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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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Martedì, 1 Maggio, 2007 - 09:02

I maggio Dedicato..Noi Umanisti ci siamo sempre


dall'elenco mancano i disoccupati? !?!?...


 

Dedicato ai lavoratori precari, sfruttati e bistrattati che a stento arrivano a fine mese.

Dedicato a chi non sopravvive al lavoro perché le condizioni di sicurezza sono ridicole.

Dedicato a chi crede in un mondo aperto, nella libera circolazione delle persone e nelle loro possibilità di convivenza pacifica.

Dedicato a chi lavora e lotta in Afghanistan, Iraq, America, Europa, Africa, Asia, per riparare ai danni fatti da speculatori finanziari, petrolieri, fanatici ed eserciti, e magari viene anche cacciato via.

Dedicato a chi lavora in Afghanistan, Iraq, America, Africa, Asia, ingannato, credendo di difendere la pace e difendendo invece il petrolio e il gas.

 

Dedicato a chi se ne allontana cercando rifugio, senza trovare invece alcuna difesa. Dedicato a chi crede nella libertà di scelta di orientamento sessuale, di religione, di cultura, per sé e per gli altri.

Dedicato a chi combatte per un mondo migliore e per un sé stesso coerente.

Dedicato a chi crede che esistano valori non negoziabili: la non-violenza, l’uguaglianza nei diritti, doveri ed opportunità, la ricchezza della diversità, la democrazia partecipativa, la libertà di espressione e di credenze.

Dedicato
a chi costruisce una vera alternativa, politica, sociale, sindacale, culturale, religiosa. 

 

NOI CI SIAMO, SEMPRE. 
*I Cantieri di Pace sono promossi da: Arci (To), Assopace (To), Ass. Alice, Ass. Nicaraguita, Centro Sereno Regis (To), Comunità Per Lo Sviluppo Umano (To), Donne In Nero (To), Emergency (To), Hiroshima (To), Loc (To), Mondo Senza Guerre (To), Mani Tese (To), Mir-Mn (To), Punto Rosso (To), Torino Social Forum, Un Ponte Per (To), Gruppo Scout Agesci TO 85, Prc (To), Libera Piemonte, Acmos, Attac, Gruppo Scout Agesci TO 1, Partito Umanista (To), Ass. Sinistra critica (To), Circ. Arci Caffè Basaglia, Ass. Arci SUR, Ass. Arci CIOPP, Ass. Vol.P.I. 

Daniela Tuscano

Martedì, 1 Maggio, 2007 - 08:47

Ringraziano le associazioni comunita cinese Mi

Le associazioni della comunità cinese di Milano
                        ringraziano

vivamente tutti coloro che ci hanno dato la solidarietà e tutti coloro che ci sono stati vicini in questi momenti difficili, in particolare:
Associazione Insieme per la pace

Associazione Todo Cambia
Rivista El Carrete
Rete Scuole
Associazione Cultural de Chile
Cittàpertutti
Sindacato Unicobas
Associazione Studio 3R
Maurizio Pagani (vicepresidente opera nomadi Milano)

Circolo ARCI Baia del Re

Scuola d'italiano Driss Moussafir

Pap Khouma (scrittore)
Partito Umanista
Centro delle Culture
Luciano Mulhbauer (consigliere regionale)
Paradigma associazione
Coordinamento nord sud del mondo
Centro di cultura italia asia "G. Scalise"
Comitato Immigrati – Roma     
Associazione Perla del Pacifico del Ecuador (Pioltello).

Siamo fermamente convinti che la strada da percorrere è quella della convivenza pacifica per una Milano multiculturale

Venerdì, 27 Aprile, 2007 - 20:38

vergogna del caporalato e delle provocazioni razzi

Cassibile: riprende anche quest'anno la vergogna del caporalato e delle provocazioni razziste

Anche se in ritardo rispetto agli anni scorsi, sta iniziando nel siracusano la campagna per la raccolta delle patate da parte dei migranti stagionali.

L'anno scorso la stagione si era chiusa con l'impegno da parte delle istituzioni a prevenire il concentramento di migranti a Cassibile favorendo altri punti di raccolta a Lentini e Rosolini; invece quest'anno dopo mesi d'inutili chiacchere concertative la Prefettura di Siracusa ha fatto allestire una tendopoli alla Croce Rossa ( con una capienza massima di 120/130 posti letto e senza un ambulatorio funzionante) , grazie al contributo di 100.000 euro del ministero degli interni e 30.000 euro del ministero alla solidarietà sociale. Una scelta del genere ci sembra la peggiore possibile:

---i migranti in questa stagione arrivano a superare facilmente le 500 presenze (altri anni sono arrivati a 1.000)

---la distinzione fra migranti regolari ed irregolari favorisce la criminalizzazione di chi non ha il maledetto permesso di soggiorno, ma non può rinunziare al proprio di diritto a sopravvivere, anche in condizioni neoschiaviste di sfruttamento ed in condizioni abitative peggiori dell'anno scorso, quando Medici Senza Frontiere provvidero a costruire docce e latrine ed a fornire assistenza medica e legale

---le forze dell'ordine eseguono "brillanti" operazioni di polizia facendo retate fra i migranti alla caccia dei famigerati "irregolari" , emettendo decine di fogli d'espulsione e deportando nei Cpt, chi aveva già avuto l'espulsione

---quasi tutti i mezzi di comunicazione, soprattutto "La Sicilia", stanno contribuendo ad allarmare la popolazione cassibilese, già opportunamente aizzata dalle destre locali, sulla prossima "invasione" di migranti

---abbiamo già sentito alcune testimonianze riguardanti suppellettili bruciate e ronde di teppisti locali, che hanno lanciato bottiglie addosso ai migranti e qualcuno è stato anche bastonato;anche nel siracusano si ripete la vergogna della "caccia al nero" , come già avvenuto nei mesi scorsi a Rosarno(Rc)

---le organizzazioni sindacali, nonostante abbiano sottoscritto un protocollo d'intesa (molto impegnativo a parole) tra Prefettura, Provincia, Comune ed organizzazioni datoriali di categoria (Cia, Confagricoltura, Federcoltivatori e Coldiretti), proseguono la loro pluriennale latitanza nella difesa dei diritti dei lavoratori migranti, come se un migrante, solo perché "irregolare" (grazie alle attuali leggi razziste) non sia più detentore di diritti esigibili in quanto lavoratore.

---buona parte dei proprietari dei terreni, continuano, nonostante gli aumentati controlli , ed evitare l'assunzione ed il dovuto versamento dei contributi ai migranti, anche quelli "regolari", che avranno così notevoli difficoltà a rinnovare il permesso di soggiorno.

Giovedì 26 alle 20 a Cassibile si terrà un Consiglio di quartiere sul tema degli "extracomunitari irregolari", saremo presenti per impedire che continui la persecuzione delle vittime del caporalato e denunciare le responsabilità e le complicità di chi si arricchisce sul lavoro nero e dopo cavalca le ondate xenofobe contro i migranti.

Rete Antirazzista Siciliana

Venerdì, 27 Aprile, 2007 - 20:35

Minacce a Emergency che lascia L'Afganistan


COMUNICATO STAMPA   
Ulteriori minacce a Emergency che lascia l'Afganistan

Mercoledì 25 aprile funzionari di polizia afgani si sono presentati all'
ospedale di Emergency a Kabul intimando allo staff internazionale presente (tre
cittadini italiani, un belga e un cittadino elvetico) di «consegnare i
passaporti». La consegna è stata rifiutata.
Abbiamo chiesto e ottenuto la migliore collaborazione da parte dell'
Ambasciatore italiano a Kabul Ettore Sequi e della responsabile della Unità di
Crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni.
Il personale di Emergency ha lasciato l'Afganistan sotto la responsabilità
dell'Ambasciata d' Italia, oggi giovedì 26 aprile.

Quest'ultimo grave episodio conferma come il governo afgano abbia perseguito
con ogni mezzo, nell'ultimo mese, l'obiettivo di espellere Emergency dall'
Afganistan: obiettivo ovviamente raggiungibile se i «servizi di sicurezza» di
un governo impiegano le loro forze, anche militarizzate, contro chi pratica la
non violenza.
Il signor Amrullah Saleh, capo dei servizi di sicurezza afgani, ha definito
Emergency una organizzazione «che sostiene i terroristi e addirittura i membri
di Al Queda in Afganistan». Per i poteri del signor Saleh, capo della polizia,
non si tratta di una diffamazione, ma di una minaccia: una chiara istigazione a
rendere la nostra associazione un obiettivo.
La detenzione, illegale e provocatoria dell'amministratore del personale dell'
ospedale di Emergency di Lashkar-gah, il signor Rahmatullah Hanefi, che ha
messo a repentaglio la propria vita per salvare quella di altri esseri umani,
rientra in questo disegno del governo afgano.

Dal 1999 Emergency ha fornito assistenza medica e chirurgica di alto livello e
gratuita a oltre 1.500.000 cittadini afgani nei Centri chirurgici di Anabah,
Kabul e Lashkar-gah e nel Centro di maternità e medicina in Panshir, nelle 25
cliniche e posti di primo soccorso e nelle 6 cliniche nelle prigioni afgane.

Gli interventi di Emergency hanno come unico scopo la risposta ai bisogni
della popolazione, in particolare della popolazione civile, in particolare di
quanti – la quasi totalità – non potrebbero ricevere nessuna assistenza che non
fosse gratuita.
Questo dice, ben al di là del rammarico, la drammaticità della situazione che
si determina con la sospensione dell'attività in Afganistan. L'impossibilità di
permanenza del personale internazionale rende questi ospedali non in grado di
offrire servizi qualitativamente adeguati alle necessità dei pazienti. Non
possiamo assumerci la responsabilità di ingannare feriti e malati con illusioni
che determinerebbero danni.

Tuttavia, vogliamo che tutti i cittadini afgani sappiano che il signor
Amrullah Saleh, che ha diffuso accuse infamanti e terroristiche contro
Emergency e il suo staff, costringendoli a lasciare il paese, e il signor Hamid
Karzai, che ha ispirato e sostenuto la sua azione, saranno le sole persone da
biasimare se molti bambini, madri e uomini afgani soffriranno e addirittura
moriranno a causa della chiusura delle strutture sanitarie di Emergency nel
paese, strutture tanto estremamente necessarie quanto, altrettanto, apprezzate.

Non possiamo tacere la nostra convinzione che il governo italiano abbia
volutamente trascurato i fatti che con ogni evidenza tendevano a questo esito.

La nostra associazione è impegnata a ricercare le condizioni di una ripresa
delle sue attività in Afganistan.

Milano, 27 aprile 2007

Paola Feo
per il gruppo Emergency di Torino
tel. 011.530091 - 3289071915

Venerdì, 27 Aprile, 2007 - 15:58

interrogazione su PM10 PM2,5

All’Attenzione della Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio di Zona 4
All’Attenzione della Direzione Centrale del Settore Ambiente e Territorio
All’Attenzione del Consiglio di Zona 4 e alle sue Componenti

 
 
 
Interrogazione su metodi di monitoraggio, di informazione sui livelli di PM10 e PM2,5 presenti nella circoscrizione zonale, e su proposte educative, da effettuarsi presso diverse scuole, e con la loro collaborazione, volte a correggere comportamenti individuali
 
Considerato che
 
secondo l’allarmante dato di rilevamento dell’azione di monitoraggio ambientale promosso dal Treno Verde di Legambiente con la collaborazione delle Ferrovie dello Stato ed effettuato nei primi 66 giorni dell’anno corrente, “la città di Milano fa contare 49 superamenti di PM10 nei primi 66 giorni del 2007, contro i 35 consentiti in un anno”. Questa è la tragica fotografia della situazione dell’aria a Milano all’alba del giorno 16 febbraio 2007, data in cui si celebrava l’anniversario del Trattato di Kyoto, dove le soglie europee di inquinamento da particolato fine venivano oltremodo soprassate. Milano si attesta, così, tra le prime dieci città nella non invidiabile graduatoria dei comuni più inquinati d’Italia
 
Vista di fatto
 
la realizzazione, da parte di associazionismi ecologisti e ambientalisti di Milano, Chiamamilano in primis, di attività preposte a un incremento di una rete di monitoraggio quotidiano, tramite operazioni di alto valore scientifico, volti a informare la cittadinanza sulla qualità dell’aria nella città di Milano, e a una promozione di programmi educativi, proposti presso le scuole elementari e medie inferiori, finalizzati a ottenere atteggiamenti virtuosi e consapevoli, funzionali a rispettare l’ambiente e a rendere responsabile la persona sulle conseguenze ecologiche e sociali derivanti dalle proprie azioni quotidiane
 
Si richiede
 
alla Commissione Territorio e Ambiente del Consiglio di Zona 4 di verificare presso la Direzione di Settore Territorio del Comune di Milano se sussistono presso l’Assessorato dell’Ambiente del Comune di Milano provvedimenti atti a promuovere un incremento di strumenti idonei a intensificare la rete di monitoraggio delle polveri sottili, come già realizzati in alcuni contesti comunali in cui vengono previste centraline visibili ai passanti di segnalazione dei livelli di PM10 e PM2,5 presso le varie arterie urbane, e finalizzati a promuovere un’educazione ecologica, tramite programmi extradidattici nelle scuole di diverso ordine e grado funzionali a responsabilizzare i ragazzi, cambiando le abitudini e i comportamenti quotidiani compatibilmente con il rispetto dell’ambiente. In caso di assenza di provvedimenti di tale portata si invita la Commissione consiliare di Zona competente e il Consiglio di Zona stesso a definire proposte positive indirizzate al raggiungimento di questi importanti obiettivi.
 
 
Alessandro Rizzo
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4

Venerdì, 27 Aprile, 2007 - 15:06

Ufficio Relazione con il Pubblico

All'Attenzione del Settore Decentramento del Comune di Milano
All'Attenzione della Direzione di Settore del Decentramento di Zona 4
All'Attenzione del Consiglio di Zona e sue componenti
Premesso che
nella relazione previsionale e programmatica di bilancio nel programma dedicato alle “Aree cittadine e consigli di zona” viene dedicato un punto descrittivo alla motivazione delle scelte e finalità da conseguire, dove si elencano punti fondamentali per uno “sviluppo delle migliori condizioni di autonomia e di crescita individuale e collettiva, attraverso un processo di sempre maggiore accessibilità dei servizi”, come enunciato nella premessa al punto medesimo.
Considerato che
si ipotizzano come finalità da conseguire la valorizzazione dei servizi esistenti, nonché l’uniformazione della disponibilità dei servizi nelle varie zone.
Visto che
nella stessa relazione previsionale e programmatica di Bilancio si prevede un decentramento del sistema comunale dei servizi presso le zone per una “gestione locale e territoriale di servizi centralizzati”, aggiungendo come finalità da conseguire il processo di definizione “di un progetto pilota per ciascuna zona che possa essere un catalizzatore del cambiamento”
Considerato in diritto
L'art. 12 del dlgs. 3 febbraio 1993, n. 29 (ora art.11, del dlgs. 30 marzo 2001, n. 165), introducente gli Uffici di Relazione con il Pubblico, come riferimento istituzionale per la cittadinanza utile a rendere trasparente il processo amministrativo e di gestione dei servizi,  come spazio atto a fornire una giusta e puntuale comunicazione e informazione istituzionale in un maggiore contatto tra istituzione consiliare e la cittadinanza.
Considerato altresì in diritto
che la legge 7 giugno 2000, n. 150, con carattere rafforzativo delle normative precedenti esistenti in materia, definisce l’URP un servizio indispensabile e fondamentale per avviare un sistema di comunicazione e di informazione delle Pubbliche Amministrazioni, con le seguenti funzioni:
- Informazione sulle disposizioni normative, su temi di rilevante interesse pubblico e sociale, sulle attività e i servizi dell'Amministrazione di appartenenza;
- Comunicazione esterna;
- Accesso agli atti;
- Comunicazione istituzionale on line, essenzialmente attraverso la promozione dell'adozione di sistemi di interconnessione telematica e il coordinamento delle reti civiche;
- Ascolto e misurazione della qualità dei servizi;
- Comunicazione interna;
- Comunicazione interistituzionale, attraverso l’istituzione di flussi informativi tra gli uffici per le relazioni con il pubblico delle varie amministrazioni, come ad esempio attraverso la costituzione di Reti di URP.
Si chiede
al Settore Decentramento del Comune di Milano e, pertanto, al Settore Decentramento di Zona 4, quali siano, nel caso sussistano, le linee programmatiche e le proposte in merito alla costituzione di Uffici di Relazione con il Pubblico nei vari consigli di Zona, e di provvedere a rendere partecipe l’organo consiliare circoscrizionale nel processo di attuazione del suddetto e importante servizio, atto a consentire un’adeguata comunicazione pubblica e informazioni al cittadino, valorizzando, pertanto, il rapporto di rappresentanza civica del Consiglio di Zona, prima istituzione di riferimento sul territorio per la residenza.
Alessandro Rizzo
Presidente del Gruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4

Giovedì, 26 Aprile, 2007 - 16:08

25 aprile: sarà una nuova stagione?

Il 25 aprile si è concluso e credo che sia necessario fare un quadro di valutazione sulla manifestazione avutasi ieri a Milano. Penso che sia necessario valutare alcuni aspetti che hanno reso questo appuntamento diverso da quello degli anni scorsi. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, è presente al corteo e al comizio finale, facendo un intervento che viene considerato positivo dai presenti relatori, sia da parte di Tino Casali, che abbraccia la Moratti alla conclusione del suo intervento, sia da parte di Fausto Bertinotti, Presidente della Camera: credo che sia da accogliere la nuova prassi della prima cittadina milanese, che ogni anno, ha fatto sapere, prenderà parte alla manifestazione. Auspico che questo passo sia da considerarsi come un avvicinamento alla cultura francese, dove l'antifascismo, la criminalizzazione della Repubblica di Vichy, la considerazione di Petain come assassino sanguinario, sono riferimenti condivisi e trasversali. Prodi parla di momento propizio alla riconciliazione: io credo che ancora passi debbano essere compiuti da parte di alcuni alleati del sindaco Moratti, così come alcune forze politiche che hanno sostenuto il centrodestra sia a Milano, l'anno scorso alle elezioni municipali, sia a livello nazionale alle elezioni per il rinnovo delle camere.
Alcune forze esprimono ancora forti rigurgiti neofascisti e presentavano motti e parole d'ordine di grave portata agli ultimi comizi che la sedicente Casa delle libertà ha tenuto negli ultimi mesi: non so se ricordate ma suonano ancora come funeste le frasi che rieccheggiano fantasmi del passato, del tipo "Berlusconi è il nostro duce", "Dux mea lux", propugnate da ignoranti individui di diversa età, molti erano giovani, sventolanti bandiere con simboli che riportano alla memoria stermini e crimini di indicibile portata, dalla svastica alla croce uncinata.
In Francia il centrodestra, pur avendo avuto nella figura di Sarkozy un ridimensionamento grave ed elevato della propria portata cultruale e ideale neogollista storica, non si presenterebbe mai con la destra xenofoba di Le Pen, nè condividerebbe alcune espressioni che non sono pertinenti al patrimonio di forze liberali, con forte sentimento nazionalista, ma pronte a criticare e a denunciare ogni atto apologetico di un'ideologia di morte e di distruzione come quella fascista.
La volontà, seppure ancora debole ed esile, esiste da parte di alcuni apparati del centrodestra: e di questo ne prendo piacevolmente atto. Ma ancora devono essere compiuti seri percorsi che diano una netta consapevolezza della discontinuità e della rottura totale con un passato che non ha diritto di cittadinanza nella cultura costituzionale e democratica della nostra Repubblica, sorta sulle basi di quel grande Movimento popolare che fu la Resistenza.
Ancora passi devono essere compiuti dicevo: penso anche al fatto per cui serpeggiano in alcuni apparati di centrodestra spinte a rivedere la nostra Costituzione Repubblicana in un percorso teso a stravolgerne contenuti e fondamenti basilari. Penso al presidenzialismo forte, punto che veniva presentato come conquista delle abominevoli proposte di controriforma della Carta Costituzionale, fortunatamente non approvate dalla maggioranza della cittadinanza; ma penso ancora ad alcune esternazioni di sessuofobia e omofobia pronunciate qualche settimana fa da un esponente di spicco a livello regionale, l'assessora Prosperini, che invitava a costruire una campagna violenta contro gli omosessuali, su cui si potrebbero prendere provvedimenti di sterminio e di annientamento, come la garotta di matrice franchista. Penso, ancora una volta, ad alcune volgari esternazioni di dileggio fatte da una deputata di Alleanza Nazionale, Santanchè è il suo nome, nei riguardi di studentesse e di studenti manifestanti davanti a Montecitorio, nella scorsa legislatura, perchè contrari al progetto di controriforma della scuola, in quanto ripristino della cosidetta scuola di classe e di esclusione. Penso, infine, ai fatti di Genova 2001, quel luglio funesto, che insanguinò l'Italia, e che vide la più odiosa e terribile repressione da parte delle forze dell'ordine e di apparati statali contro i pacifici manifestanti, tanti giovani, tanti anziani, tanti nonviolenti, che volevano esprimere la loro critica ai cosidetti potenti della terra per il loro modus governandi il Pianeta, dove il signor Fini, ai temi vicepresidente del consiglio, disponeva ordini alla Caserma di Bolzaneto.
I passi devono essere compiuti fino in fondo. Non mi scandalizzo a usare il termine di "memoria condivisa", certamente abusato, anche perchè credo che questa espressione possa significare molto: proprio perchè possa avere diverse e numerose interpretazioni occorra fare delle chiarificazioni puntuali. La memoria può essere condivisa, ma perchè possa essere tale deve considerarsi come memoria storica quel patrimonio universale a cui fare riferimento, scevra da ogni rivisitazione strumentale e faziosa. La storia è scritta ed è oggettiva scienza, non può essere narrata come una favola a diversi e opzionali finali. La storia è quella scritta dal popolo italiano, quella fatta dall'umanità, quella che ha intessuto lotte e battaglie di liberazione di questo nsotro Paese, che è stato tradito nella sua profonda dignità da un regime che ne ha sovvertito in modo indegno e violento i valori fondativi e culturali di libertà e di indipendenza.
La storia è quella, non può essere modificata a proprio piacere. La condivisione può esserci purchè non si esca con frasi negazioniste e con riabilitazioni di morti che, seppure anatomicamente possano essere considerati come uguali, idealmente e politicamente non possono essere visti sotto questa ottica di parificazione, in quanto certe scelte furono compiute e non tutte le scelte che vengono fatte possono essere considerate come "plausibili" e giuste.

Sono anch'io per costruire un Paese normale, una democrazia compiuta, un patrimonio condiviso di valori e idealità che non possono essere stravolti in modo brusco e volgare: auspico la memoria condivisa, come auspico anche la condivisione di fatti e di episodi incontestabili, come, infine, auspico valori e ideali condivisi e incontestati, nè incontestabili, che da quella radice comune partigiana e resistenziale prendono la propria linfa vitale.

Speriamo che da quest'anno ci siano dichiarazioni che controvertano tendenze passate e credenze storiche incompatibili con la nostra cultura repubblicana e costituzionale. Altrimenti riconciliare il Paese per un Paese normale ed europeo sarà un'operazione ancora difficile da proporre.

Alessandro Rizzo

Giovedì, 26 Aprile, 2007 - 15:24

Tumba Tumba in missione di pace

Tumba Tumba in missione di pace
L'attore antimilitarista peruviano Julio Montesinos presenta, venerdi 27 aprile, al Teatro Barrios di Milano, il suo nuovo spettacolo: "Missione di Pace".
Un recital di "poesie con l'anima" (autori come Neruda e Vallejo tradotti in italiano) accompagnato da colonna sonora e danze latinoamericane.
Iulio e la sua debordante foga espressiva li abbiamo conosciuti a Vicenza il 18 febbraio, all'assemblea che abbiamo tenuto - i "semprecontrolaguerra" - il giorno dopo la "storica" manifestazione contro la nuova base americana.
Venerdi Montesinos presenterà anche degli sketch con la maschera ripescata e rinnovata di Tumba Tumba, il Pulcinella andino. Il personaggio rappresenta una nuova versione del tipico contadino inca, allegro e divertente. Un "finto tonto" che, in Perù, armato di microfono per una TV locale, da inviato tipo "Striscia la notizia" in versione latina, con le sue "ingenue" interviste riusciva a smascherare e dileggiare i politici (nonchè i VIP) con la loro trombonesca e desolante retorica.
(Probabilmente per è per questo che Julio è stato costretto ad emigrare in Italia dove si è dovuto arrangiare con mille mestieri... Teniamone conto per le iniziative della Carovana contro la guerra!)
Il Teatro Barios di Milano è in via Barona, angolo via Boffalora, il costo del biglietto di ingresso (inizio ore 21.00) è di 5 euro.
Info: 335-1581877

Giovedì, 26 Aprile, 2007 - 10:25

Petizione strade sicure

Strade Sicure è una campagna per la sicurezza stradale mondiale. Ogni 6 secondi qualcuno resta ucciso o menomato sulle strade del mondo. Firmate la nostra petizione, che chiede un’azione urgente da parte delle Nazioni Unite.

I politici stanno ignorando la dimensione mondiale delle morti per incidenti stradali. Insieme potremo fare in modo che ci ascoltino.

Nel mese di novembre 2007 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si riunirà per discutere sulla crisi della sicurezza stradale globale.
Dobbiamo fare in modo che il dibattito produca una Risoluzione incisiva, capace di  promuovere delle azioni concrete, volte a  ridurre i traumi da incidenti stradali nei Paesi a medio e basso reddito.
Con il vostro aiuto, potremo iniziare ad avere Strade Sicure. Aderite alla campagna, sottoscrivendo la petizione che troverete qui di seguito e che sarà consegnata al Segretario Generale delle Nazioni Unite prima dell’inizio del dibattito.

1 Partecipate alla campagna

Intendo sostenere la petizione STRADE SICURE (MAKE ROADS SAFE) che si rivolge all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite perché, durante la sua 62esima sessione del 2007, adotti una Risoluzione volta a sostenere le seguenti azioni:
  • supportare un piano d’azione globale decennale, del valore di 300 milioni di dollari, per migliorare la sicurezza stradale nei Paesi in via di sviluppo
  • chiedere alla Banca Mondiale e ad altri principali donatori di garantire che almeno il 10% degli stanziamenti per lo sviluppo delle infrastrutture stradali sia destinato alla sicurezza
  • appoggiare l’idea di organizzare un Summit interministeriale mondiale, patrocinato dalle Nazioni Unite, al fine di concordare azioni politiche ad alto livello, volte a contrastare le morti sulle strade nei Paesi in via di sviluppo

Giovedì, 26 Aprile, 2007 - 10:16

inaccettabile razzismo contro i rom a milano

Ricevo da Dijana Pavlovic ( http://freeweb.supereva.com/dijanapavlovic/)
Giovedì 19 aprile è stato convocata una seduta del consiglio di zona 3, a Milano, aperto agli interventi dei cittadini e con la presenza, annunciata, del assessore Moioli e di Don Colmegna. Il tema era il cosiddetto "campo nomadi" all’interno del parco Lambro (soluzione temporanea per i Rom cacciati da Opera e in attesa di una soluzione definitiva).

Dato che era stata annunciata la massiccia presenza di attivisti della Lega Nord, di AN e dei “comitati cittadini contro i Rom” e che tra gli iscritti a parlare non c’era nessuno in nome dei Rom, la consigliera della Lista Fo (che è anche la mia lista) mi ha invitato ad intervenire.

La prima cosa triste che ho visto entrando, è stata un consigliere di zona con una maglietta con la scritta: “Zingari in zona 3? No grazie!” (vedi foto, “Un uomo può sorridere ed essere un malfattore!” W. Shakespeare).

Dentro la sala c’erano più di duecento persone che urlavano: "li vogliamo fuori dalle palle! Portateveli a casa vostra!..." Don Colmegna non c’era e mi hanno riferito che, prima che arrivassi io, l’assessore Moioli aveva tentato di parlare ma a causa delle urla disumane non si era capito nulla di quel che aveva detto.

E questo solo perché aveva tentato di esporre il suo “fantastico” progetto sugli “zingari”: recintati e controllati a vista continuamente ma non cacciati via, perché questo sarebbe illegale.

Gli interventi dei “cittadini” erano unanimi: “Questa è casa nostra, non li vogliamo, sporcano, rubano, non vogliamo trattare, se ne devono andare fuori dalle palle!”.

Qualcuno è arrivato persino al punto di prendersela con l’amministrazione per aver piantato degli alberi davanti al campo provvisorio, svelando un piano diabolico: nascondere i Rom e le loro attività criminali. La protesta si concretizzava nella geniale proposta di tagliare tutti gli alberi del parco, a fin di bene, e per la sicurezza dei cittadini onesti.

Avendo raggiunto il mio limite di sopportazione, sono uscita. E fuori ho incontrato nuovamente il consigliere in “maglietta”, così ho chiesto di poter fare qualche foto. Forse pensando che fossi una giornalista, il consigliere mi ha dato il permesso. Sembrava molto contento e orgoglioso. Nessuno ancora aveva capito chi io fossi.

Poi, una signora mi ha riconosciuto: “Ma è la zingara che ho visto in televisione!” ...un’attimo di stupore e di gelo e poi è partito un brusio generale che subito è divenuto un frastuono di insulti. Ma per fortuna mi hanno invitato ad entrare per il mio intervento.

Avevo preparato un discorso pacifico, nel quale si dice che porto la voce di tanti Rom di Milano, onesti e lavoratori, pronti al dialogo, al fine di trovare le migliori soluzioni abitative. Avrei anche voluto dire che le persone contro le quali si ribellano sono una quarantina di uomini donne e bambini (gli altri sono stati cacciati via, per una trasgressione del patto di legalità ma questa è un’altra storia di ingiustizia), tutta gente per bene, lavoratori, poveri ma con il diritto sacrosanto alla dignità umana.

Avrei voluto dire che anche ai Rom non piace vivere nei "campi", che chiedono alle istituzioni di impegnarsi a cercare altre soluzioni, insieme a loro. Non l’ho potuto dire.

Sono stata aggredita verbalmente e, poi, quasi fisicamente. Sono stata insultata: "Zingara di merda! Torna a casa tua! Non ti vogliamo! Fuori dalle palle!..."

Passati i tre minuti che mi erano concessi per l’intervento, la polizia, insieme a un’altro attivista in maglietta verde, sono venuti da me offrendomi la scorta per uscire. Ovviamente ho rifiutato, volendo rimanere fino alla fine.

Ho sentito il capogruppo di An in Provincia, De Nicola, dire: “Noi non siamo razzisti”, tenendo la mano sulla spalla dell’attivista in maglietta con scritta "zingari – no grazie".

Ho sentito l’assessore Moioli dire: “Ragazzi calmatevi, questi non rubano, lo sapete bene, perché questi sono controllati, il problema sono gli altri, quelli che sono fuori”.

Mi sono vergognata per quella poca gente (salvo rare eccezioni) che dice di essere di sinistra e che rappresenta la sinistra in quel consiglio che ha applaudito il discorso finale dell’assessore e che non si è alzata, non ha detto una parola o fatto qualcosa quando sono stata fortemente insultata.

Ma del resto, nel loro piccolo, dall’interno di un consiglio di zona, loro seguono la politica della sinistra milanese in generale che non ha la forza di alzare la voce contro questa barbarie e appoggia coloro che vogliono recintare, controllare, segregare.

A coloro che pensano di poter ignorare o sminuire il razzismo e l’odio gridatoci apertamente in faccia, che è come un virus che si sta allargando in tutta la Lombardia, chiederei una riflessione al di là dei giochi politici, di alleanze e di “bandierine”: non si è arrivati ad un punto dove è necessario dire basta, alzare la voce e fare qualcosa? Qual è il limite di sopportazione prima di condannare, chiaramente e apertamente, quello che sta accadendo?

E’ gia accaduto in passato, di non dare peso a posizioni simili, ignorando segnali precisi di razzismo e violenza. Sappiamo bene cosa ha portato.

Ma chiederei la stessa cosa a quelli come me, al mio popolo, ai Rom. Qual è il limite di sopportazione? Possiamo permettere ancora una volta questo virus? Non ci riguarda tutti quello che sta accadendo, nonostante in questo caso si tratti di Rom Rumeni? Non è forse la stessa cosa? Non ci toccherà tutti e anche presto? Non dobbiamo ai nostri antenati morti nei lager, a noi stessi e ai nostri figli, di unirci per una volta e far sentire ed ascoltare la nostra voce? O aspetteremo come sempre di subire quello che gli altri vogliono e decidono per noi?

La Storia ci dice che hanno sempre voluto e preso decisioni terribili. Perchè questa volta dovrebbe essere diverso? Perché viviamo in un paese democratico e in una società civile?

Io vengo da un paese che, in tutti questi anni, ho sentito definire non - democratico, un regime che negava diritti e libertà. Ma sono dovuta venire a Milano per sentirmi dire che avevo bisogno di una scorta, per il solo fatto di aver dichiarato la mia appartenenza etnica. Opre Roma!

di Dijana Pavlovic
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