il rapporto “Trends in maternal mortality“ realizzato da OMS, UNICEF, UNFPA e Banca Mondiale. La seconda è stata comunicata dalla Fao: il numero delle persone affamate nel mondo è  di nuovo sceso sotto il miliardo. Sarebbe comunque superficiale pensare che le cose si siano messe per il meglio per la terra e i più disgraziati tra i suoi abitanti. Secondo il rapporto “Trends in maternal mortality”, in Africa sub-saharianala mortalità materna è diminuita del 26% e in Asia il numero di decessi materni si stima sia sceso da 315 000 a 139 000 tra il 1990 e il 2008, con un calo del 52%.

L’Unicef sottolinea il miglioramento, ma fa notare che il tasso di diminuzione è meno della metà di ciò che è necessario per conseguire l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di ridurre il tasso di mortalità materna del 75% tra il 1990 e il 2015, che richiede una diminuzione annua del 5,5%, mentre il calo del 34% rispetto al 1990 equivale ad una diminuzione media annua di solo il 2,3%. Teniamo presente che il 99% di tutti i decessi materni nel 2008 si è verificato nei paesi in via di sviluppo, 57% nell’Africa sub Sahariana e il 30% nell’Asia meridionale. In Asia occorre tener conto che una cosa è la situazione in Cina e un’altra in Pakistan. Così occorre guardare con attenzione i dati relativi alla fame. Secondo il rapporto Sofi 2010, la regione con più sottonutriti resta l’Asia con 578 milioni di individui. Ma è l’Africa sub sahariana la regione con la proporzione più alta di affamati: il 30%, con 239 milioni di individui. Se Mali, Ghana e Nigeria avevano già raggiunto il primo obiettivo del millennio (sradicare la povertà estrema e la fame), e l’Etiopia è vicina, nella Repubblica democratica del Congo la proporzione dei sottonutriti è aumentata del 69%. Conflitti locali, spesso combattuti con armi vendute dalle industrie occidentali, sui quali e dietro i quali ci sono interessi economici e politici dei diversi stati, pensiamo alla Cina in Africa, richiamano l’attenzione su come e da chi sarà speso il notevole contributo raccolto dall’ONU. Per questo è importante il richiamo dell’Unep, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, che con il suo direttore Achim Steiner ha detto che «La green economy è la strategia migliore per ridurre la povertà e il mezzo per raggiungere tutti gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo». Con   un miliardo di persone senza accesso all’acqua potabile e danni delle carestie e delle inondazioni dovuti al cambiamento climatico è chiaro il valore dell’economia verde come strategia per porre fine alla povertà e al sottosviluppo. Per l’Unep la Green economy non solo serve  alla sostenibilità ambientale dello sviluppo, che è l’Obiettivo N. 7 dei Millenium goal, ma è fondamentale nella lotta alla povertà.  Investire in energie rinnovabili, con pannelli per produrre energia localmente, mezzi di trasporto efficienti, riciclo dei materiali, in metodi di agricoltura a basso consumo d’acqua e attenta al consumo di suolo, in sistemi di trasporto sostenibile e in riforestazione. Con una agricoltura sostenibile che fa uso di concimi naturali e non spreca acqua, si salva denaro e si contribuisce ad uno sviluppo ecologico. Ad esempio: invece della climate finance, gli investimenti basati sul mercato delle emissioni, carbon market, dove chi taglia emissioni può vendere la quota tagliata a chi sfora i tetti di CO2, è più utile soprattutto il Redd plus (Reducing Emissions from Deforestation and Forest Degradation) il meccanismo dell’Onu per ridurre le emissioni attraverso la riduzione della deforestazione e del degrado forestale. Quete sono politiche che meritano l’attribuzione dei finanziamenti stanziati a New York. 

 


Martedì, 28 Settembre, 2010 - 12:21

la rete dopo Vilnius

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www-network.jpgIl quinto Internet Governance Forum delle Nazioni Unite si è concluso a Vilnius: 2000 partecipanti, 105 paesi.

L'inclusione di tutti i portatori di interesse dei settori di Internet, e l'adozione di pratiche condivise, sono i due elementi costitutivi per la Internet Governance. Internet ha aperto nuovi spazi di comunicazione e condivisione della conoscenza, ha allargato la «public sphere» creando le condizioni per la partecipazione informata dei cittadini del mondo, dai primi newsgroup alle comunità online, fino ai social network.

Una evoluzione dovuta ad alcune caratteristiche - apertura, neutralità - che ne costituiscono ragione della forza. C'è chi vede nell'immediatezza della Rete digitale, che non conosce confini di spazio e di tempo, una delle principali ragioni dell'indebolimento della sovranità del regime democratico e della sua rappresentanza, messi in discussione dalla riduzione del rapporto spazio/tempo nell'istantaneità e nella disintermediazione delle informazioni.

Invece la rete digitale si presenta come una impresa cognitiva collettiva, il più grande spazio pubblico fino ad ora conosciuto per la creazione di un'opinione pubblica avvertita, che verifica la veridicità di affermazioni e fatti. Questo ecosistema cognitivo non ha una soggettività in sé, pensarlo diventa un alibi che impedisce di aggiornare le categorie culturali del secolo scorso.

Il vero pericolo è più sottile, i social media hanno contribuito a popolare la rete di miliardi di persone, ma l'hanno anche resa luogo di confronto di colossi multinazionali e di regimi autoritari che ne vogliono il controllo. Per questo occorre difendere la sua internazionalità, la neutralità, il diritto di accesso, la condivisione della conoscenza, la tutela congiunta della libertà di espressione e della privacy di fronte alle possibilità di tracciabilità dei percorsi, delle opinioni e delle informazioni di tutti i navigatori.

L'Italia negli scorsi anni, con governi opposti, propose un Internet Bill of Rights (la Carta dei Diritti di Internet). Un impegno oggi inspiegabilmente interrotto, ma che ha generato una dynamic coalition (gruppo di lavoro con partecipanti da tutto il mondo) su “Internet rights and principles” che ha presentato una prima proposta proprio a Vilnius.

Lunedì, 27 Settembre, 2010 - 12:07

chi ha paura di politiche sociali di integrazione dei Rom e Sinti?

Il 13 maggio scorso ho presentato una mozione in consiglio di zona 3, qui allegata, dal titolo “politica efficace di integrazione delle minoranze etniche dei Rom e dei Sinti”: dopo 3 anni di sgomberi costosi  e inutili che hanno solo spostato persone da una periferia all’altra senza alcuna prospettiva di soluzione, ho voluto stimolare la maggioranza di centro destra in consiglio di zona a riflettere e confrontarsi sulle possibili soluzioni al problema, soluzioni che non sono nuove e originali, ma sono prassi di buon senso in numerosi comuni d’Italia e in altri paesi europei da anni.
La mozione, come molte altre, è ancora in attesa di essere esaminata in consiglio di zona, ma dal 9 settembre u.s. è avvenuto un fatto grave: la mozione è stata “saltata” e sono state poste all’ordine del giorno mozioni presentate successivamente.
Il fatto è grave, perché il Presidente del Consiglio di Zona, Pietro Viola, in circostanze analoghe aveva sempre assicurato che le mozioni giacenti sarebbero state esaminate secondo l’ordine cronologico di presentazione, onde non fare né favoritismi né discriminazioni.
Il fatto è grave, perché nella Conferenza dei Capigruppo di luglio il Presidente del Consiglio di Zona, d’intesa con tutti i Capigruppo presenti, aveva nuovamente assicurato che le mozioni in sospeso sarebbero state esaminate secondo l’ordine cronologico di presentazione.
Invece, la mozione non è stata posta all’ordine del giorno né del 9 settembre, né del 16 settembre, né del 23 settembre; altre mozioni di data successiva sono state poste all’ordine del giorno delle predette sedute di consiglio.
Personalmente sono convinta che il Consiglio di Zona 3 dovrebbe dare un diverso e nuovo segnale al Comune in tema di “emergenza Rom”: la società civile in zona 3, costituita da maestre, genitori, volontari e cittadini, ha saputo dare un esempio concreto, non solo di solidarietà nell’emergenza degli sgomberi, ma soprattutto di rete di socialità permanente in favore di un percorso di integrazione attraverso un fattivo accompagnamento delle famiglie Rom nei processi di scolarizzazione e di avviamento lavorativo e abitativo: ha realizzato borse di studio e borse lavoro e molto altro.
Il Consiglio di Zona 3 non deve essere da meno e, per il ruolo istituzionale di ente territoriale, deve dare una risposta politica: la “politica” è l’arte del governo della città e questo è il segnale che il Consiglio di zona, se vuole, può dare alla città di Milano.
Tuttavia la maggioranza di centro destra, cui ho anche trasmesso il documento qui allegato dal titolo “Rom e Sinti: POLITICHE POSSIBILI NELL’AREA METROPOLITANA DI MILANO. MODELLI E PROPOSTE”, rifiuta pavidamente il confronto su questo argomento, pare sotto la pressione della Lega Nord che vuole parlare solo alla pancia delle persone, ma non alla loro intelligenza e al loro buon senso.
Come consigliera di zona non ho molti strumenti per protestare contro questo sopruso ai principi democratici e alle regole che il Presidente di Zona e la conferenza dei capigruppo si  sono dati.
Ad ogni consiglio di zona mi presento puntale, come sempre del resto, al primo appello delle 18.30 e dichiaro, come ho già fatto nei consigli del 16 e del 23 settembre, di non rispondere al secondo appello delle 19.00 per protesta contro questa azione subdola che elude il confronto sul tema e impedisce ai 41 consiglieri di zona di assumersi le proprie responsabilità nell’accogliere o nel rifiutare proposte ragionevoli ed efficaci –perché già sperimentate con successo altrove- per risolvere una situazione volutamente cronicizzata a Milano.
Il Comune di Milano, infatti, si rifiuta di svolgere quel ruolo di "regia pubblica", di coordinamento degli interventi  sul territorio che avrebbe potuto attivare da anni utilizzando efficacemente i 13 milioni di euro assegnati dal Ministro degli interni (ma dei quali sono già stati sperperati oltre 10 milioni di euro in sgomberi inutili e disumani) tramite politiche sociali in grado di prevenire/ridurre/eliminare il disagio e la conflittualità sociale: il comune di Milano preferisce perseguire approcci meramente ideologici ma non vuole risolvere concretamente il problema (per il definitivo benessere loro e nostro).
Il Comune di Milano, in questo campo come in molti altri settori di rilevanza sociale, "scarica" sui privati cittadini umanamente volenterosi e sui volontari di associazioni no profit, il peso dell'integrazione, che invece deve essere un obiettivo dell'intera comunità, della famigerata "società civile" attraverso l’egida del Comune.
A queste dinamiche mi rifiuto di farvi parte e continuerò a non rispondere al secondo appello, in attesa che la mozione venga sottoposta all’esame del consiglio di zona e nella speranza che poi i consiglieri di maggioranza non si defilino, uno alla volta (“quatti quatti, zitti zitti”) per far cadere il numero legale e non esaminare nel merito la mozione.
Il gettone di presenza, a prescindere che il Consiglio di Zona raggiunga o non raggiunga il numero legale di 21 (su 41 consiglieri!!), l’ho già devoluto e lo devolverò anche in futuro, all’associazione di volontari che da anni si occupa –in assenza di alcuna regia pubblica, ma solo per “buona volontà” e spirito di comunità- di progetti di lavoro e studio per le famiglie Rom del Rubattino:
Comunità di Sant’Egidio Milano ONLUS
Unicredit Banca, via Carducci 10, Milano
IT 73J02 008 01739 000 10090 9828
Causale: Borse per Rom
Cordiali saluti a tutti/e
Antonella Fachin

Lunedì, 27 Settembre, 2010 - 09:22

"Destra per Milano" sulla violenza rossa al Liceo Manzoni

Milano, 27 settembre 2010
Esprimiamo la nostra piena solidarietà ai giovani militanti della Lega Nord e di Forza Nuova, vigliaccamente aggrediti da facinorosi della estrema sinistra comunista, in due distinte occasioni, nei pressi del Liceo Manzoni di Milano. E’ evidente che i compagni, dato il loro totale fallimento politico ed esistenziale, non abbiano più nulla da fare e da dire, e quindi usino sistematicamente la menzogna e la violenza per impedire agli altri di esprimere, liberamente e pacificamente, le proprie idee.
E’ noto a tutti come la fucina di tanto odio e tensione sociale siano le tante (troppe) case abusivamente occupate da gruppuscoli della estrema sinistra, come ad esempio, il Cantiere ed il Torchiera, ed i loro siti e blog di riferimento. Noi non chiediamo chissà quali provvedimenti speciali ma, molto più semplicemente, pretendiamo, da italiani e da milanesi, che la legge sia uguale per tutti e che da tutti venga ugualmente rispettata, senza che in città ci siano pericolose “zone franche” come i “campi nomadi” ed i cosiddetti “centri sociali”, dove girano impunemente droga ed armi e dove, come già dimostrato dalla magistratura, vengono allevati nuovi terroristi, anarchici insurrezionalisti e brigatisti rossi.
Questo faremo presente, domani, martedì sera, direttamente al Ministro degli Interni, On. Roberto Maroni, che interverrà alla Festa Nazionale del Popolo della Libertà che si sta tenendo al Castello Sforzesco di Milano. Di più, associandoci alla richiesta dell’On. Mario Borghezio, chiederemo personalmente al Signor Ministro di verificare attentamente l’operato del Questore di Milano, Vincenzo Indolfi, che, in più occasioni, non si è dimostrato all’altezza della situazione, permettendo, di fatto, soprusi e violenze.
Siamo stanchi di subire “ingiustizie ed aggressioni” e, in questo senso, riteniamo veramente avvilente che il centro-destra (PDL-LEGA) al governo (di nazione, regione, provincia e comune), non abbia ancora dato quel chiaro e forte segnale di discontinuità, cambiamento e legalità che tutti i suoi elettori si aspettano.
Comitato Destra per Milano
LiberaMente nel Popolo della Libertà

Venerdì, 24 Settembre, 2010 - 21:22

impariamo la Costituzione

Da ChiamaMilano del 24 settembre 2010.

Cari saluti a tutti/e
Antonella Fachin
Lista civica Uniti con Dario Fo per Milano
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A SCUOLA DI COSTITUZIONE
Il Negozio civico di Chiamamilano ospita “Impariamo la Costituzione…incontriamoci”

Insegnanti, magistrati, professionisti, cittadini comuni ma anche, soprattutto, nonni e nonne volenterosi.
A tutti loro si rivolge l’Associazione “Impariamo la Costituzione, incontriamoci…” battezzata lo scorso anno da un gruppo di studenti, lavoratori e ricercatori e coordinata da Marilisa D’Amico, professore ordinario di Diritto costituzionale alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Milano.
Un appello alla responsabilità civile, quello lanciato dall’Associazione, rivolto a tutti coloro abbiano voglia di mettersi in gioco e cimentarsi nell’insegnamento della Costituzione italiana ai bambini della scuola primaria.
“Trascurata, ignorata, non applicata in alcune sue parti, emendata, sotto continuo processo davanti ad un potere, che difficilmente riconosce in essa un legittimo limite, questa oggi è la nostra Costituzione. Secondo noi è molto altro e per questo stiamo lavorando affinchè venga riscoperta”, spiegano i promotori del progetto che si incontreranno
Giovedì 30 settembre alle ore 18 presso il negozio Civico di Chiamamilano. Un incontro a cui, per l’appunto, sono invitati a partecipare tutti gli aspiranti “maestri del diritto”, non necessariamente esperti del settore, cui verranno spiegate le modalità di insegnamento più idonee al target di riferimento. L’idea è quella di riuscire a calendarizzare una serie di incontri pubblici nelle librerie, nei circoli di quartiere e nelle scuole della città, coinvolgendo ragazzi e bambini nell’apprendimento dei valori portanti della nostra Costituzione: la convivenza civile, il rispetto, la tolleranza e il vivere onestamente.

Per tutte le informazioni: impariamolacostituzione.milano@gmail.com
 G.C.

Venerdì, 24 Settembre, 2010 - 09:36

Omofobia e transfobia. Chiediamo immediata audizione in Commissione giustizia

23/09/2010 - Stefano Bolognini, Ufficio stampa Arcigay

 

E’ ormai sotto gli occhi di tutti la violenza quotidiana che colpisce omosessuali, lesbiche e transessuali, le loro famiglie e i loro amici nel nostro Paese.

L’episodio di intolleranza ai danni di un cittadino di Ragusa è solo l’ultimo di una escalation che ha reso l’omofobia e la transfobia vere e proprie emergenze nazionali.

“In Commissione giustizia si sta svolgendo l’iter legislativo su di una legge a prevenzione del fenomeno”, spiega Paolo Patanè, presidente nazionale di Arcigay.

“E’ urgente e necessario che la Commissione dia audizione all’associazionismo lgbt italiano. In quella sede vorremmo offrire al legislatore un quadro dettagliato e dati reali sull’emergenza in corso , anche sulla base dell’esperienza trentennale di prevenzione del fenomeno e sostegno alle vittime”.

“Disponiamo – aggiunge il presidente di Arcigay - di un patrimonio di esperienza e di innumerevoli segnalazioni su tutto il territorio nazionale, che non possono essere ignorate dalla Commissione giustizia.

Consideriamo l’estensione della legge Mancino ai reati contro l’omofobia e la trans fobia l’unico strumento idoneo a fornire risposte normative perché dispone di apparato sanzionatorio efficace e, non meno necessario, favorisce percorsi culturali di prevenzione. L’omofobia distrugge la vita di decine di persone e va cancellata al più presto”.

“Il problema con i casi di omofobia”, aggiunge Salvatore Milana, presidente di Arcigay Ragusa, “è il sommerso. Finalmente nella nostra città un omosessuale, a cui va tutta la nostra solidarietà, è riuscito a trovare il coraggio per denunciare l’intolleranza subita. Non era mai accaduto prima, eppure sappiamo di lanci di pietre, botte e atti di vandalismo alle auto che non vengono denunciati per paura. Invitiamo tutti gli omosessuali a rivolgersi alla nostra associazione: forniremo loro piena solidarietà e il sostegno legale necessario”.

Salvatore Milana, presidente Arcigay Ragusa

Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay

Mercoledì, 22 Settembre, 2010 - 16:19

Gay picchiati alle Colonne: arrestati due giovani di estrema destra

Gay picchiati e rapinati alle Colonne
arrestati due giovani di estrema destra

 

http://milano.repubblica.it

L'episodio nello scorso maggio in piena zona movida: nel mirino anche un extracomunitario
 

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Gli agenti della Digos hanno eseguito a Milano due ordini di custodia cautelare per rapina aggravata, percosse e ingiurie nei confronti dei due aggressori di una coppia omosessuale e un cittadino extracomunitario, lo scorso 30 maggio in zona Colonne di San Lorenzo. Si tratta dei milanesi Marco Ciampa e Andrea Filippo Tatoli, 41 e 42 anni, simpatizzanti di estrema destra.

I due quella sera tornavano da un raduno degli skinheads di destra organizzato a Cinisello Balsamo. Raggiunte le Colonne di San Lorenzo, arrestati avevano aggredito a calci e pugni una coppia gay e poco dopo, in via Torino, avevano strattonato e rapinato un africano. La polizia, a partire dai video acquisiti dalle telecamere sistemate in strada, hanno comparato i dati dell'auto su cui sono fuggiti e riconosciuto i colpevoli descritti dalle vittime. I due, con precedenti per reati legati a condotte violente, tra cui la rissa, bazzicavano ambienti di estrema destra come Skin e Cuore Nero. Sono stati raggiunti nelle loro abitazioni, in zona viale Monza, dove sono stati trovati coltelli, tirapugni e un manganello telescopico.
 

Mercoledì, 22 Settembre, 2010 - 08:23

Festa Nazionale del PDL a Milano

Programma ufficiale della Festa Nazionale del Popolo della Libertà che si terrà al Castello Sforzesco di Milano:

http://destrapermilano.blogspot.com/2010/09/programma-festa-naz-pdl-milano.html

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