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Il Blog di Alessandro Rizzo | www.partecipaMi.it
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.: Il Blog di Alessandro Rizzo
Sabato, 22 Settembre, 2007 - 13:51

50° Oscar dell'imballaggio

Al 50° Oscar dell’imballaggio


Scatole più leggere, vaschette più sottili, sacchetti con minore uso di materiale. Sono queste alcune soluzioni di packaging appena premiate dall'Istituto Italiano Imballaggio e dal Conai, Consorzio Nazionale Imballaggi.
Pensate che a volte l'involucro di un prodotto è il 95% del suo volume.
Per questo Giancarlo Longhi, direttore generale del Conai, dice che "non di puro marketing si tratta". L'imballaggio dei prodotti infatti è il primo passo per ottimizzare l'impatto ambientale dell'intero ciclo produttivo e di recupero dei materiali.
"Negli ultimi 10 anni - continua Longhi - il peso e lo spessore degli imballaggi si e' ridotto in misura consistente (lattine di alluminio meno 9%, scatolette di acciaio meno 30%, bottiglie in plastica da 45 a 30 grammi) e l'uso di materiali da riciclo ha raggiunto livelli molto elevati: nel settore cartario, ad esempio, la fibra di riciclo rappresenta il 90% della materia prima per imballaggi in cartone ondulati".
Per la cronaca, i premi della cinquantesima edizione dell’Oscar dell'Imballaggio se li sono aggiudicati Seda Italy per l'Ice-coffee container, Collistar per il flacone della crema anticellulite, Coop Italia per le eco-confezioni dell'ammorbidente, Nuova Pansac per un sacco industriale di basso spessore, Assograph Italia e Bticino per due imballi monomateriale (più facili da riciclare).
Alcune menzioni speciali sono giunte infine alle aziende che hanno saputo coniugare ottimo packaging ed originalità.
In tema di design, per esempio, alla Cartografia Posterla per la nuova confezione-regalo del Veuve Cliquot Chic, che dopo l’apertura diventa un comodo secchiello da ghiaccio.
Per la sicurezza dell’imballo a Deles Imballaggi, per aver miglirato le prestazioni di isolamento termico dei farmaci durante il trasporto, con Temperature Controlled Pack.
Dai salumi alle creme di bellezza, confezioni regalo e bevande. Nessuna categoria è esclusa dalla sana competizione all’imballaggio più eco.

Redazione Ambiente

www.lifegate.it

Sabato, 22 Settembre, 2007 - 13:45

GIORNATA MONDIALE DELLA NONVIOLENZA

GIORNATA MONDIALE
DELLA NONVIOLENZA
Piazza Palazzo di Citta’ - Torino
Martedì 2 Ottobre 2007 dalle ore 16 alle 23
Concerti, stand, riflessioni, mostre e dibattiti
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2 ottobre, giorno della nascita di Gandhi, “Giornata Mondiale della Nonviolenza" invitando Stati, personalità ed associazioni a celebrarne la ricorrenza.
La violenza nel mondo di oggi cresce e si espande in tutti i campi, generando un clima di paura, incertezza, asfissia e chiusura.
Non si tratta solo della violenza fisica della guerra e della criminalità, ma anche di quella economica, razziale, religiosa, psicologica, di quella domestico-familiare e della violenza interna.
La nonviolenza non é semplicemente il pacifismo, non si può ridurre ad una semplice metodologia da adottare nelle manifestazioni. La nonviolenza non é l’atteggiamento rassegnato di chi, per paura, evita lo scontro.
La nonviolenza é una grande filosofia di vita ed metodologia di azione, che da sempre si é ispirata a profonde convinzioni morali e religiose ed oggi è l’unica risposta coerente alla spirale di violenza che ci circonda.
Con questo spirito festeggeremo e celebreremo questa giornata, con concerti, stand, riflessioni, mostre e dibattiti dalle 16 alle 23 in Piazza Palazzo di città, davanti al Comune di Torino

Ufficio stampa:
Maria Teresa Mammola - cell.339.7947844 - email: mteresam1972@libero.it
Patrizia Cascarano - cell.347.8555794 - email: pattyca@libero.it

Venerdì, 21 Settembre, 2007 - 15:45

Signora Moratti: sulle droghe si sta sbagliando

Mi stupiscono e preoccupano certe affermazioni della sindaca Letizia Moratti. Ieri si è tenuto un convegno con alcuni sindaci dell'ANCI, in cui si è dibattuto molto sul tema della sicurezza nelle città, ormai sembra essere l'unico tema da affrontare amministrativamente, su quello della dipendenza dalla droga e consumo della medesima, su quello dei rom, nomadi, lavavetri: un misto quasi senza soluzione di continuità e direi di speficiazione. Questa è già una critica che faccio all'intervento e all'impostazione data dalla Moratti in merito all'incontro e dibattito del forum sulle droghe, avutosi nella città meneghina, afflitta da qualche mese dal triste e funesto ricordo del giovane studente di scuola media superiore morto per avere ingerito una strana misutra tra sostanze di varia natura e altamente nocive. Il campanello d'allarme non può trovare diversi contesti, ma deve essere analizzato in specifico: non possiamo confondere la questione "sicuritaria" con al questione della dipendenza dalle sostanze stupefacenti. Come non bisogna confondere le sostanze stesse, mettendo sullo stesso piano, quasi un'aberrazione ed eresia scientifica, le droghe leggere da quelle pesanti, quasi ci fosse un "filo rosso" che si vuole forzatamente creare tra queste due realtà nettamente differenti. E' stata fortemente criticata dalla sindaca la linea seguita dalla ministra Livia Turco in merito alla riduzione del danno: lei parla di integrazione e reinserimento dei soggetti dipendenti, con una certa superficialità e grossolanità, non comprendendo che le cause che apportano all'uso di sostanze stupefacenti possono essere varie e non tutte ricondicibili alla semplice "devianza", come se si trattasse di fenomeni malavitosi e crimonogeni. Ma è anche singolare come non vi sia stato il tentativo minimo di differenziare lo spinello dalla cocaina, l'eroina: ossia differenziare le due tipologie di sostanze, creando un'informazione seria e accurata rivolta ai nostri giovani, i ragazzi, sull'uso, i pericoli, gli effetti, le conseguenze sanitarie e mediche, sui comportamenti che sono ascrivibili all'utilizzo delle sostanze. La legge Giovanardi Fini, un'esecrabile ed esecranda ingegneria normativa fortemente basata su presupposti insostenibili da ogni punto di vista, sociologico, scientifico e medico, giuridico e legislativo, ancora esplica effetti e conseguenze dalle gravi dimensioni: non si può livellare penalmente i detentori di sostanze stupefacenti con chi lucra sullo spaccio e il commercio delle medesime. Ma non si può neppure considerare ascrivibili alla stessa entità di reato penale chi consuma lo spinello con chi consuma cocaina, eroina: sono due casi nettamente differenti, fortemente antitetici per tipologia di stampo sociale e psicologico, per dimensione motivazionale che induce al consumo. Al convegno la sindaca ha invitato come soggetti operatori della società civile la Comunità di San Patrignano, dove i metodi "rieducativi" sono stati più volte, da più parti, considerati non appropriati e inadeguati, se non controproducenti, fortemente lesivi della dignità e della personalità della persona, arrecando problemi psicologici aggiuntivi.
Credo che l'errore grave del convegno e della sua organizzazione debba trovarsi innanzitutto nell'affermazione della sindaca che considera "ugualmente pericolose" tutte le droghe, equiparando il non equiparabile, e invitando, quasi come effetto propedeutico, a proseguire nelle normative penali che sanciscono con uguale livello sanzionatorio i vari consumatori di droghe, nell'accezione più generica e generalista del termine; in secondo luogo nel non avere invitato ed esteso, giusto elemento, questo, di forte critica pronunciata da L'Unione in Consiglio Comunale, l'invito al convegno alle altre realtà che operano nel settore e che da anni si battono per considerare il fenomeno nella sua dimensione sociale e psico antropologica reale. In ultimo non possiamo che dissentire sul fatto che il fenomeno debba essere "curabile" solamente in termini di intervento poliziesco, magari pensando di operare con le stesse metodologie di uno stato interventista, che abdica alla sua funzione di "prevenzione" senza accezioni "moraleggianti", in una visione tutta improntata sulla repressione, in un contesto, sopratutto quello della dipendenza da sostanze stupefacenti, molto difficile e complicato.
potrei venire accusato di essere pars destruens nel discorso sul tema e, pertanto, vorrei addurre alcuni elementi che possano realmente e propositivamente dare un diverso canale di tendenza e di linea politica nel contrastare un fenomeno dilagante ma non semplificabile in modo diretto e troppo rozzo.
Innanzitutto il Comune e l'assessorato alle politiche sociali devono attivare tutte le strutture che permettano di fornire una cura graduale per recpuerare in modo progressivo e attento i soggetti dipendenti da droghe pesanti, classificando quali siano le droghe pesanti, con servizi inegrati di tipo assistenziale psicosociale e non solo servizi di elargizione di "dosi" di metadone, come avvenuto nel passato da parte dei centri SERT. La cura e la dimensione di ausilio deve essere costante e continuativa, non saltuaria e poco operativa dal punto di vista della programmazione di una propedeutica azione di reinserimento sociale e di aiuto alla persona.
In secondo luogo occorre garantire un controllo più serrato delle sostanze con cui vengono trattate le sostanze stupefacenti di minore grado e leggere, affinchè non si creino situazioni di dipendenza, situazioni che la droga leggera pura non determina, cari Giovanardi e Fini. Garantire, questo in modo coerente e costante, a una campagna di informazione presso le scuole di ogni ordine e grado, dalle medie infewriori a quelle superiori, per garantire una formazione ed educazione della popolazione studentesca circa il fenomeno, non traviata da impostazioni di caratura "moralistica" o da pregiudizi ideologici veramente insostenibili inq uesto ambito e dimensione delicata. Proporre al governo di rivedere e superare la fallimentare e pericolosa legge Giovanardi Fini, considerando finalmente che la pratica del proibizionismo generico e generalizzato ha dimostrato i suoi limiti e ha dichiaratamente fallito, lasciando spazio a sperimentazioni di diverso genere, come la legalizzazione delle drgohe leggere, con rispettivo controllo da parte dello stato e delle autorità locali delle sostanze e di come vengono trattate, per eliminare ogni probabile danno, oggi presente per chi consuma semplicemente uno spinello, dato che, essendo illegale, ma ampiamente consumato dalle varie fasce di popolazione, non viene sottoposto a controlli specifici e sanitari; e la somministrazione controllata di quelle pesanti, con servizio di assistenza psicosociale della persona per reintrodurlo nella collettività e ridurre la dimensione di dipendenza, questa sì, nociva e mortale.

Un po' di sguardo intelligente e approccio consapevole e responsabile alla tematica non guasterebbe, senza strumentalizzare politicamente, per fini ideologici e pregiudiziali, il tema, che è un tema che identifica una realtà dei fatti che deve essere affrontata con lucidità e adeguatezza.

Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Venerdì, 21 Settembre, 2007 - 14:58

disagi in Via Nervesa 9

Milano, 13 settembre 2007

 
 
 
 
c.a. della Direzione del Settore Parchi e Giardini del Comune di Milano;
della Commissione Territorio del Consiglio di Zona 4;
del Commissariato di Vigilanza Urbana della Zona 4 di Milano
 
 
 
Oggetto: disagio inerente il parco esterno al condominio di Via Nervesa 9 e richiesta relativa di intervento di vigilanza pubblica e municipale
 
 
Considerato che
 
è stata recapitata al consiglio, nel mese di giugno, la lettera redatta dall’amministrazione condominiale del suddetto condominio, datata 11 giugno 2007, in cui si evidenziano le specifiche doglianze espresse dai residenti in merito al compimento di atti di natura vandalica su oggetti inerenti la manutenzione del parco e dell’arredo urbano in generale
 
in particolare di evince che
 
  • gruppi di ragazzi arrecano situazione di disagio dovuta a schiamazzi ripetuti in ore tardo pomeridiane, lasciando scooter e motorini all’interno del parco prospiciente la struttura condominiale;
  • i medesimi gruppi abbandonano bottiglie in vetro vuote sul vialetto all’ingresso di Via Nervesa 9, rendendo difficoltoso il passaggio dei condomini;
  • viene ripetutamente danneggiato il sistema di impianto di irrigazione con conseguenti allagamenti;
  • viene costantemente danneggiato l’arredo urbano funzionale all’utilizzo del parco, in particolare modo vengono bruciati e rotti i tavoli e le panche in esso presenti;
  • si ripetono ingressi in orario serale di soggetti, che scavalcano i cancelli perimentranti l’area suddetta
 
PQM
 
si chiede
 
di aumentare il servizio di vigilanza della zona interessata, disponendo di ripetuti passaggi di addetti soprattutto nelle fasce orarie in cui si registra una minore presenza della vigilanza, ossia nelle ore pomeridiane e serali, affinché si possa sanzionare gravi comportamenti che non ottemperano le disposizioni regolamentari comunali funzionali all’utilizzo dei parchi;
alla Direzione del Settore Parchi e Giardini di intervenire per ripristinare una situazione atta alla piena utilizzabilità dell’arredo urbano funzionale all’utilizzo del parco
 
Alessandro Rizzo
Capogruppo Lista Uniti con Dario Fo per Milano
Consiglio di Zona 4 Milano

Giovedì, 20 Settembre, 2007 - 14:26

conferenza stampa Teatro Verdi

TEATRO VERDI
STAGIONE 2007/2008
Martedì 25 settembre, ore 11.30
Teatro Verdi – Via Pastrengo 16, Milano
conferenza stampa di presentazione
della STAGIONE 2007/2008 del TEATRO VERDI
e della prima edizione di
IF festival internazionale teatro di Immagine e Figura
nel corso della conferenza verranno presentati anche
i nuovi progetti del Teatro del Buratto
e il libro Utopia di un Teatro – Il Teatro del Buratto
Interverranno:
Vittorio Sgarbi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano
Massimo Zanello, Assessore alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia
Daniela Benelli, Assessore alla cultura, culture e integrazione della Provincia di Milano
Alessandro Pollio Salimbeni, Vice Presidente Teatro del Buratto
Fiorano Rancati, consulente artistico del festival IF
Antonio Calbi, Direttore Settore Spettacolo del Comune di Milano
Andrea Vento, Direttore Relazioni Internazionali del Comune di Milano, Gabinetto del Sindaco
Marc Guastalla, Settore Relazioni Internazionali del Comune di Milano
Ivo Ivanov, Console Generale della Repubblica di Bulgaria a Milano
Carmen Canillas del Rey, responsabile attività culturali Istituto Cervantes di Milano
Beatrice Uguccioni, Presidente del Consiglio di Zona 9 del Comune di Milano
insieme ai rappresentanti delle compagnie ospiti
La Sua presenza sarà particolarmente gradita.
Si prega di confermare.
Ufficio Stampa: 02 27002476 – stampa@teatrodelburatto.it

Giovedì, 20 Settembre, 2007 - 02:59

"Dalle politiche ambientali in Lombardia un sviluppo sociale"

Care e cari,
volevo invitarvi al seguente convegno, perchè ritengo possa essere di interesse per tutte e per tutti, su un tema che considero fondamentale nello scenario sociale ed economico attuale e per il futuro dell'umanità, non solo della Regione.
Il convegno si terrà
LUNEDI' 24 SETTEMBRE
alle ore 20,30
presso la CASA DELLA CULTURA di Milano
dal titolo
"Dalle politiche ambientali in Lombardia un sviluppo economico e sociale"
introducono il dibattito:
Mario Agostinelli, Marco Cipriano
interverranno:
M.C. Baroni, Roberto Biscardini, Alfio Nicotra, Matteo Gaddi, Pietro Mezzi, Alessandro Rizzo
contributi:
Mario Mazzoleni, Carla Ravaioli
Promuovono l'iniziativa:
Associazione Il Socialista;
Associazione per il Rinnovamento della Sinistra;
Partito dei Comunisti Italiani:
Partito della Rifondazione Comunista;
Punto Rosso;
Sinistra RossoVerde;
Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo;
Unaltralombardia;
Verdi
partecipano:
organizzazioni e comitati ambientalisti lombardi

Giovedì, 20 Settembre, 2007 - 02:40

Riflessioni politiche su Milano

Parto da come iniziare a vedere Milano in un’ottica di sinistra. L’idea di città non può prescindere da un confronto con le pratiche virtuose amministrative di giunte fortemente progressiste che esistono anche in Europa, e da cui vorrei attingere esempi per proposte di confronto e di avvio di un tavolo permanente sulla città, che non deve esaurirsi oggi.
Ken Livingstone ha attuato per Londra un modello che può essere esportato in diversi ambiti, e che definisce uno sviluppo della città in modo equilibrato e sociale senza eguali.
Nel 1981 il GLC introdusse la politica delle Tariffe Eque, e le tariffe per i trasporti di Londra furono ridotte in totale del 32%. Il numero dei passeggeri, viceversa, aumentò dell'11 per cento. Il numero di automobili che entravano a Londra durante le ore di punta della mattina, scese del 6 per cento. “Una scelta di politica deliberata” – considerò Justice Scarman, consigliere di Livingstone. Livingstone ha fatto della sua politica amministrativa una politica di formazione alla responsabilità ecologica e sociale: “I guadagni reali arrivano dai cambiamenti degli stili di vita: se la gente guidasse un po’ di meno, usasse di più la bici, regolasse i propri sciacquoni, si assicurasse di avere delle lampadine a risparmio energetico… una serie di cambiamenti come questi faranno la differenza.” Sui pedaggi è chiaro Albert Bore, primo vicepresidente del CdR (comitato delle regioni dell’Unione Europea) e sindaco di Birmingham considera giustamente, ritorniamo alla necessità del confronto tra esperienze amministrative positiva, che sia  essenziale che le città europee "scambino le buone pratiche".
Livingstone afferma: "Come sindaco di una grande città internazionale è mio dovere fare tutto quello che posso per combattere il riscaldamento del pianeta. Quando vediamo le migliaia di vite spazzate dai cambiamenti climatici, tutti, nel mondo, dovremmo chiederci: 'Che cosa sto facendo per evitare di aggravare la situazione?'. I londinesi comprendono che sto facendo il mio dovere: educare i cittadini alla necessità di cambiare modo di vita e rinunciare alle automobili". Infatti per rendere l’uso dell’automobile privata meno conveniente di quello pubblico ha promosso diverse misure, tra cui, perlomeno nella prima fase del suo mandato, il congelamento dell’esponenziale aumento del costo dei biglietti (Londra ha di gran lunga il trasporto pubblico più caro del mondo: una corsa in metropolitana di due fermate costa più che viaggiare da un capolinea all’altro a New York) e una rottamazione e sostituzione dei vecchi e obsoleti quanto mai pericolosi bus inglesi a due piani, Routemaster.
Dall’altra parte, Delanoe, sindaco socialista della capitale francese, è la conferma primaria di un’amministrazione attenta alla promozione dei diritti civili e sociali anche per le coppie omosessuali: oggi non si parla più di PACS, dice il sindaco parigino, ma di matrimoni tra gay, e anche di adozioni, considerando questa una strada da promuovere per la sinistra socialista e francese. Lo stesso Delanoe sarà ricordato per avere aumentato le piste ciclabili e avere promosso il mezzo a due ruote ed ecologico come primario negli spostamenti dei parigini, tramite "Vélib", che consente di prendere in prestito una bicicletta del comune a prezzi irrisori. L'amministrazione punta a ridurre del 40% il traffico. Ed è sulla buona strada. “Le ville est plus belle à velò” è lo slogan.  A questo punto, per non dilungarci ulteriromente, ma di esempi ce ne sarebbero altri, dobbiamo formularci a sinistra la domanda: quale Milano proponiamo? Cosa significa oggi essere di sinistra oggi? Di quali valori dobbiamo considerarci portatori e latori? Io penso che occorra analizzare ogni contesto con una dimensione di caratura internazionale: il glocale, il solidarismo municipale di un La Pira, costruito dai municipi.
Guardando alle nostre radici culturali vediamo come sindaci del passato siano oggi esempi attuabili e perseguibili di programma per la città: parlo di Emilio Caldara, esempio del socialismo municipale. Per i socialisti, il Comune doveva garantire sussidi ai disoccupati, ma contemporaneamente procurare posti di lavoro, calmierare i prezzi dei generi di prima necessità e promuovere l'edilizia popolare, applicare imposte tributarie eque,  avviare le "municipalizzazioni". Oggi abbiamo, invece, una precarietà assoluta, che come sinistra non solo dobbiamo registrare con nuove forme di rappresentanza e rappresentatività politica, ma dobbiamo anche risolvere con forme che assicurino dignità personale e stabilità sociale, possibilità di pensare con certezza sociale e sicurezza sociale il proprio futuro: i nostri giovani sono stati privati del potere di organizzare la propria vita. Oggi queste persone non sanno neppure chi è la fonte delle proprie preoccupazioni sociali, perché il vertice economico diventa sempre più impercettibile, come dice il grande sociologo americano Hobsbawm. Non c’è più non solo il senso di essere classe di per sé, come diceva Lenin, ma di essere classe in sé. Non possiamo, poi, parlando di valori di riferimento, essere oggi tutori dell’ordine costituzionale e antifascista che ha fatto di questa città esempio particolare di resistenza al nazifascismo divenendo medaglia d’oro della resistenza, il cui primo sindaco nel dopoguerra fu un combattente partigiano socialista, Greppi, ma poi anche Aniasi. Milano oggi vituperata da segnali inquietanti di intolleranza, xenofobia, persecuzione sessuale, razzismo strisciante, alimentato da gruppi eversivi e reazionari che sono soggetti di apologia di fascismo, addirittura promossi dall’amministrazione con riconoscimenti ufficiali come avviene in zona 8, dove cuore nero ha avuto una sede dal consiglio di zona. Atto ignobile per un organo della repubblica fondata su una costituzione scritta con il sangue versato su quelle montagne, come scriveva Calamandrei. Politique politicienne e politique citoyenne. Un terzo valore di riferimento è la Partecipazione, metodo, ma che diventa sostanza culturale: deve caratterizzare un decentramento municipale come quello di Roma, di Torino, delle grandi aree metropolitane, su cui in questi giorni vi è un interessante confronto a livello nazionale e da cui il sindaco Moratti si è detta non convergente, attuando un comportamento da feudalesimo provinciale e medioevale.
L’esperienza di Porto Alegre, quella di Pieve Emanuele, ma anche l’esperienza dei bilanci partecipati, delle consulte permanenti con potere di consultazione vincolante e obbligatoria, modalità, queste, che sono state vitali e presenti storicamente in molte città della provincia. I territori e le loro "qualità specifiche" - le diversità ambientali, di cultura, di capitale sociale - sono suscettibili a un progetto globale neoliberista che troppo spesso li consuma senza riprodurli, togliendo quel valore necessario utile alla loro preservazione, alla loro equa distribuzione, alla loro giusta valorizzazione reale, alla loro diffusione, alla loro identità particolare e non strumento generalizzato e globalizzato del pensiero unico del mercato imperante. Dobbiamo pensare a un progetto per Milano che sappia dare una risposta alternativa a questo dato di fatto devastante: la globalizzazione ha i suoi effetti e le sue diramazioni anche in questa nostra metropoli. L'alternativa ha inizio da questa ottica, comprendendo le esperienze virtuose dei comuni, delle grandi metropoli, in Europa, amministrate da un governo della città lungimirante, democratico, progressista. E’ chiaro che il solidarismo municipale di La Pira: accrescere tra gli stessi municipi reti civiche partecipate e del "buon governo" della società locale, che non è difesa delle ricchezze localistiche in un’ottica competitiva e di chiusura, ma rete alternativa alle reti lunghe globali, fondate sulla valorizzazione delle differenze e specificità locali, di cooperazione non gerarchica e non eterodirigibile. Ritornare all’etica del pubblico nella direzione delle amministrazioni.
Com’è Milano oggi? Abbiamo un decentramento svilito, inesistente, assolutamente deleterio perché aumenta la distanza tra cittadinanza e istituzioni, primi riferimenti locali di governo. Abbiamo casi di privatizzazione della superficie con progetti speculativi, come testimonia il libro di Offreddu e Sansa: Milano da morire – indagine su una città caotica, inquinata, stanca che ancora non si è arresa. Parcheggi fatti in zone alto residenziali, da società a cui vengono affidate in appalto i lavori, inutilmente per arricchire. Questo significa maggiore trasporto privato, ostruzione della mobilità, inquinamento, messa a rischio di strutture edilizie anche di grande valore architettonico e storico come accade in Darsena, in Sant’Ambrogio. Si intende privatizzare i servizi: non esiste una cultura dei servizi sociali, della promozione dei diritti, dell’inclusione, della giustizia, delle pari opportunità. Lo testimonia la volontà di esternalizzare i servizi erogati dai CAM, che sono sempre stati presidi di integrazione e di monitoraggio delle diverse sociologie sui territori: volontà che non è stata resa ufficiale, all’oscuro di tutti, ma palesata nella relazione di bilancio. Una città che non ha progetto culturale: l’aver negato il finanziamento con patrocinio al Festival gay lesbo è assolutamente dovuto a un comportamento ideologico, una preclusione provinciale e un misto di pregiudizio non tollerabile per un’amministrazione di una città europea. Ma anche l’avere soppresso gli orari di apertura serali delle biblioteche delinea che esiste una problematica elevata in materia di assenza di politiche di promozione della cultura come presupposto di aggregazione sociale e civile ad alto contenuto, testimonia l’assenza di una prospettiva di rilancio del servizio bibliotecario nei parametri europei delle grandi città, delle grandi amministrazioni, nella legislazione anche internazionale espressa dall’UNICEF e dalla Carta delle biblioteche.  Non esiste un’amministrazione che diventi organo maieutico di sostegno e di promozione delle nuove forme di espressione artistica, libera, indipendente. Esistono momenti solo scenografici e vuoti di grandi eventi, mentre vive un ricco sottobosco che chiede attenzione e investimento, che diventerebbe mondo di qualità alternativo a quello della larga diffusione, commerciale e mercantilizzata. Una banca dati che metta insieme domanda, offerta e veicoli di distribuzione della cultura alternativa. Grandi espressioni dell’arte mondiale, presenti a Milano, mi riferisco a nomi celebri, Dario Fo, Alda merini, Fernanda Pivano, grandi registi, grandi attori, grandi cineasti, non vengono riconosciuti. Giovani compagnie teatrali non riescono a diventare protagoniste sulla scena culturale solamente perché trovano spazi occupati dove difficile iniziare un proprio percorso di formazione sociale e pubblica: non esistono a milano teatri affidati in convenzione a compagnie sperimentali e indipendenti, giovani, mettendo alla prova questi talenti che sono tenuti all’oscuro e soffocati.
Esiste e sussiste una situazione invivibile dal punto di vista ambientale ed ecologico: aumentano i livelli di PM10, di PM 2,5, ma anche di PM 1, quelli emessi da quei “termovalorizzatori” che sono dei veri e propri inceneritori, che mettono livelli alti di polveri sottili. Aumentano le malattie bronchiali per i bambini, come denunciano le mamme antismog.

 
La necessità oggi che si riscontra a Milano, come in Italia, come in Europa, è quella di dare spazio alla costruzione di un soggetto inclusivo, unitario e di lungo corso della sinistra. Cosa intendo per sinistra: per sinistra intendo l’insieme delle forze sociali, culturali, civili, siano esse partiti, siano essere associazioni, siano esse collettivi, siano esse movimenti, siano esse coordinamenti, che si prospettano l’esigenza massima e ampia, dalla lunga prospettiva di cambiare la società attuale, di superare quelle contraddizioni molteplici che vivono nel contesto neoliberista.   Le ultime elezioni hanno dato prova di un cambiamento radicale nella concezione dell’elettorato, che ha premiato, primo momento nella storia della Repubblica, in modo determinante e forte le aggregazioni di soggetti partitici, la somma dei consensi dei quali, nei contesti in cui si presentavano da soli, è inferiore rispetto al consenso generale ottenuto dall’aggregazione dei medesimi.   Ma a sinistra? . Non so se avete presente la “rivoluzione istituzionale”, quella del grande Allende. Sono, pertanto, interessato a creare le stesse condizioni a sinistra: ossia costruire una reale aggregazione metaelettorale, ossia non alleanza eseguita solo per superare il quorum, ma unione di valori, di ideali, di proposte, di battaglie comuni, di intenti comuni. Un soggetto che sia laboratorio collettivo di esperienze diverse ma unite dalla finalità collettiva di costruire il cambiamento e il superamento di questa società iniqua, neoliberista, ingiusta. Io apprezzo le differenze, apprezzo la storia delle varie culture politiche, e proprio per questo credo che il progetto finale e importante sia quello di saperle valorizzare, di saperle mettere in azione. Per questo ritengo necessario sottolineare che i rapporti che devono essere intrapresi con tutte le forze partitiche e apartitiche della sinistra milanese e italiana debbano permanere all'interno di un dialogo che ritroverà con determinazione la costituzione di un soggetto politico aggregativo e unitario della sinistra. 
 
 

Mercoledì, 19 Settembre, 2007 - 14:47

via Bardolino:storia infinita

Ieri sera in Consiglio di Zona 6 è intervenuto il Comitato Mulino Doppio che ha lamentato i mancati interventi sulla via Bardolino, dall'asfaltatura alla sistemazione dei pali della luce pericolanati. Purtroppo nonostante le mie  interrogazioni e le sollecitazioni del presidente del CdZ6 ancora nulla è stato fatto. Da qui la richiesta di provvedere ad interessare nuovamente gli enti preposti.

Martedì, 18 Settembre, 2007 - 14:43

Ledha Spot Festival 2007

Ledha Spot Festival 2007
Premiazione e Seminario su Disabilità, Lavoro e Media.

Venerdì 28 settembre presso la sede della Mediateca LEDHA di via Livigno 2 a Milano, si terrà l'evento di premiazione del Ledha Spot Festival 2007, concorso di sceneggiature per spot sociali. Dopo la selezione del progetto vincitore, avvenuta il giugno scorso, la Mediateca LEDHA ha realizzato tre spot pubblicitari per la campagna “Comunicare le opportunità per affermare i diritti”.
Gli spot trattano il tema dell'inserimento lavorativo delle persone con disabilità, sono stati girati nel mese di luglio a Milano, grazie al sostegno di numerose realtà, l'apporto tecnico di molti professionisti e la regia affidata al direttore artistico della Mediateca LEDHA, Mirko Locatelli.
Il vincitore, Simone Mignoni, ha partecipato alla produzione degli spot, potendo vivere un’esperienza di set pubblicitario in contatto diretto con le tematiche affrontate e le associazioni coinvolte.
La giornata conclusiva del Ledha Spot Festival 2007 si svolgerà in due momenti: alle 15.30 avrà inizio un seminario dal titolo “Disabilità e lavoro. Comunicare le opportunità per affermare i diritti”, con lo scopo di fornire informazioni sull'inserimento lavorativo delle persone con disabilità e sul ruolo che i media hanno nel delicato processo di sensibilizzazione.
La sera, alle 19.00, un aperitivo con buffet darà inizio alla serata di premiazione durante la quale, oltre alla consegna del premio e delle menzioni, saranno proiettati gli spot e il backstage delle riprese.
Saranno presenti il vincitore del Ledha Spot Festival 2007 Simone Mignoni, il regista degli spot Mirko Locatelli e gli attori protagonisti per un incontro con il pubblico presente.


Programma
ORE 15.30
SEMINARIO “Disabilità e lavoro. Comunicare le opportunità per affermare i diritti”
Saluti e introduzione
Bruno Casati, Assessore al Lavoro, Provincia di Milano
Presentazione del Progetto “Comunicare le opportunità per affermare i diritti”
Giovanni Merlo, Direttore Operativo LEDHA
La sensibilizzazione sull'inserimento lavorativo delle persone con disabilità
Alessandra Scartezzini, Responsabile Progetto Emergo, Provincia di Milano
La disabilità in pubblicità
Maurizio Trezzi, Osservatorio Nazionale su Comunicazione e Disabilità, Fondazione Iulm
Inserimento lavorativo e disabili: a che punto siamo
Giulia Noris, Servizio lavoro, AIAS Milano
L'esperienza nel Comitato Tecnico Scientifico Ledha Spot Festival 2007
Stefano Losurdo, Agis Lombarda
Ledha Spot Festival: il lavoro sulle sceneggiature e la realizzazione degli spot
Mirko Locatelli, Direttore artistico, Mediateca LEDHA
Giuditta Tarantelli, Responsabile Comunicazione, Mediateca LEDHA
Simone Mignoni, vincitore del Ledha Spot Festival 2007
Proiezione degli spot “Lavoratori abili” e Dibattito
Conclusioni Angelo Fasani, Presidente LEDHA
ORE 19.00
SERATA DI PREMIAZIONE
Aperitivo con buffet
Presentazione del Ledha Spot Festival 2007
Consegna del Premio e delle Menzioni
Proiezione degli spot “Lavoratori abili” e del backstage
Incontro-dibattito con il pubblico
Intervengono alla serata:
Ombretta Fortunati, Delegata alla partecipazione e tutela delle persone con disabilità, Provincia di Milano
Giovanni Merlo, Direttore Operativo LEDHA
Mirko Locatelli, Direttore artistico, Mediateca LEDHA
Giuditta Tarantelli, Responsabile Comunicazione, Mediateca LEDHA
Simone Mignoni, vincitore del Ledha Spot Festival 2007
Gli attori protagonisti degli spot
Per informazioni:
MEDIATECALEDHA
www.informahandicap.it/mediateca
Via Livigno 2 – 20158 Milano
Ufficio Stampa:
Giuditta Tarantelli
giuditta.tarantelli@informahandicap.it
347.91.55.194

Martedì, 18 Settembre, 2007 - 01:14

democrazia e arroganza della fede religiosa

LA DEMOCRAZIA E L`ARROGANZA DELLA FEDE RELIGIOSA

(17/09/2007)  E` davvero la religione lo sfondo ideale per un miglior svolgimento della vita democratica? O non è forse la fede causa stessa di arroganza e verità assoluta.

www.gay.tv
Merita attenzione un intenso articolo apparso su Repubblica Venerdì 14 Settembre dal titolo ‘La Chiesa, lo Stato e l’arroganza della verità”, firmato da Gustavo Zagebrelsky. Un mio amico nello stesso giorno mi ha polemicamente scritto ‘Bellissimo articolo, se solo lo avesse scritto in modo da farsi comprendere dal 90% degli Italiani”. Lungi da me immaginare di avere il 90% degli Italiani come lettori, vorrei invece prodigarmi in quell’utile esercizio di sintesi che banalmente alle scuole elementari la maestra ci insegnò come ‘riassunto’. Sottopongo all’attenzione di voi venticinque lettori un sunto di una parte dell’articolo, invitando, chi volesse a recuperare, la versione integrale apparsa sul quotidiano romano. Nello svolgimento di questo compitino mi adopererò anche per depurare (e quindi, e me ne dolgo, un po’ deturpare) il testo di Zagrebelsky dai riferimenti filosofici e letterari cui egli attinge. Aggiungo che non si tratta propriamente di un articolo, bensì di una parte dell’intervento che Zagrebelsky ha letto presso il Centro di Studi Americani di Roma nell’ambito del convegno ‘Religione e politica nella società post-secolare’. Ecco dunque il sunto di una parte di quell’intervento.
‘solo i credenti in Dio sarebbero capaci di atteggiamenti eticamente orientati nei confronti dei propri simili e, in generale, nei confronti del mondo’Coloro che di questi tempi ripropongono la religione in una dimensione civile, come guida per una miglior convivenza degli esseri umani nel contesto sociale, partono dal presupposto che il cittadino eccellente sarebbe l’uomo di fede: ‘solo i credenti in Dio sarebbero capaci di atteggiamenti eticamente orientati nei confronti dei propri simili e, in generale, nei confronti del mondo’. E chi è senza Dio, senza una fede? Secondo i moralisti cattolici che sponsorizzano la religione come fonte ispiratrice per una miglior cittadinanza, chi è senza Dio tende man mano a volersi mettere al suo posto. Sono del resto di questi giorni i richiami del Papa ad un ridimensionamento del ruolo della scienza, che sarebbe proprio essa il braccio armato di un delirio di onnipotenza dell’uomo rispetto alla vera onnipotenza che è quella di Dio. Ma chi è davvero superbo e arrogante? Non è forse vero che la storia, anche la più recente, insegna che sono proprio gli uomini di fede che tendono ad immaginare che Dio sia con loro anche nelle azioni più scellerate? E che ‘ci si può porre legittimamente al di là del bene e del male, avendo Lui al proprio fianco’? Ovviamente gli uomini di fede non compiono solamente atti scellerati, nessuno vuol infatti negare la buona influenza della fede, cristiana e non solo, in molte opere di bene e fratellanza, passate e recenti).
proprio chi pensa di avere Dio con sé, tende ad una superbia che si trasforma spesso in tragica violenza Il fatto è che proprio chi pensa di avere Dio con sé, tende ad una superbia che si trasforma spesso in tragica violenza e può tracimare in fondamentalismo in grado a sua volta di armare masse umane e assoldare eserciti, terrorismi e mercati.
Chi non crede in Dio, invece, ‘non dispone di alcuna sicurezza a priori e sa che il compito dell’umanità di districarsi nelle difficoltà della vita dipende da lui, insieme con gli altri. L’etica della modestia – dice Zagrebelsky – e della responsabilità ha qui la sua radice e qui trova un fondamento che a me pare più chiaro che non la fede in un Dio onnipotente e provvidente.’
Dunque si può dire con sufficiente certezza che la fede in Dio non è certo garanzia di modestia e che la mancanza di fede a sua volta non è indice di sicura superbia. Tutti siamo a rischio di superbia e chi avanza la certezza della fede come riparo da essa entra subitaneamente in contraddizione e si dimostra giustappunto superbo.
‘L’utilità o la pericolosità della religione come rimedio contro le tendenze sociali auto-disgregatrici dipende forse anche dalla sua auto-compresione, come religione della verità o della carità. Il cristianesimo per esempio, che vive fortemente questa contrapposizione interna, nacque come religione della carità: la democrazia può davvero immaginarsi ispirata ad una verità assoluta? “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” e ancora “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Poi, quando il cristianesimo si è istituzionalizzato e ha creato apparati dogmatici, teorici e organizzativi con l’intento di creare comunità e tenere insieme popoli, e controllarne l’organizzazione sociale mediante l’influenza sulla politica, la parola di Cristo da essenza di carità, ha iniziato a trasformarsi in verità assoluta. La Chiesa cattolica vive da sempre internamente queste tensione tra la carità e la verità.
Ora, il tema che oggi diventa di attualità è se non sia proprio questa presunzione di verità assoluta a determinare attriti nella nostra società e a mettere in crisi, dunque, l’idea che la religione possa essere la guida per una civile convivenza dei cittadini. Inoltre: la democrazia può davvero immaginarsi ispirata ad una verità assoluta o forse non dovrebbe ispirarsi più ad un atteggiamento di carità? Non è forse più utile per la democrazia attuare la parola caritatevole di Cristo, anziché lavorare per un riconoscimento assoluto della sua verità?

Giuliano Federico

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