European Roma Information Office (ERIO)
- Rafforzare gli sforzi per sradicare tutte le forme di razzismo e discriminazione contro i Rom. A livello EU la campagna comunitaria "Per la Diversità, contro la Discriminazione" deve essere più efficace tramite una miglior allocazione dei fondi, focalizzandosi su progetti con obiettivi chiari, rivolti a gruppi definiti e con gli indicatori di successo. Dev'essere assicurata la partecipazione delle organizzazioni dei Rom e l'implementazione di campagne a livello nazionale.
- Promuovere lo sviluppo di politiche volte all'inclusione dei Rom a livello EU e nazionale. Comprendendo la consultazione delle organizzazioni dei Rom nella selezione, progettazione, implementazione e valutazione del Fondo Strutturale dei progetti diretti ai Rom e migliorando l'uso di questi fondi a livello EU.
- Assicurare che la prevista Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali si focalizzi con forza sulla lotta contro il razzismo verso i Rom. Dev'essere creata all'interno dell'Agenzia un'unità di lavoro che affronti le specifiche tematiche rom e dev'essere assicurata la partecipazione delle organizzazioni dei Rom nella Piattaforma delle OnG.
- Incoraggiare gli Stati Membri a seguire i principi della Risoluzione sui Rom del Parlamento Europeo del 28 aprile 2005.
- La promozione di politiche onnicomprensive di desegregazione scolastica. Nei paesi dove a scolarizzazione segregata viene praticata,i governi nazionali devono essere incoraggiati a sviluppare strategie nazionali che rafforzino la desegregazione. I governi devono essere anche galvanizzati nel portare avanti campagne di testimonianza sulla discriminazione nelle scuole per assicurare che i bambini e i giovani Rom siano trattati al pari dei loro coetanei della società maggioritaria.
- Assicurare che le azioni volte ad abolire la discriminazione affrontata dai Rom nelle scuole, diventino prioritarie nei Programmi della Commissione Europea, particolarmente nei campi dell'anti-discriminazione e dell'inclusione sociale. I progetti che promuovono e appoggiano la desegregazione devono essere fortemente focalizzati sui bambini e sui giovani Rom.
- Di incoraggiare la Commissione Europea e i governi nazionali nello sviluppare programmi di formazione vocazionale che forniscano ai Rom le capacità richieste per accedere a un lavoro adeguato e ad opportunità di auto-impiego. Dato che le donne Rom sono le più soggette alla disoccupazione, devono essere creati programmi specifici indirizzati ai loro bisogni particolari e l'inclusione della comunità Rom nella progettazione, sviluppo e valutazione. Occorre favorire l'accesso a misure di micro-credito per l'auto-impiego e dev'essere tenuta in conto l'importanza che questo può avere nell'integrazione. Dev'essere assicurata la focalizzazione su queste tematiche da parte della CE, specialmente attraverso i Programmi di Progresso e i Fondi Strutturali.
- Affrontare chiaramente la discriminazione nel mercato lavorale. Occorre assicurare che la Comunità promuova campagne di consapevolezza e anti-discriminatorie con attenzione ai Rom, particolarmente nel quadro Programma Progresso della CE. Queste campagne devono indirizzarsi a lavoratori e amministratori, in particolare a quanti lavorano nelle agenzie per l'impiego. [...]
- Che nei Paesi Candidati prevalga lo stabilizzarsi di un quadro legale e materiale di condizioni necessarie a sviluppare la situazione dei Rom. Il progresso delle condizioni di vita dei Rom in questi paesi dev'essere un parametro per ottenere l'accesso nella EU. L'agenda per l'accesso nella EU dev'essere sviluppata nello stabilirsi (e rafforzarsi) gli standard minimi di protezione e rispetto dei diritti umani.
- Il richiamo degli Stati Membri a rispettare appieno quanto previsto dalla Convenzione di Ginevra e alla predisposizione di misure attive a fermare le espulsioni e i ritorni forzati dei Rom verso l'ex Yugoslavia, fintanto che la situazione rimane pericolosa e non ci sono condizioni adeguate al ritorno.
- Fare in maniera che gli Stati Membri semplifichino le procedure burocratiche per definire lo status legale dei Rom rifugiati, facilitando quindi la loro integrazione e facilitando la loro integrazione e contributo al pari accesso nei campi dell'impiego, educazione, alloggio e sanità per quanto riguarda i loro diritti civili. Le disposizioni legali applicabili ai rifugiati ed agli stranieri dovrebbero rispettare sempre il principio della non-discriminazione.
- Di promuovere la partecipazione dei rappresentanti delle comunità Rom nei negoziati sullo status del Kosovo. Il pieno rispetto dei diritti delle minoranze dovrebbe essere argomento dei dialoghi sullo status del Kosovo.
- Appoggiare le iniziative per progettare un Piano d'Azione per migliorare la situazione dei Rom in Kosovo. Questo Piano d'Azione deve contenere misure volte all'eliminazione di tutte le forme di discriminazione e razzismo contro i Rom, ed incoraggiare lo sviluppo di un effettivo sistema giuridico che protegga i diritti delle minoranze. Devono essere incluse misure per lo sviluppo delle opportunità si scolarizzazione ed impiego per i Rom e per assicurare la loro partecipazione nel processo decisionale.
- Fare pressione verso l'UNMIK e le autorità perché scrutinino accuratamente le condizioni dei Rom nei campi rifugiati, così da determinare potenziali rischi per la salute e migliorare i servizi per gli abitanti. Dev'essere data particolare attenzione a quei campi dove c'è rischio di contaminazione da piombo (i campi situati a Mitrovica Nord, come Camp Osterode). Indipendentemente da ciò, la EU deve ricordare all'UNMIK e agli amministratori locali che la sistemazione nei campi rifugiati è soltanto una soluzione temporanea, e questi insediamenti per nessuna ragione devono diventare definitivi. Per quanto rimangano le condizioni che forzano i bambini Rom a rimanere nei campi rifugiati, dev'essere data particolare attenzione ai loro bisogni educativi. Dev'essere inoltre confermata la ricostruzione dei quartieri Rom in Serbia e Kosovo andati distrutti.
ROM: CONTRO IL PATTO DI LEGALITÀ
(George Orwell, La fattoria degli animali).
A Milano e Opera ai rom e ai sinti, che a tutt’oggi continuano troppo spesso a essere considerati delinquenti per vocazione, è stato imposto uno speciale “patto di legalità” per poter avere diritto a un ricovero in un container o in una tenda.
C’è una legge per tutti, ma per questi uomini, per queste donne c’è una legge in più, un trattamento differenziale, sintetizzato con queste parole: «Dovete comportarvi bene perché il primo che picchia, che ruba, che sporca, insomma, il primo che sgarra al regolamento, viene sbattuto fuori».
Un patto che rende questi cittadini, europei a tutti gli effetti, diversi dagli altri: ancora una volta ufficialmente proclamati portatori di "asocialità" e "criminalità", chiusi in ghetti, nei quali loro stessi per poter entrare devono esibire un “pass”.
E’ preoccupante che questa nostra città diventi una città di ghetti.
La recinzione fisica invocata dai cittadini “benpensanti” e applicata dalle istituzioni è indegna quanto i muri che ci sono già nel linguaggio, nei gesti, nei pre-giudizi: quasi archetipi culturali verso i Rom, barriere insormontabili e lugubri quanto se non di più di una recinzione.
E’ preoccupante che i Rom siano costretti a firmare questo patto come il male minore.
Come cittadini di serie B che non hanno un’alternativa. Rassegnati a subire il rapporto del più forte viene loro sottratta la capacità di autogoverno, si rendono soggetti passivi di interventi assistenzialistici e di ordine pubblico.
E’ preoccupante soprattutto che questo patto, frutto di un accordo istituzionale tra Provincia e Comune di Milano, non abbia sollevato molte obiezioni nella politica e nella società milanese più sensibile.
Eppure questo patto è un mostro giuridico perché viola tutti i principi di eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, non affronta i nodi strutturali dell’emergenza abitativa, impone una politica “emergenziale” che produce solo nuovi ghetti sociali e infine, se le istituzioni usano la discriminazione e l’umiliazione, puntando il dito contro quelli che non sono criminali ma comunque considerati di fatto potenziali delinquenti, si istiga all’odio razziale e si legittima conseguentemente coloro che bruciano le tende, buttano molotov tra le roulotte. Fatto − questo sì evidentemente illegale − che, peraltro, non ha provocato la riprovazione politica e la censura pubblica che avrebbe meritato.
Con questo appello rifiutiamo un patto che attribuisce ai rom una “cittadinanza imperfetta” e ci impegniamo perché il rapporto tra la nostra società e quella rom venga portato nell’ambito di una dialettica sociale che riconosca e rispetti i valori culturali e umani di ciascuno.
I “campi nomadi” per il solo fatto di esistere producono malattia, disoccupazione, devianza, induzione alla criminalità, conflitti sociali: effetti tipici del disagio sociale diffuso. Nati negli anni settanta del secolo scorso, da contenitori di umanità per l’emergenza si sono trasformati in campi di concentramento istituzionali, nuovi “Zigeunerlager” dove non c’è bisogno di “soluzione finale” perché i Rom e Sinti vi muoiono lentamente di diritti negati, di esclusione continua dal lavoro, dalla casa, dalle cure sanitarie, dall’istruzione, di induzione alla devianza ed alla criminalità. Va quindi assunta la prospettiva di smantellarli sostituendoli con soluzioni abitative idonee alla cultura rom.
In più: ciò che oggi si vuole applicare a Rom e sinti rischia di diventare un pericoloso precedente applicabile un domani a chiunque venga predefinito pericoloso per il potere costituito.
Lo smantellamento dei "campi" è la conquista di libertà e giustizia nell’eguaglianza dei diritti e dei doveri per una cittadinanza compiuta almeno a livello europeo se non mondiale.
Il 17 febbraio a Reggio Calabria contro la mafia
I ragazzi scendono in piazza, a Reggio Calabria, il 17 febbraio contro la mafia, per manifestare contro la preopotenza delle famiglie, per dire BASTA e invitare lo stato a prendere provvedimenti ancora più chiari e incisivi contro ogni forma di crimine, di illegalità, di sopruso, di violenza, che insanguinano la Calabria, la Locride, il nostro Sud, l'Italia intera. Per un cultura di pace, di democrazia, per la giustizia, la libertà, la dignità dell'uomo. Dopo più di un anno dalla barbara uccisione del Vicepresidente della Calabria, Fortugno: per contrastare e negare il consenso a una situazione micidiale
L’impegno che abbiamo portato avanti, concretamente e con coscienza, per restituire alla Calabria ed ai calabresi la dignità di vivere in maniera normale nella propria regione, continua giorno dopo giorno, così come il nostro porci come massa critica per monitorare e denunciare quanto c’è di poco chiaro nelle nostre massime amministrazioni.
Spesso, proprio qui, abbiamo fatto fatica a farci comprendere, sentire e ad accreditarci, ma, nonostante questo, abbiamo scelto di non arrenderci.
Perché nelle nostre orecchie risuonano ancora gli spari del 16 ottobre del 2005, perché i nostri cuori sono rimasti trafitti dalle lacrime dei parenti dei tanti morti ammazzati nelle strade, perché le nostre coscienze non possono permettere che si continui ad uccidere rimanendo impuniti e le nostre voci non possono rimanere mute davanti agli innumerevoli casi di “lupara bianca“, di persone scomparse, di famiglie straziate.
Perché cose del genere non accadano più.
Molto spesso ci si sente immuni al problema ‘ndrangheta, finché non ci troviamo a doverne affrontare la prepotenza.
Tutto normale, preventivato, anche se completamente assurdo.
Tutto consumato in silenzio.
Come quando ammazzano qualcuno a te caro e sai chi è stato, ma quel nome è troppo pesante da dire, così come diventa troppo rischioso chiedere che sia fatta giustizia, perché certi nomi sono impronunciabili. E allora si ingoiano bocconi amari e si continua la solita vita.
In silenzio.
Perché, sia chiaro, alla fine chi ci rimette è la povera gente, non “lorsignori“.
No, quelli guardano dall’alto delle loro ville al Nord, sicuri ed al calduccio! C’è chi paga per loro.
In Calabria è rimasta solo la spietata manovalanza, quella che si occupa di tenere sotto controllo il territorio e soggiogare, sostituendosi allo Stato, i calabresi. E’ quella a cui ci si rivolge per comprare i propri diritti, quella che alimentiamo con l’ignoranza e la paura.
Noi vogliamo mettere in pratica le parole del Giudice Borsellino: <>.
Dobbiamo essere noi i primi a volerlo, noi i primi a ripudiarla, noi i primi a capire che le alternative ci sono, anche se costano fatica, anche se si penserà di essere da soli a crederci.
Perché non è così. Noi stiamo combattendo per questo, ci crediamo e la speranza che voi siate con noi è la forza che anima le nostre scelte.
La scelta sta a noi.
Vedete, è facile dire “no alla mafia“.
Il difficile è scegliere davvero da che parte stare, rinunciare a quella vita facile che “lorsignori” vendono al prezzo della dignità, sporcarsi le mani per la collettività senza avere nulla in cambio se non la consapevolezza di essere dalla parte del giusto.
Purtroppo, se qui viviamo a stretto contatto con la violenza della ‘ndrangheta, piangendo morti su morti e ricercando senza tregua la giustizia, nel resto d’Italia la malavita ha già messo le radici nei Palazzi ed ovunque girino i soldi, corrompendo, taglieggiando e minacciando gli imprenditori così come avviene dalle nostre parti, solo che se succede a Locri, è scontato, se accade in provincia di Milano inizia a diventare assurdo quanto inquietante.
Per questo il nostro appello non vuole fermarsi solo ai calabresi, ma vuole essere un richiamo per TUTTI gli italiani onesti, perché c’è sempre, in ogni regione, qualcosa che prende il nome di “mafiosità di comportamento“. E’ il pensare di poter essere diversi rispetto agli altri, il pretendere di poter comprare e vendere dei diritti, il curarsi esclusivamente del proprio bene anche a scapito degli altri.
Abbiamo avuto grandi esempi non solo in Calabria, persone che sono morte per vivere nella legalità compiendo con coscienza il proprio dovere. Tanti, troppi nomi dimenticati.
E continuiamo ad aggiungere volti e nomi alla lunga lista dei giovani morti ammazzati o scomparsi.
E nella disgrazia, non mancano degli esempi eroici, come quello di Liliana Carbone, mamma simbolo della Locride, che con forza chiede giustizia per suo figlio Massimiliano, ucciso da mano mafiosa il 24 settembre del 2004. Ma non è la sola, c’è la moglie di Renato Vettrice, scomparso sempre nella Locride da quasi due anni, c’è il coraggioso esempio della mamma e del fratello di Francesco Aloi, scomparso in provincia di Vibo, morto a dire degli organi competenti, ma senza che se ne sia stato trovato il movente.
Casi di “lupara bianca” come quello del giovane Valentino.
Casi che devono spingerci ad unire le nostre voci a quelle disperate di queste donne che chiedono semplicemente che la giustizia e la verità non siano solo termini sul vocabolario.
Perchè tutto questo non è normale. Non dobbiamo permettere che lo sia o lo diventi.
Il 17 febbraio noi scenderemo per le strade di Reggio, saremo ragazzi, ma vorremmo che con noi ci fossero sia quella società civile che si dice indignata davanti a tutto questo, sia le Istituzioni che promettono di impegnarsi contro le mafie, ma che più delle volte, purtroppo, ci accompagnano solo ai funerali dei nostri morti.
Vorremmo che ci fossero tutti quei giovani che ci hanno incoraggiati da tutta Italia, quelli che si sono arrabbiati con noi dopo l’omicidio Fortugno, quelli che credono che sia un diritto ed un dovere cambiare questa terra e questa mentalità, quelli che sentono nel cuore, davvero, di voler NEGARE IL CONSENSO ALLE MAFIE.
http://17febbraio.ammazzateci
NEWS PROLUNGAMENTO M3
basi in Italia...
Aviano Administration Annex Group, Aviano, US Air Force
Aviano Air Base, Roveredo In Piano, US Air Force
Aviano Ammunition Storage Annex, Roveredo In Piano, US Air Force
Aviano Bachelor Hsg Annex No 2, Aviano, US Air Force
Aviano Bachelor Hsg Annex, Aviano, US Air Force
Aviano Family Hsg Annex, Aviano, US Air Force
Aviano Maintenance Annex, Aviano, US Air Force
Aviano Storage Annex, Aviano, US Air Force
Camp Darby, US Army
Camp Ederle, Vicenza, US Army
Coltano Troposcatter Site, US Army
Comiso Family Hsg Site, Comiso, US Air Force
Dal Molin Airfield, Vicenza, US Army
Livorno, US Army
Livorno Supply & Maint Area, 409 US Army
Livorno Training Area, US Army
Longare Comm Site, Vicenza, US Army
Sigonella, Sigonella, US Navy
NAVHOSP Naples, Neapel, US Navy
NAVSUPPACT Maddalena, La Maddalena, US Navy
NAVSUPPACT Naples, Neapel, US Navy
NCTAMS Eurcent Naples, Neapel, US Navy
Pisa Ammo Stor Area, Pisa, US Army
San Vito Dei Normanni Air Station, Brindisi, US Air Force
Vicenza, Vicenza, US Army
Vicenza Basic Load Stor Area, Vicenza, US Army
Vicenza Fam Hsg, Vicenza, US Army
Vigonovo Storage Annex, Vigonovo, US Air Force
23 Basi, senza altri dettagli
dimostranti occupano binari stazione
17/1/2006
DIMOSTRANTI OCCUPANO BINARI STAZIONE, Alcune centinaia di persone dei comitati che si battono per il 'no' alla nuova base Usa a Vicenza occupano i binari della stazione ferroviaria. Il traffico dei treni e' al momento sospeso. Ai manifestanti, circa 600 che stasera avevano preso parte al corteo per le vie del centro storico, se ne sono aggiunti altre centinaia, che si sono diretti verso la stazione, per bloccare il traffico ferroviario. La situazione e' di grande confusione ma, secondo quanto riferito dalle forze dell'ordine, non e' al momento degenerata.Nessun problema lungo l'asse Roma Washington. Ma Prodi, sulla questione della base americana, deve sciogliere due nodi. Il primo è politico: il dissenso della sinistra radicale. Il secondo è legato al dialogo con i comitati locali, contrari all'ampliamento del Del Molin per ragioni, più che politiche, territoriali e ambientali
«Un passo avanti nelle relazioni bilaterali» - dice Ronald Spogli, ambasciatore americano. «L'Italia onora i suoi impegni internazionali» - ribadisce il Dipartimento di Stato. «I nostri rapporti non hanno mai registrato increspature d'acqua, come descritto dai media» - conferma Romano Prodi. Il disco verde del governo all'ampliamento della base americana di Vicenza - utilizzando l'area dell'aeroporto civile «Dal Molin», dove sorgeranno alloggi e infrastrutture per ospitare 1750 soldati oltre ai 2750 già presenti in loco - apre una falla, non tanto con l'alleato americano o con l'opposizione (favorevolissima), quanto con le componenti radicali della coalizione. Un altro tema che va ad aggiungersi - oltre a quello sulla Tav e sull'eventuale alleggerimento dello «scalone» - alla lunga lista di problemi politici del governo, sempre più diviso tra un'ala di «ancien gauche» coagulata attorno al PdCI, a Rifondazione e ai Verdi e la componente cosiddetta «riformista» dell'Ulivo, nocciolo duro del nascituro, e mai nato, Partito democratico.
LINK
DIVERGENZE POLITICHE
«I cittadini sono stati traditi» - attacca il verde Alfonso Pecoraro Scanio, preoccupato delle ricadute ambientali ed urbanistiche dell'allargamento della base (che tra l'altro dovrebbe ospitare un megaparcheggio per quasi 2000 autovetture). E mentre Oliviero Diliberto, PdCI, invoca «il coinvolgimento della popolazione», e Franco Giordano, segretario di Rifondazione, si dice pronto a scendere in piazza con i pacifisti perché «le servitù militari devono essere rinegoziate, non ampliate», i più duri nei toni sono i deputati veneti dell'Unione, preoccupati soprattutto delle ricadute urbanistiche della decisione di ampliare la base statunitense. «Una decisione gravissima» - attaccano Fincato, Trupia, Zanella, Valpiana e Galante.
REFERENDUM
La quadratura del cerchio, per evitare che un dissenso profondo si trasformi in un problema politico che metterebbe in crisi la stessa tenuta del governo, risiede in una parola su cui tutti - da Piero Fassino a Fausto Bertinotti - si dicono d'accordo: «Referendum». Una parola che non divide la coalizione, ma divide governo centrale e amministrazione locale. A chi spetta indirlo? Il gioco del rimpallo delle responsabilità è avviato.
Il sindaco Enrico Hullweck (Forza Italia) - incassato il sì del Consiglio comunale e storico pasdaran dell'ampliamento (anche per le sue ricadute occupazionali) - ha le idee chiare. Non è materia locale: «La parola spetta al Governo. Lo stesso discorso vale per il referendum locale che per legge può esserci solo su una materia di competenza locale. Questa non lo è». Di tutt'altro avviso - naturalmente - Romano Prodi che, oltre a circoscrivere il dissenso in un ambito puramente territoriale-urbanistico, ha risposto in questo modo: «La trattativa sul progetto con gli americani spetta al comune di Vicenza». E sul referendum? «Materia locale. Non sono mica il sindaco» - dice.
PROTESTA LOCALE
Il problema non è solo un problema politico di tenuta della coalizione. E nemmeno - esclusivamente - una questione che apre un conflitto istituzionale di competenza tra consiglio comunale e governo centrale. Il problema è anche legato al fatto che l'ampliamento della base di Vicenza avverrebbe in un'area, il «Dal Molin», che sorge in piena Vicenza.
«700 mila metri cubi di cemento che cancelleranno un polmone verde della città» - accusa la signora Cinzia Bottene, agit-prop antiampliamento. Sono già dodici i comitati cittadini sorti a Vicenza per protestare contro quella che è apparsa, a molti cittadini vicentini, come una scelta inopportuna, soprattutto per motivi di vivibilità. Il timore di molti, a Vicenza, è che, alla fine, questioni più grandi finiscano per scaricarsi su una comunità locale già carica di problemi.
Sono comitati che rappresentano un disagio reale. Sono trasversali, non «ideologicamente antiamericani». E' anche a loro che il governo dovrà una risposta.
iIl fututro è nelle nostre Mani
NOTE ORGANIZZATIVE MANIFESTAZIONE NAZIONALE 17 FEBBRAIO
“IL FUTURO è NELLE NOSTRE MANI: DIFENDIAMO LA TERRA PER UN DOMANI SENZA BASI
DI GUERRA”
In questi giorni abbiamo ricevuto numerosissime adesioni per la
manifestazione nazionale del 17 febbraio a Vicenza. Di questo vi vogliamo
ringraziare.
Quella che si prospetta è una manifestazione molto partecipata, dalle
dimensioni che la nostra città non ha mai vissuto. Proprio per queste
ragioni vi chiediamo di fornirci alcune informazioni al fine di organizzare
al meglio l’iniziativa.
Vi chiediamo di indicarci al più presto il numero approssimativo di
partecipanti dalla vostra realtà, il mezzo di trasporto con cui arriverete a
Vicenza (se pullman indicateci anche il numero) e un referente da poter
contattare.
Tutto ciò al fine di poter organizzare al meglio il vostro arrivo e la
vostra partecipazione al corteo; ulteriori informazioni (luogo di sosta dei
pullman, parcheggi ecc) vi saranno segnalati con email successive.
Riceviamo, inoltre, numerose richieste da tutta Italia per sapere come
giungere a Vicenza e a chi rivolgersi nella propria città: la completezza
delle informazioni, dunque, è fondamentale per favorire la massima
partecipazione possibile.
Il concentramento del corteo è fissato per le 14.30 di fronte alla stazione
dei treni di Vicenza. Il corteo, dopo aver fatto un giro della città, si
concluderà con un happening presso Campo Marzo, nei pressi della stazione
FS.
Pubblicheremo tutte le informazioni anche nel sito www.altravicenza. it.
Il 17 febbraio tutte e tutti a Vicenza! NO Dal Molin!
Presidio Permanente NO DAL MOLIN
Recapiti:
nodalmolin@libero. it
ammazzateci tutti
Una lettera dalla Calabria di Rosanna del Movimento Ammazzateci Tutti. Il 17 febbraio a Reggio Calabria i nostri ragazzi sfileranno contro la mafia. Non lasciamoli soli.
“ Caro Beppe,
mi chiamo Rosanna, ho 23 anni e sono la figlia di un giudice di Cassazione calabrese ucciso poco prima di Falcone e Borsellino. Ma non è per parlare di me che ti scrivo.
E’ trascorso più di un anno dalle grandi manifestazioni di Locri scaturite dalla rabbia per l’omicidio del Vice Presidente del Consiglio Regionale Francesco Fortugno, ciliegina sulla torta dopo decine di delitti impuniti perpetrati nella Locride ed in tutta la Calabria.
Dopo un anno e mezzo in Calabria si continua a morire, a pagare la mazzetta, a sopravvivere soggiogati dalla ‘ndrangheta.
Dopo un anno e mezzo noi ragazzi siamo ancora qui a combattere per contrastare ogni forma di mafia, da quella di strada a quella dei Palazzi, e riprenderci la nostra terra.
...
Molto spesso ci si sente immuni al problema ‘ndrangheta, finché non ci troviamo a doverne affrontare la prepotenza. Ce ne accorgiamo al momento di aprire un’attività, quando ‘qualcuno’ bussa alla tua porta chiedendo un ‘contributo’ per lasciarti lavorare, poi il ‘contributo’ diventerà un quarto, metà, tre quarti del guadagno dell’attività e sarai costretto o a scendere a compromessi o a chiudere ed andare via. Tutto normale, preventivato, anche se completamente assurdo. Tutto consumato in silenzio.
Come quando ammazzano qualcuno a te caro e sai chi è stato, ma quel nome è troppo pesante da dire, così come diventa troppo rischioso chiedere che sia fatta giustizia, perché certi nomi sono impronunciabili. E allora si ingoiano bocconi amari e si continua la solita vita.
Oppure può succedere che un giorno un ragazzo si senta umiliare dai compagni perché non ha la maglia firmata e non l’avrà mai perché in famiglia si fanno i salti mortali per arrivare a fine mese e allora, per dare una mano, per sentirsi qualcuno e farsi rispettare eccolo rivolgersi al ‘capetto’ di turno, eccolo ipotecare la sua vita, vendere la sua dignità per diventare ‘qualcuno’. Che importa se poi rischia di finire in carcere per spaccio o per aver ucciso un uomo? Che importa se avrà buttato nel fango la sua coscienza?
Perché, sia chiaro, alla fine chi ci rimette è la povera gente, non ‘lorsignori’.
No, quelli guardano dall’alto delle loro ville al Nord, sicuri ed al calduccio! C’è chi paga per loro.
In Calabria è rimasta solo la spietata manovalanza, quella che si occupa di tenere sotto controllo il territorio e soggiogare, sostituendosi allo Stato, i calabresi. E’ quella a cui ci si rivolge per comprare i propri diritti, quella che alimentiamo con l’ignoranza e la paura.
...
Ed è proprio questo il senso della manifestazione che noi ragazzi del Movimento Ammazzateci tutti stiamo promuovendo per il prossimo 17 febbraio a Reggio Calabria.
Noi vogliamo mettere in pratica le parole del Giudice Borsellino: “Se la gioventù le negherà il consenso anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.”
Perché se continueremo a rivolgerci al ‘capobastone’ per ottenere i nostri diritti, se lasceremo che la ‘ndrangheta continui ad interferire nelle nostre vite con arroganza e prepotenza, se ci faremo ingannare dai suoi diabolici sorrisi, non riusciremo mai a liberarci dal suo giogo.
...
E’ la prima manifestazione auto-convocata che organizziamo a Reggio Calabria, la prima completamente auto-finanziata, anche se non nascondo che vorremmo fare appello a tutti i calabresi, commercianti, imprenditori, mamme e papà, perché ci aiutino anche economicamente nell’organizzazione della manifestazione, vorremmo infatti chiedere una sorta di ‘pizzo legalizzato’, ovvero un contributo economico con tanto di certificato di acquisizione da parte loro di una ‘azione antimafia’ dal nostro virtuale pacchetto azionario.
...
Le mafie non sono un problema solo del Sud, ma sono il cancro dell’Italia intera e, finchè si continuerà a fare il loro gioco ignorando e girandosi dall’altra parte, non potremo mai estirpare questa malattia. Per questo il nostro appello non vuole fermarsi solo ai calabresi, ma vuole essere un richiamo per TUTTI gli italiani onesti, perché c’è sempre, in ogni regione, qualcosa che prende il nome di ‘mafiosità di comportamento’. E’ il pensare di poter essere diversi rispetto agli altri, il pretendere di poter comprare e vendere dei diritti, il curarsi esclusivamente del proprio bene anche a scapito degli altri.
Abbiamo attivato un blog per la manifestazione, lì potrete trovare tutte le informazioni utili “work-in-progress” fino al 17 febbraio. L’indirizzo è http://17febbraio.ammazzateci
Un mio, seppur virtuale, abbraccio.”
Rosanna Scopelliti
figlia del giudice Antonino, ucciso da Cosa Nostra a Campo Calabro (RC) il 9 agosto 1991.
Movimento "E ADESSO AMMAZZATECI TUTTI"
giovani uniti contro tutte le mafie
www.ammazzatecitutti.org
Una lettera di Rosanna di Ammazzateci
Rosanna del Movimento Ammazzateci Tutti scrive sul blog di Beppe Grillo, www.beppegrillo.it, questa lettera appello per la manifestazione del 17 febbraio a Reggio Calabria, dove ragazze e ragazzi, ma non solo, si mobiliteranno pacificamente contro la mafia e per fare sentire la propria voce di opposizione alla prepotenza e all'illegalità criminale e omicida che insanguina la propria terra, che mina alla democrazia, che semina terrore e odio. La nostra, mia solidarietà deve è più che presente: è viva!
“ Caro Beppe,
mi chiamo Rosanna, ho 23 anni e sono la figlia di un giudice di Cassazione calabrese ucciso poco prima di Falcone e Borsellino. Ma non è per parlare di me che ti scrivo.
E’ trascorso più di un anno dalle grandi manifestazioni di Locri scaturite dalla rabbia per l’omicidio del Vice Presidente del Consiglio Regionale Francesco Fortugno, ciliegina sulla torta dopo decine di delitti impuniti perpetrati nella Locride ed in tutta la Calabria.
Dopo un anno e mezzo in Calabria si continua a morire, a pagare la mazzetta, a sopravvivere soggiogati dalla ‘ndrangheta.
Dopo un anno e mezzo noi ragazzi siamo ancora qui a combattere per contrastare ogni forma di mafia, da quella di strada a quella dei Palazzi, e riprenderci la nostra terra.
...
Molto spesso ci si sente immuni al problema ‘ndrangheta, finché non ci troviamo a doverne affrontare la prepotenza. Ce ne accorgiamo al momento di aprire un’attività, quando ‘qualcuno’ bussa alla tua porta chiedendo un ‘contributo’ per lasciarti lavorare, poi il ‘contributo’ diventerà un quarto, metà, tre quarti del guadagno dell’attività e sarai costretto o a scendere a compromessi o a chiudere ed andare via. Tutto normale, preventivato, anche se completamente assurdo. Tutto consumato in silenzio.
Come quando ammazzano qualcuno a te caro e sai chi è stato, ma quel nome è troppo pesante da dire, così come diventa troppo rischioso chiedere che sia fatta giustizia, perché certi nomi sono impronunciabili. E allora si ingoiano bocconi amari e si continua la solita vita.
Oppure può succedere che un giorno un ragazzo si senta umiliare dai compagni perché non ha la maglia firmata e non l’avrà mai perché in famiglia si fanno i salti mortali per arrivare a fine mese e allora, per dare una mano, per sentirsi qualcuno e farsi rispettare eccolo rivolgersi al ‘capetto’ di turno, eccolo ipotecare la sua vita, vendere la sua dignità per diventare ‘qualcuno’. Che importa se poi rischia di finire in carcere per spaccio o per aver ucciso un uomo? Che importa se avrà buttato nel fango la sua coscienza?
Perché, sia chiaro, alla fine chi ci rimette è la povera gente, non ‘lorsignori’.
No, quelli guardano dall’alto delle loro ville al Nord, sicuri ed al calduccio! C’è chi paga per loro.
In Calabria è rimasta solo la spietata manovalanza, quella che si occupa di tenere sotto controllo il territorio e soggiogare, sostituendosi allo Stato, i calabresi. E’ quella a cui ci si rivolge per comprare i propri diritti, quella che alimentiamo con l’ignoranza e la paura.
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Ed è proprio questo il senso della manifestazione che noi ragazzi del Movimento Ammazzateci tutti stiamo promuovendo per il prossimo 17 febbraio a Reggio Calabria.
Noi vogliamo mettere in pratica le parole del Giudice Borsellino: “Se la gioventù le negherà il consenso anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.”
Perché se continueremo a rivolgerci al ‘capobastone’ per ottenere i nostri diritti, se lasceremo che la ‘ndrangheta continui ad interferire nelle nostre vite con arroganza e prepotenza, se ci faremo ingannare dai suoi diabolici sorrisi, non riusciremo mai a liberarci dal suo giogo.
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E’ la prima manifestazione auto-convocata che organizziamo a Reggio Calabria, la prima completamente auto-finanziata, anche se non nascondo che vorremmo fare appello a tutti i calabresi, commercianti, imprenditori, mamme e papà, perché ci aiutino anche economicamente nell’organizzazione della manifestazione, vorremmo infatti chiedere una sorta di ‘pizzo legalizzato’, ovvero un contributo economico con tanto di certificato di acquisizione da parte loro di una ‘azione antimafia’ dal nostro virtuale pacchetto azionario.
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Le mafie non sono un problema solo del Sud, ma sono il cancro dell’Italia intera e, finchè si continuerà a fare il loro gioco ignorando e girandosi dall’altra parte, non potremo mai estirpare questa malattia. Per questo il nostro appello non vuole fermarsi solo ai calabresi, ma vuole essere un richiamo per TUTTI gli italiani onesti, perché c’è sempre, in ogni regione, qualcosa che prende il nome di ‘mafiosità di comportamento’. E’ il pensare di poter essere diversi rispetto agli altri, il pretendere di poter comprare e vendere dei diritti, il curarsi esclusivamente del proprio bene anche a scapito degli altri.
Abbiamo attivato un blog per la manifestazione, lì potrete trovare tutte le informazioni utili “work-in-progress” fino al 17 febbraio. L’indirizzo è http://17febbraio.ammazzateci
Un mio, seppur virtuale, abbraccio.”
Rosanna Scopelliti
figlia del giudice Antonino, ucciso da Cosa Nostra a Campo Calabro (RC) il 9 agosto 1991.
Movimento "E ADESSO AMMAZZATECI TUTTI"
giovani uniti contro tutte le mafie
www.ammazzatecitutti.org
Una tregua a Parigi per una pace ambientale
Alessandro Rizzo
già pubblicato su www.altrementi.org